“Si era perduto, quando arrivò da noi, e temo che neppure i cucchiaini d’argento rubati in casa nostra siano riusciti a salvarlo, quando fuggì per salire ai dominion più alti. Eppure, alla fine, fu proprio l’uomo perduto, il fuggiasco, a farci da guida”. Comincia così, e ti fa subito suo, questo bel romanzo, che condensa un mondo intero, la storia di più generazioni e una bella vicenda di formazione e di ribellione e d’amore in meno di trecento pagine fascinose.
Un avventuriero si spinge tra gli stregoni delle colline. Conoscerà un mondo rurale, duro e povero, fatto di signori che ai suoi occhi di abitante della città possono sembrare dei miserabili, visto che lavorano come gli altri e più degli altri badando alla terra, ai cavalli, alle vacche.
Ma di loro si dice che sono portatori, per eredità familiare, ognuno di un potere ­ un dono ­ che ne fa padroni e protettori del loro clan.
Conoscerà ­ senza crederci fino in fondo ­ le loro capacità, e la rinuncia dei giovanissimi eredi di due potenti famiglie: Orrec (il narratore) che gira con gli occhi bendati perché il suo sguardo può distruggere uomini e cose, e Gry, che sa parlare agli animali, e si rifiuta di trascinarli all’agguato dei cacciatori.
Il fuggiasco proseguirà per la sua strada, lasciandosi alle spalle a propria volta un dono, grande.
Una storia, definita in USA “per ragazzi”, che si legge con passione e aspettativa di adulti; è metafora di molte cose che attanagliano le nostre menti e i nostri cuori ­ il dramma della crescita e del distacco dai padri, gli interrogativi sull’uso della forza ­ ma anche parabola sul dono bello e pacifico del raccontare. Il romanzo è per tutti.