Non mancano dei riusciti romanzi sulla poligamia. Dopo "Niketche" della mozambicana Paulina Chiziane e "La ventottesima moglie" di Ken Bugul, senegalese (senza dimenticare "Cuore africano" di Mariama Bâ), eccone uno di autrice nigeriana. Per qualche misteriosa ragione (non economica) e contro il volere della famiglia, una giovane laureata sceglie di essere la quarta moglie - le altre, pressoché analfabete, sono già madri - di un attempato poligamo. In capo a due anni deciderà di tornare dai genitori. Una scelta che giunge a conclusione di un inatteso intreccio riguardante il padrone di casa e la sua virilità, e di conseguenza anche le prime tre mogli. L’ultima arrivata potrebbe rivelare un terribile segreto al loro riguardo…
Un atto di accusa contro la poligamia ma senza retorica, attraverso una narrazione con toni spesso da commedia. ( )

Dopo i due bellissimi romanzi di Chimamanda Ngozi Adichie, che inquadravano anch'essi destini di donne, ma avevano al centro la secessione, il conflitto economico e sociale e la guerra, leggo ancora una scrittrice nigeriana.
Il romanzo è apparentemente molto più lieve, a tratti surreale e ironico, sempre avvincente. In realtà è un coro polifonico di voci soprattutto di donne, che narra pacatamente miseria sfruttamento contrasti di classe e contrasti di genere col filo conduttore di una vicenda familiare che all'occhio nostro può apparire così impossibile da sembrar ridicola. Se non fosse che i protagonisti, tutti amati tutti narrati con compassione ed empatia, nel venire avanti uno alla volta a raccontarsi, rivelano drammi che mentre sembrano individuali o legati a un contesto tanto particolare, assurgono a simbolo di piaghe che accomunano quella società al mondo che noi meglio conosciamo.
Una creatura amabile e amatissima morrà di una pozione a base di veleno di serpente. Una giovane colta, evoluta e laureata accetta di entrare in un nucleo poligamico per una sua vicenda drammatica, ma soprattutto a causa di un condizionamento che ognuna di noi conosce, in sé o, se sei stata fortunata, in un'amica. Un problema davvero universale, di cui non dico più nulla, ma poi ditemi se non è cesellato.
Consigliabile. A quali lettori? A chi non pecchi troppo di snobismo, e sappia vedere oltre la leggerezza del tono a tratti da commedia. E chi sia abbastanza forte da reggere una storia di fatto molto dura, magari lasciandosi cullare proprio da quell'apparente levità. A chi come me colleziona mondi attraverso le storie, a chi ha amato “Il ragazzo giusto”e pure “Teresa Batista stanca di guerra” e “La metà di un sole giallo”... non dovremmo esser pochi, in fondo in fondo.

http://moloch981.wordpress.com/2012/07/15/prudenti-come-serpenti/ ( )