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Sto caricando le informazioni... La linea d'ombra: una confessione (originale 1917; edizione 1988)di Joseph Conrad, J (J)
Informazioni sull'operaLa linea d'ombra di Joseph Conrad (1917)
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. La «linea d’ombra» conradiana non è solo quella che si deve oltrepassare per lasciarsi alle spalle le illusioni della giovinezza e addentrarsi nella maturità con la dolorosa coscienza di sé e delle proprie responsabilità. Essa affonda nell’inconoscibile, nel «perturbante»: è una sottile linea di demarcazione, sempre presente, mai visibile. Il giovane capitano di mare protagonista di questo lungo racconto, considerato tra le migliori prove narrative di Conrad, la oltrepassa per un istante quando, sedendosi nella cabina di comando, vede in un lampo la lunga sequela dei volti di coloro che l’hanno preceduto. Di colpo egli coglie la propria immagine nello specchio del regresso infinito, un volto che dal passato s’inabissa nel futuro e lo induce a intraprendere un viaggio al cuore dell’esperienza della vita. Il fascino dei racconti di mare è sempre irresistibile. Non importa che l’azione avanzi anche solo per variazioni impercettibili o i termini tecnici della navigazione a vela si susseguano oscuri, la sensazione del mare aperto attraverso la penna di uno scrittore che conosca e ami la vita marinaresca tende ad ammaliare in ogni caso. Se a questo si aggiunge la descrizione di quel delicatissimo momento che segna il passaggio dalla giovinezza all’età adulta, ecco spiegata la capacità che ha questo romanzo di conquistare il cuore incurante del passare del tempo. In piena Grande Guerra – con la generazione del figlio al fronte a passare nel sangue la propria linea d’ombra – Conrad decide di romanzare il suo primo, sfortunato comando, vera e propria cesura della sua esistenza. Attraverso una scrittura attenta e ricercata – l’autore, polacco di nascita, scrive in inglese come se la lingua imparata potesse sfuggire al suo controllo – ecco allora narrato come un giovanotto di belle speranze e notevole presunzione si veda costretto a fare i conti con la realtà e con l’umanità che lo circonda, fino a iniziare una nuova fase, più consapevole, della propria esistenza. Una mefitica Bangkok e una bonaccia in apparenza interminabile lungo la rotta per Singapore mettono il protagonista di fronte alle proprie responsabilità, rese ancor più ardue da un’epidemia che si diffonde a bordo: lontana da qualsiasi terra, la nave sembra quasi sottostare a un maleficio in un’immobilità che rende vani gli sforzi dell’equipaggio, le cui movenze sembrano quasi al rallentatore, impaniate in una ragnatela invisibile. E’ nella narrazione di questi momenti – sembra di sentire il cigolio dei legni e vedere la piatta distesa del mare – che si esplica appieno il fascino a cui accennavo all’inizio: anche a libro chiuso, il lettore fa fatica a lasciare la sensazione di attesa per la brezza che non vuol rinforzare trasformandosi in vento nelle vele. (Come inizia:) " Solo i giovani hanno di questi momenti. Non intendo dire i giovanissimi. No. I giovanissimi, per essere esatti, non hanno momenti. E' privilegio della prima gioventù vivere in anticipo sui propri giorni, nella bella continuità di speranze che non conosce pause né introspezione. Uno chiude dietro di sé il cancelletto della fanciullezza - ed entra in un giardino incantato. Là persino le ombre rilucono di promesse. Ogni svolta del sentiero ha un suo fascino..." È bellissimo. Come per tutte le letture giovanili, si poteva temere una delusione alla rilettura. Curiosamente, mi è piaciuto molto di più adesso. Come per tutte le narrazioni sulle quali tanta importante narrazione successiva ha steso strati e strati d’altro, si poteva temere d’esserne sopraffatti. Non succede: leggerlo e basta. Con la stessa fiduciosa attenzione con cui si leggeva da bambini. Con gli stessi dubbi d’un momento (che accadrà mai se non si manovrano gli strozzatoi?) ma l’intuizione ti governa e ti manda avanti, per amore della storia, dei personaggi, per sapere come va a finire: che sia una storia appassionante, non mi ricordo se ce lo avevano detto i suoi saggi interpreti. Ma è anche questo. E nello stesso tempo che ti appassioni, quanto di universale c’è in questo breve romanzo viene fuori da solo, semplicemente. Proprio per te. Non importa se la tua personale linea d’ombra l’hai passata e da tanto, se nemmeno l’intravedi all’orizzonte, se credi che, ormai, non la passerai più. Cos’è lo sai, adesso, e lo sai per tutti e per sempre. È questo il dono che fa la narrazione quando è letteratura. Provare per credere. nessuna recensione | aggiungi una recensione
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La "linea d'ombra" conradiana non è solo quella che si deve oltrepassare per lasciare indietro la giovinezza e addentrarsi nella maturità. Essa affonda nell'inconoscibile, nel "perturbante", è una sottile linea di demarcazione, sempre presente, mai visibile. Il giovane capitano di mare protagonista di questo romanzo, che è ritenuto tra i migliori di Conrad, la oltrepassa per un istante quando, sedendosi nella poltrona della sua cabina di comando, vede in un lampo la lunga sequela dei volti che vi si sono seduti prima di lui. Di colpo egli coglie la propria immagine nello specchio del regresso infinito, un volto che dal passato s'inabissa nel futuro del proprio invecchiamento e lo induce a intraprendere un viaggio al cuore dell'esperienza della vita. Introduzione di Francesco Binni. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche
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