"È possibile vivere nella disperazione e non desiderare la morte?" Occupato da questo problema esistenziale - peraltro già risolto dal Werther di Goethe che aveva scelto, appunto, la morte - Lucio, giovane intellettuale, approda in un giugno già estivo dell'anno 1934 a Capri, lontano dagli orrori della storia. In Italia il fascismo imperversa già da alcuni anni ed è del '33 l'avvento al potere di Hitler in Germania ma per Lucio, antifascista solo perché insofferente alle masse (e il fascismo, come lui stesso dice, è regime di massa), è più urgente portare a compimento il singolare tentativo di "stabilizzare" la propria disperazione. Un compito che egli svolge con sofisticata determinazione, aiutato dall'incontro casuale con Beate, tedesca, che gli permette di chiarire il meccanismo profondo del suo intento e di sfuggire infine alla morte. Dopo La vita interiore,ritratto della borghesia degli anni settanta "omicida e suicida per odio a se stessa", il Moravia degli anni ottanta affronta il tema della disperazione legata alla condizione umana. Ed è proprio nel contrasto tra il pessimismo esistenziale del protagonista e la tragedia politica incombente e insieme distante -realtà di tutti i tempi che la disperazione rivela, al di là dei fantasmi individuali, la sua universale presenza. ( )