Wells è considerato uno dei padri della fantascienza, insieme a Verne; ma mentre quest'ultimo puntava ad una letteratura di intrattenimento, con molti dettagli pseudoscientifici per aumentare il realismo, Wells usa gli elementi fantastici per una critica alla società del tempo, relegando i dettagli tecnici in secondo piano.
La Macchina del tempo è l'archetipo di questa sua concezione: dobbiamo prendere come assodato che esista una macchina del tempo, di cui solo vagamente ci viene spiegato il funzionamento, perchè il fulcro del romanzo non sono le peripezie del protagonista, ma le riflessioni che ne scaturiscono. Dal suo incontro con Eloi e Morlock arriva ad interrogarsi sul conflitto di classe, sulla decadenza della borghesia di fine secolo e sul falso mito del progresso. Naturalmente questo libro non sarebbe letto ed amato ancora oggi se tutti questi approfondimenti non fossero accompagnati da una trama avvincente, scritta con uno stile scorrevole ma curato. Forse per i miei gusti è un po' troppo breve, in questo modo la storia non si è sviluppata pienamente ed il coinvolgimento ne ha risentito, ma è comunque un'opera che nel corso degli anni ha mantenuto il suo fascino, e non è facile quando si parla di fantascienza. ( )