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A poignant and hilarious tour of the last frontier, the ultimate forbidden zone, The vagina monologues is a celebration of female sexuality in all its complexity and mystery. Hailed as the bible for a new generation of women, it has been performed in cities all across America and at hundreds of college campuses, and has inspired a dynamic grassroots movement--V-Day--to stop violence against women. Witty and irreverent, compassionate and wise, Eve Ensler's Obie Award-winning masterpiece gives voice to real women's deepest fantasies and fears, guaranteeing that no one who reads it will ever look at a woman's body, or think of sex, in quite the same way again.… (altro)
È un po' difficile parlare di questo testo, perché entrano in gioco fattori diversi. Il primo è certamente quello della sua importanza storica come prima pietra di un progetto volto a sradicare la violenza contro le donne e le vagine (vi consiglio un giretto sul sito del progetto, vday.org). Già in quest'edizione speciale, in occasione dei dieci anni dei Monologhi, si racconta dei risultati ottenuti dalla recitazione della pièce e dal movimento del V-day.
Poi c'è lo sdoganamento della parola vagina, della quale cosa sono molto grata a Eve Ensler, perché sono cresciuta senza pensare che vagina fosse un brutta parola da non dire in pubblico e da sussurrare in privato. Siccome non è ancora così in tutte le famiglie e in tutte le società, sono felice che il progetto di Ensler continui a far parlare le vagine di tutto il mondo.
E a proposito del fatto che si tratti di una pièce teatrale: non l'ho mai vista (e ascoltata) recitata e sono ragionevolmente certa che faccia una differenza enorme in questo caso. Parecchi monologhi, infatti, letti su carta, nella propria stanza (o dovunque li leggiate), secondo me, non conservano la potenza che avrebbero se recitati su un palco e di conseguenza risultano piatti.
Non penso, però, sia un testo ignorabile se si ha intenzione di leggersi quanto di interessante ha prodotto il femminismo in termini di letteratura e non fiction (e, soprattutto, sarebbe bello se googlare V-Day in Italia desse come primo risultato le varie iniziative contro la violenza sulle donne e non giornate dedicate alla demagogia libera). ( )
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For Ariel, who rocks my vagina and explodes my heart
Incipit
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I come from the "down there" generation. --Foreword
I am not sure why I was chosen. --Introduction
I bet you're worried. --Body text
Citazioni
Ultime parole
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I was there when her vagina opened. We were all there: her mother, her husband, and I, and the nurse from the Ukraine with her whole hand up there in her vagina feeling and turning with her rubber glove as she talked casually to us—like she was turning on a loaded faucet.
I was there in the room when the contractions made her crawl on all fours, made unfamiliar moans leak out of her pores and still there after hours when she just screamed suddenly wild, her arms striking at the electric air.
I was there when her vagina changed from a shy sexual hole to an archaeological tunnel, a sacred vessel, a Venetian canal, a deep well with a tiny stuck child inside, waiting to be rescued.
I saw the colors of her vagina. They changed. Saw the bruised broken blue the blistering tomato red the gray pink, the dark; saw the blood like perspiration along the edges saw the yellow, white liquid, the shit, the clots pushing out all the holes, pushing harder and harder, saw through the hole, the baby's head scratches of black hair, saw it just there beyond the bone—a hard round memory, as the nurse from the Ukraine kept turning and turning her slippery hand.
I was there when each of us, her mother and I, held a leg and spread her wide pushing with all our strength pushing and her husband sternly counting, "One, two, three," telling her to focus, harder. We looked into her then. We couldn't get our eyes out of that place.
We forget the vagina, all of us what else would explain our lack of awe, our lack of wonder.
I was there when the doctor reached in with Alice in Wonderland spoons and there as her vagina became became a wide operatic mouth singing with all its strength; first the little head, then the gray flopping arm, then the fast swimming body, swimming quickly into our weeping arms.
I was there later when I just turned and faced her vagina. I stood and let myself see her all spread, completely exposed mutilated, swollen, and torn, bleeding all over the doctor's hands who was calmly sewing her there.
I stood, and as I stared, her vagina suddenly became a wide red pulsing heart.
The heart is capable of sacrifice. So is the vagina. The heart is able to forgine and repair. It can change its shape to let us in. It can expand to let us out. So can the vagina. It can ache for us and stretch for us, die for us and bleed and bleed us into this difficult, wondrous world. So can the vagina. I was there in the room. I remember.
A poignant and hilarious tour of the last frontier, the ultimate forbidden zone, The vagina monologues is a celebration of female sexuality in all its complexity and mystery. Hailed as the bible for a new generation of women, it has been performed in cities all across America and at hundreds of college campuses, and has inspired a dynamic grassroots movement--V-Day--to stop violence against women. Witty and irreverent, compassionate and wise, Eve Ensler's Obie Award-winning masterpiece gives voice to real women's deepest fantasies and fears, guaranteeing that no one who reads it will ever look at a woman's body, or think of sex, in quite the same way again.
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Poi c'è lo sdoganamento della parola vagina, della quale cosa sono molto grata a Eve Ensler, perché sono cresciuta senza pensare che vagina fosse un brutta parola da non dire in pubblico e da sussurrare in privato. Siccome non è ancora così in tutte le famiglie e in tutte le società, sono felice che il progetto di Ensler continui a far parlare le vagine di tutto il mondo.
E a proposito del fatto che si tratti di una pièce teatrale: non l'ho mai vista (e ascoltata) recitata e sono ragionevolmente certa che faccia una differenza enorme in questo caso. Parecchi monologhi, infatti, letti su carta, nella propria stanza (o dovunque li leggiate), secondo me, non conservano la potenza che avrebbero se recitati su un palco e di conseguenza risultano piatti.
Non penso, però, sia un testo ignorabile se si ha intenzione di leggersi quanto di interessante ha prodotto il femminismo in termini di letteratura e non fiction (e, soprattutto, sarebbe bello se googlare V-Day in Italia desse come primo risultato le varie iniziative contro la violenza sulle donne e non giornate dedicate alla demagogia libera). (