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Sto caricando le informazioni... The white castle : a novel (originale 1985; edizione 1998)di Orhan Pamuk
Informazioni sull'operaIl castello bianco di Orhan Pamuk (1985)
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Libro affascinante ma non semplice, questo breve romanzo impegna il lettore più di quanto le sue ridotte dimensioni lascino immaginare. Ambientato nel ‘600 e costruito sul rapporto tra un padrone turco e un servo italiano che si somigliano come due gocce d’acqua, il romanzo è una lunga meditazione sul tema del doppio e del confronto con/desiderio dell’altro. I due personaggi non hanno nome: dapprima è netta la divisione tra l’io narrante e il Maestro suo padrone, ma al termine niente è più sicuro e non si sa chi è chi. Il libro è scritto con una lingua complessa, dalla sintassi sontuosa, attraverso cui viene narrata l’evoluzione delle due psicologie dei protagonisti, sia nell’interazione fra loro, sia nel rapporto con il mondo esterno, rappresentato dalla corte del Sultano. I dualismi si sprecano: scienza e superstizione, oriente ed occidente, racconto e memoria. All’inizio, la narrazione pare un po’ lenta, ma una volta preso il ritmo il racconto conquista e raggiunge il suo apice nelle lunghe pagine dedicate alla peste e in quelle in cui il Maestro cerca disperatamente di capire come vivano e, soprattutto, cosa pensino ‘loro’, gli occidentali. Mi aspettavo, dalla quarta di copertina e dalle pagine iniziali, un romanzo simile a Il mio nome è Rosso, ma sono stata amaramente delusa. Lo stile è piatto, didascalico, i dialoghi inesistenti, i riferimenti storici e geografici meri dettagli, privi di corposità. E' come se la nebbia - da cui emergono le galere turche nella prima pagina - avesse dilagato per tutto il romanzo, annullando i particolari. La dialettica servo padrone (modello, secondo lo stesso Pamuk, della relazione tra i protagonisti) si è rivelata piuttosto "la notte in cui tutte le vacche sono nere" ( Fenomenologia dello Spirito) Abbandonato a pagina 76. nessuna recensione | aggiungi una recensione
Appartiene alle Collane EditorialiL'eclèctica (136) Fischer Taschenbuch (17762) Gallimard, Folio (3291) Keltainen kirjasto (263) Premi e riconoscimentiElenchi di rilievo
From a Turkish writer who has been compared with Borges, Nabokov, and DeLillo comes a dazzling novel that is at once a captivating work of historical fiction and a sinuous treatise on the enigma of identity and the relations between East and West. In the 17th century, a young Italian scholar sailing from Venice to Naples is taken prisoner and delivered to Constantinople. There he falls into the custody of a scholar known as Hoja--"master"--a man who is his exact double. In the years that follow, the slave instructs his master in Western science and technology, from medicine to pyrotechnics. But Hoja wants to know more: why he and his captive are the persons they are and whether, given knowledge of each other's most intimate secrets, they could actually exchange identities. Set in a world of magnificent scholarship and terrifying savagery, The White Castle is a colorful and intricately patterned triumph of the imagination. Translated from the Turkish by Victoria Holbrook. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)894.3533Literature Literature of other languages Altaic, Finno-Ugric, Uralic and Dravidian languages Turkic languages Turkish Turkish fiction 1850–2000Classificazione LCVotoMedia:
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Il tema centrale è quello del doppio, infatti i due protagonisti passano la vita tormentati da una domanda fatale: perché io sono io? Non troveranno mai risposta ed anzi il concetto di identità assumerà contorni sempre più sfumati sia per loro che per il lettore. Il dualismo fra il Maestro ottomano e lo schiavo veneziano è ovviamente una metafora per analizzare la dicotomia tra oriente e occidente, tema particolarmente caro all'autore e in generale molto sentito in tutta la Turchia contemporanea, lacerata fra questi poli opposti; la tesi sostenuta nel libro secondo la quale due identità possono fondersi e confondersi è il modo scelto da Pamuk per mostrarci che forse così opposti non sono.
La scrittura è la stessa che ricordavo: intricata, povera di descrizioni e ricca di digressioni filosofiche ed astratte. Insomma una prosa che non regala niente e che richiede una soglia dell'attenzione sempre alta, tuttavia dotata di un fascino conturbante che saprà avvincere chiunque non si lasci scoraggiare alla prima difficoltà.
Non è un libro per tutti: per me stata è un'esperienza di lettura molto diversa da quelle a cui sono abituata, nel bene e nel male. ( )