Il capolavoro di Winshluss, nome d’arte di Vincent Paronnaud, non è “In God we trust”, mi dicono, ma Pinocchio; con questo lavoro ha vinto il più prestigioso premio per un fumetto, quello di Angouleme. E, quindi, dopo aver letto la rivisitazione dell’antico testamento dell’autore francese, mi approccio con grande entusiasmo a questo Pinocchio. La storia del figlio di Geppetto viene approcciata in chiave moderna, il bambino di legno diventa una specie di robot ed il mondo si è trasformato rispetto ai tempi di Collodi. E anche la storia ha toni più cupi, poco il parlato, quasi tutto disegno; però nonostante la qualità impressionante del disegno stesso e la scelta condivisibile di Winshluss di ridurre al minimo i testi, questo Pinocchio non mi ha appassionato; Winshluss è artista di grande fantasia ed introduce nel suo lavoro diversi elementi di pura genialità, ma, ripeto, alla fine questo libro mi è apparso non incidente come “In God we trust”. La lettura non deve essere pura comparazione, perché una volta letto l’Ulisse si dovrebbero deporre i libri, ma in Pinocchio al racconto manca qualcosa. Cosa, non lo so. ( )