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Mein Kampf di Adolf Hitler
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Mein Kampf (originale 1926; edizione 1998)

di Adolf Hitler (Autore)

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4,132772,882 (2.73)165
Mein Kampf (La mia battaglia) è la biografia politica di Adolf Hitler. Un testo molto citato, ma poco letto, viene offerto per la prima volta in edizione critica integrale al pubblico italiano. Un testo per capire il Novecento.
Utente:asianbridge
Titolo:Mein Kampf
Autori:Adolf Hitler (Autore)
Info:Houghton Mifflin Company (1998), 694 pages
Collezioni:La tua biblioteca
Voto:
Etichette:Nessuno

Informazioni sull'opera

La mia battaglia di Adolf Hitler (1926)

  1. 20
    The Language of the Third Reich: LTI -- Lingua Tertii Imperii: A Philologist's Notebook di Victor Klemperer (2810michael)
  2. 10
    La biblioteca di Hitler : che cosa leggeva il Führer di Timothy W. Ryback (Utente anonimo)
    Utente anonimo: Having read what he wrote, read what he read.
  3. 01
    Hate: George Lincoln Rockwell and the American Nazi Party di William H. Schmaltz (HeinousAnnals)
    HeinousAnnals: The book Rockwell obsessed about, and provided the foundation for his anti-Semitic beliefs.
  4. 01
    L' ebreo internazionale : un problema del mondo di Henry Ford (bertilak)
  5. 06
    The Ominous Parallels: The End of Freedom in America di Leonard Peikoff (mcaution)
    mcaution: Find out from this intellectual history what gave rise to Hitler and its remedy to stop the imminent threat it still poses for America today.
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"Mein Kampf" (La mia lotta) è un libro scritto da Adolf Hitler mentre era in prigione nei primi anni '20. È un manifesto autobiografico e politico in cui Hitler espone la sua ideologia politica e la sua visione per la Germania. Il libro è diviso in due volumi. Il primo volume delinea i primi anni di vita di Hitler, le sue esperienze nella prima guerra mondiale e il suo risveglio politico. Il secondo volume delinea la sua ideologia politica, che include la sua fede nella superiorità della razza ariana, il suo odio per gli ebrei e il suo desiderio di creare uno stato tedesco puro e unificato.

"Mein Kampf" contiene anche numerose opinioni antisemite e razziste, nonché un appello all'espansione del territorio tedesco attraverso la conquista militare. Il libro divenne un bestseller in Germania durante l'ascesa al potere di Hitler negli anni '30 e fu ampiamente distribuito dal regime nazista. Dopo la seconda guerra mondiale, "Mein Kampf" fu bandito in diversi paesi, inclusa la Germania, ed è generalmente considerato un'opera profondamente problematica e controversa a causa della sua retorica odiosa e delle atrocità commesse dal regime nazista durante la guerra.

Oggi, "Mein Kampf" è studiato come documento storico per comprendere meglio l'ascesa della Germania nazista e le ideologie che hanno portato alle atrocità della seconda guerra mondiale. Tuttavia, generalmente non è considerato un testo politico o ideologico legittimo e la sua distribuzione e pubblicazione sono limitate in molti paesi.

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Il 20 aprile 1889, nacque l’autore di questo libro che venne pubblicato il 18 luglio del 1925. Morirà il 30 aprile del 1945. Un esempio di scrittura che avrebbe condizionato la vita di milioni di persone di lì a qualche anno e il cui autore sarebbe poi passato alla storia come l’uomo politico più folle dei tempi moderni. Il libro ebbe un successo editoriale strepitoso vendendo milioni di copie solamente quando il suo autore conquistò il potere una decina di anni più tardi.

Ricordo che il volume aveva posto anche nella biblioteca di mio padre insieme a quello intitolato “Dux” di Margherita G. Sarfatti. Mio padre li teneva l’uno di fianco all’altro separati da un altro libro che all’epoca faceva furore, Il Capitale, di Karl Marx. Quest’ultimo era un’edizione economica ridotta. Gli altri due, se ricordo bene, nelle edizioni Mondadori. Alloggiavano il bella mostra in alto, sul primo scaffale della piccola biblioteca dove erano allineati anche i volumi della famosa collana verde La Medusa.

Non è che mio padre fosse poi un esperto conoscitore dei tre autori. Era un appassionato lettore di libri, li conservava gelosamente e mi permetteva, di tanto in tanto, di tirarli fuori, spolverarli e ricollocarli allineandoli per colore, altezza, genere. Lui, del resto, i libri li stampava anche, anche se la sua era una piccola tipografia di provincia meridionale. Eravamo appena usciti da una guerra disastrosa e quei tre volumi, con i loro autori, mi sembravano, a me che avevo soltanto una decina di anni, la causa e l’origine di tutti i mali del mondo.

Ricordo che li sfogliavo spesso cercando di carpire il senso di quelle pagine che avevano anche degli inserimenti fotografici su carta patinata. Non so che fine abbiano fatto questi tre libri che sono fissi nella mia memoria infantile, in quel mobile libreria dai vetri colorati che è finita giù in garage, contenitore e testimone muto di libri che hanno condizionato la vita di milioni di uomini e donne con la loro prosa, i loro pensieri, le loro azioni.

Il primo volume di “Mein Kampf” era stato dettato da Hitler al suo segretario Hermann Hesse mentre era in prigione nel 1924, per avere partecipato ad un colpo di stato contro il governo. Il titolo originale che avrebbe dato il Fuherer era: “Quattro anni di lotta contro le bugie, la stupidità e la codardia”. L’editore lo cambiò nel più sintetico “La mia battaglia”.

Hitler credeva nella superiorità della razza ariana il cui compito/dovere era quello di dominare sulle razze inferiori. Aveva elaborato una gerarchia razziale alla cui base c’erano gli zingari e gli ebrei, che dovevano essere sterminati, per salvaguardare la purezza degli Arii. Nella presentazione del libro il Capo scrisse: “Credo che oggi io interpreto la volontà dell’Onnipotente. Difendendo me stesso contro gli Ebrei, lotto per suo nome”.

La sua scrittura manifestava l’intenzione di costruire un impero tedesco per distruggere il marxismo, un movimento questo nelle mani degli Ebrei. Aspirava a conquistare l’Europa orientale e la Russia in nome dello “spazio vitale” tedesco (Lebensraum). Il secondo volume vide la luce dopo la sua uscita dalla prigione nel dicembre del 1924 per poi essere dato alle stampe nel 1926. In esso venivano spiegati nei dettagli i piani per la creazione del Terzo Reich.

Il libro non è, e non fu, di facile lettura sin dalla sua uscita. Perfino i suoi più fanatici seguaci lo trovavano difficile, astruso, illogico, ripetitivo e anche pieno di errori. Poche le copie vendute fino al 1933. Quando Hitler divenne Cancelliere, “fuehrer”, il libro inondò gli scaffali del mondo.
Una scrittura davvero profetica in questo caso, che non venne letta, capita ed interpretata, non solo per quanto ho detto innanzi, ma anche per il lento ma deciso precedere di un comportamento fanatico di un autore divenuto un terribile “Capo” con quelle idee che aveva messo per iscritto anni prima senza che nessuno gli credesse. ( )
  AntonioGallo | Apr 20, 2022 |
Edizione critica tradotta in italiano dal tedesco a cura di Vincenzo Pinto, associazione e casa editrice Free Ebrei di Torino.
  MemorialeSardoShoah | May 15, 2020 |
Un ‘gergo ripugnante’ che ‘ricorda il delirio dei pazzi’: è probabilmente troppo onore ripescare Schopenauer per questa roba, ma l’essenza delle succitate affermazioni è la prima a balzare in mente. Il filosofo di Danzica ce l’aveva con Hegel e, in fondo, alcuni studiosi hanno ipotizzato connessioni tra lo spirito dei tempi che ha generato queste idee e l’idealismo o, quantomeno, i suoi figli degeneri: qui, molto più banalmente, si tratta di un tizio che parla di ‘lotte comuniste della finanza borsistica internazionale’, tanto per dire il livello di analisi politica e macroeconomia sparpagliato fra queste pagine. Ho usato ‘parla’ e non ’scrive’ perché, come è noto, il libro è la trascrizione da parte dei suoi seguaci (fra i quali Rudolf Hess) dei soliloqui tenuti da Hitler durante la prigionia-vacanza nel carcere di Landsberg am Lech: il risultato è un testo scritto male (e tradotto peggio nell’edizione di inizio anni Settanta che mi sono ritrovato fra le mani) che sarebbe da gettare nel fuoco se solo non avesse scatenato gli orrori che ne sono discesi. Essendo stato redatto nel 1923, il volume prende in considerazione i cinque anni trascorsi dalla fine del primo conflitto mondiale, con la Germania messa in ginocchio dalle sanzioni in cui il piccolo partitino del futuro Führer si fa strada con le buone e con le cattive propugnando l’autoritarismo e la supremazia tedesca. Su questi argomenti e soprattutto sulla crisi economica e di valori che vede in patria, Hitler si dilunga ripetendosi spesso e piangendosi abbastanza addosso mentre filosofa sulla triste sorte del popolo germanico nato per dominare le genti e invece sempre diviso e battuto. E di chi è la colpa? Dell’ ‘ebreo internazionale’, che egli estrae dal cappello ogni volta che si trova costretto a spiegare passaggi dai quali nessuna logica gli consentirebbe di uscire: un continuo battere e ribattere sull’argomento che trova il suo apice nei segmenti finali, in cui è chiaramente tratteggiato lo sterminio che verrà. Del resto, già nel terzo capitolo le teorie razziali sono ben delineate: poche pagine (i capitoli corti, nei quali Hitler non riesce o forse non prova a mascherare le proprie motivazioni, sono davvero terribili) che illustrano bene la teoria che divide razze superiori e inferiori, con relative contaminazioni da evitare, a supporto della quale non mancano spericolate reinterpretazioni della storia dell’umanità. Leggendo simili allucinazioni tra stupore e un nervosismo crescente, non ci si può esimere dalla domanda su come un tale velenoso ciarpame abbia potuto sedurre un intero popolo, seppure allo stremo: la risposta sta nel capitolo sette, in cui Hitler analizza con notevole lucidità il potere della propaganda e le vie da utilizzare per ottimizzarne gli effetti, tenendo anche conto della propensione dei suoi compatrioti per l’ordine e l’obbedienza. Una dedizione che non verrà meno nemmeno quando il dittatore tradirà alcune delle proprie categoriche affermazioni, come si nota in modo abbastanza evidente per quanto riguarda i rapporti con l’Unione Sovietica, ma va detto che si tratta di passaggi largamente in minoranza: il caporale austriaco finì per realizzare le idee qui esposte in modi che, mentre le dettava, forse non poteva neppure sperare grazie a un crescendo da troppi colpevolmente ignorato. E’ meglio ben ponderare il ‘delirio dei pazzi’, se questi sono al comando di una macchina da guerra. ( )
  catcarlo | Dec 23, 2015 |
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The bequeathed art of the late Cornelius Gurlitt to Kunstmuseum Bern was controversial due to the potential Nazi or Nazi looted Art that was in his possession at the time he bequeathed it. Possibly even some of the late Adolf Hitler’s Art. The Art is currently in the possession of and housed by Kunstmuseum Bern in Bern, Switzerland.
aggiunto da ColesSeafood | modificaStavros Niarchos Foundation Library, Cazal Arnett (Nov 12, 2023)
 
When one compares his utterances of a year or so ago with those made fifteen years earlier, a thing that strikes one is the rigidity of {Hitler's} mind, the way in which his world-view doesn’t develop. It is the fixed vision of a monomaniac and not likely to be much affected by the temporary manoeuvres of power politics. Probably, in Hitler’s own mind, the Russo-German Pact represents no more than an alteration of timetable. The plan laid down in Mein Kampf was to smash Russia first, with the implied intention of smashing England afterwards. Now, as it has turned out, England has got to be dealt with first, because Russia was the more easily bribed of the two. But Russia’s turn will come when England is out of the picture — that, no doubt, is how Hitler sees it. Whether it will turn out that way is of course a different question.
 

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Hitler, Adolfautore primariotutte le edizioniconfermato
Barends, StevenTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Foxman, AbrahamIntroduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Heiden, KonradIntroduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hirvensalo, LauriTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Liese, Hermannautore secondarioalcune edizioniconfermato
Lore, Ludwigautore secondarioalcune edizioniconfermato
Manheim, RalphTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Murphy, JamesTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
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Luoghi significativi
Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
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On November 9, 1923, at 12:30 in the afternoon, in front of the Feldherrnhalle as well as in the courtyard of the former War Ministry, the following men steadfast in their belief in the resurrection of their people, were killed:

{Names, occupations and birth dates of sixteen (16) men are listed}

So-called national authorities denied these dead heroes a common grave.

Therefore I dedicate to them, for common memory, the first volume of this work, as the blood witnesses of which they may continue to serve as a brilliant example for the followers of our movement.

– Adolf Hitler, Landsberg on the Lech Prison of the Fortress, October 16, 1924

(Reynal & Hitchcock, New York, 1941 edition published by arrangement with Houghton Mifflin, Boston, Massachusetts)
Incipit
Today I consider it my good fortune that Fate designated Braunau on the Inn as the place of my birth.

(Reynal & Hitchcock, New York, 1941 edition, published by Houghton Mifflin)
Era il 24 Febbraio del 1920 quando tenemmo nella grande sala della Birreria reale di Monaco la prima vera assemblea del nostro ancor giovane partito, e più di duemila persone approvarono all'unanimità i venticinque punti del nostro nucleo politico.
Citazioni
Ultime parole
(Click per vedere. Attenzione: può contenere anticipazioni.)
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Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico
Mein Kampf (La mia battaglia) è la biografia politica di Adolf Hitler. Un testo molto citato, ma poco letto, viene offerto per la prima volta in edizione critica integrale al pubblico italiano. Un testo per capire il Novecento.

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Descrizione del libro
Mein Kampf (in italiano La mia battaglia) è un saggio autobiografico, pubblicato nel 1925, nel quale Adolf Hitler espose il suo pensiero politico e delineò il programma del Partito nazista.
Riassunto haiku

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