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La spiaggia (1941)

di Cesare Pavese

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Il terzo romanzo di Pavese a vedere la luce nel 1943 ©· strettamente legato, nei temi e nello stile, agli esordi di "Il carcere" e "Paesi tuoi". Chi racconta la storia ©· un professore sulla trentina che rincontra a Torino l'amico Doro da tempo trasferitosi a Genova e ora desideroso di tornare al paese dove l'io narrante lo accompagner© . La scorza taciturna di un dramma privato, le amare baldorie paesane, le donne tratteggiate come vibrazioni sono quelle del miglior Pavese.… (altro)
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Abbandoniamo La bella estate per passare al romanzo che, cronologicamente, chiude quello che potrebbe essere considerato il periodo giovanile di Pavese: La spiaggia. Qui egli ha lasciato da parte i suoi villani, i suoi operai, i suoi sabbiatori, ecc..., cioè tutta quella serie di personaggi che popolavano il mondo di Lavorare stanca e Paesi tuoi, per cercare di scoprire com'era fatta l'altra faccia della società. Così facendo, si era gettato nel mondo della borghesia, per vedere cosa pensavano, cosa dicevano, coloro che passavano le vacanze al mare piuttosto che sul Po. Pavese si è trasformato nel ruolo di narratore, registrando i fatti di cui sono protagonisti i personaggi de La spiaggia: Doro, sua moglie Clelia, Guido e Berti. Questi i quattro personaggi attorno a cui ruota la vicenda narrata. In questo romanzo, Pavese, si limita a narrare oggettivamente i fatti come avvengono, senza allusioni alcune e soprattuto escludendo i simboli. Il narratore, dovrebbe trascorrere le vacanze nella casa al mare di Doro e Clelia. Prima di partire, però, Doro gli chiede di accompagnarlo in un viaggio nelle Langhe. In quel momento il matrimonio di Doro e Clelia è in crisi e per Doro un viaggio nelle Langhe significa un ritorno alle origini, mentre per il narratore è solo un'occasione per ascoltare l'amico, stare un po' con lui in un momento così difficile. Dopo il viaggio nelle Langhe arrivano al mare. Qui entrano in gioco tutti e quattro i personaggi: l'affascinante ambiguità di Clelia, di cui Berti, giovane studente, s'innamora; la ritrosia di Doro; la saggezza di Guido, il solito compagno di spiaggia. Berti è il tipico personaggio pavesiano: scontento, insicuro, che sta per affrontare la vita, che è ancora nella felice condizione di ragazzo - qui si vede un'affinità con Ginia de La tenda. Quindi Pavese registra i vari discorsi che questo gruppo borghese fa sulla spiaggia. Questi discorsi riescono a far capire la vita che è in corso. I personaggi riescono a dare una dimensione reale a ciò che si racconta. Il romanzo si chiude con il rientro a Torino e, mentre Berti è deluso di come sono andate le cose, Clelia troverà invece nella maternità quell'appagamento che finora le era sempre mancato. In questo contrasto si trova tutto Pavese, con le sue delusioni, con le sue amarezze, con le sue gioie. Dopo questo romanzo si ha un periodo di silenzio che coincide con la guerra e, tra La spiaggia e il romanzo che segue, Il compagno, vi è un altro libro, che è l'unica raccolta di racconti che Pavese abbia pubblicato mentre era in vita, Feria d'agosto, che esce alla fine del '45 e che raccoglie una piccola parte dei racconti di Pavese. Non è però il solito libro che raccoglie dei racconti, che spesso un autore pubblica, piuttosto è un libro, o meglio, un romanzo a più sfaccettature e rappresenta qualche cosa di più proprio per il modo con cui Pavese l'ha costruito. Non bisogna dimenticare che Pavese aveva in disparte Il carcere e La tenda, che non aveva ancora pubblicati per inserirli poi nei due volumi, Prima che il gallo canti e La bella estate, per i motivi già citati nella lettera a Cecchi.1 Infatti possiamo considerare Feria d'agosto come un esperimento con cui Pavese ha posto le basi per la comprensione della sua ricerca affidata ai racconti. Questo libro si suddivide in tre parti: la prima, intitolata Il mare, ha come obiettivo della ricerca il tentativo dei personaggi che compaiono di arrivare al mare. Pavese stesso considerava in modo particolare il mare, come ad esempio, ne Il carcere, dove esso rappresentava una parte importante nella vita di Stefano. E' rappresentato anche qui l'elemento mitico, così come è mito anche la città, soggetto della seconda parte del libro. Di qui la contrapposizione tra la città e la campagna. La città è vista come la scoperta di un mondo nuovo, un mondo da penetrare, da conoscere, da dominare. Nella terza parte troviamo, invece, La vigna, ed ecco che ci troviamo immersi nella campagna, nel mondo contadino, in quel mondo che Pavese considerava veramente suo. La campagna non è solo il luogo dove si coltiva il grano o la vite, dove ci sono le cascine anzichè le case o le fabbriche come in città, ma rappresenta il luogo dove si ripete ritualmente una serie di fatti, di avvenimenti, nei quali si ritrova il senso antico della vita. Feria d'agosto, come già detto, fa da ponte tra La spiaggia e Il compagno, ma vale di per sè, dato che Pavese fissa in questi racconti i punti essenziali della sua tematica e della sua visione culturale delle cose. Pavese non ha mai dato molta importanza ai suoi racconti, dato che molti rimasero inediti fino alla sua morte, ma Feria d'agosto, forse per la divisione in tre parti che evidenzia in modo particolare le tematiche dell'autore, fu pubblicato. In Feria d'agosto - da ricordare che è stato scritto durante la guerra, dal '40 al '45 - bisogna tener conto anche della sua riflessione poetica, dove acquista un'importanza notevole la teoria del ricordo, del riconoscere, collegata al mito dell'infanzia. In pratica, Pavese, diceva che quello che si è visto da bambini rimane nella mente e, quando viene ricordato, in quel momento viene veramente conosciuto. Quindi ricordare e riconoscere significano in realtà conoscere. L'infanzia è il primo approccio con la realtà delle cose, non è altro che un immagazzinare esperienza, che poi emergerà in seguito ed allora la conoscenza è raggiunta. Di qui nasce la sua poetica del ritorno alle origini, del ricordo contadino, che non sono fatti tecnici, ma un vero e proprio modo di conoscere la realtà. Ora per Pavese inizia un duro periodo di vita con se stesso: la guerra continua ed alcuni suoi amici, tra cui Antonicelli, che era presidente del Comitato di Liberazione, Mila, Giolitti, non esitano a partire per le montagne, affiancando la lotta partigiana. Pavese no; si rifugia durante tutto il periodo della guerra nelle Langhe. In questo periodo, in cui avveniva la grande tragedia della guerra civile, Pavese, solo, chiuso nel suo mondo, veniva sempre più maturando quei temi che abbiamo incontrato poi in Feria d'agosto e che troveranno un'enunciazione ben più precisa ne I dialoghi con Leucò, che usciranno nel '47 e che Pavese considerava la sua opera più importante. In breve: mentre questo atroce dramma coinvolgeva tutti, Pavese si chiuse in se stesso, ad osservare, a darne un'interpretazione tutta sua. A colpo d'occhio il non aver partecipato alla Resistenza potrebbe costituire un motivo di critica e di accusa di viltà. Ma ognuno di noi ha un suo temperamento, che non si può ignorare; c'è chi è portato per la lotta e chi, invece, alla partecipazione fisica a certi avvenimenti non riesce a dare un senso. Ma in fin dei conti Pavese, sia pur indirettamente, ha partecipato anch'egli alla Resistenza, col portare avanti quelle esigenze di libertà che erano di tutti. Le ha portate avanti da scrittore. ( )
  MareMagnum | Apr 11, 2006 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Cesare Paveseautore primariotutte le edizionicalcolato
Kee, AnthonieTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
Incipit
Da parecchio tempo eravamo intesi con l'amico Doro che sarei stato ospite suo.
Citazioni
Ultime parole
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Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico

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Il terzo romanzo di Pavese a vedere la luce nel 1943 ©· strettamente legato, nei temi e nello stile, agli esordi di "Il carcere" e "Paesi tuoi". Chi racconta la storia ©· un professore sulla trentina che rincontra a Torino l'amico Doro da tempo trasferitosi a Genova e ora desideroso di tornare al paese dove l'io narrante lo accompagner© . La scorza taciturna di un dramma privato, le amare baldorie paesane, le donne tratteggiate come vibrazioni sono quelle del miglior Pavese.

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