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Political Ideas in the Romantic Age: Their Rise and Influence on Modern Thought

di Isaiah Berlin

Altri autori: Henry Hardy (A cura di)

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This new edition features the previously unpublished delivery text of Berlin's inaugural lecture as a professor at Oxford, which derives from this volume and stands as the briefest and most pithy version of his famous essay "Two Concepts of Liberty.? Political Ideas in the Romantic Age is the only book in which the great intellectual historian Isaiah Berlin lays out in one continuous account most of his key insights about the period he made his own. Written for a series of lectures at Bryn Mawr College in 1952, and heavily revised and expanded by Berlin afterward, the book argues that the political ideas of 1760-1830 are still largely ours, down to the language and metaphors they are expressed in. Berlin provides a vivid account of some of the era's most influential thinkers, including Rousseau, Fichte, Hegel, Helvetius, Condorcet, Saint-Simon, and Schelling. Written in Berlin's characteristically accessible style, this is his longest single text. Distilling his formative early work and containing much that is not to be found in his famous essays, the book is of great interest both for what it reveals about the continuing influence of Romantic political thinking and for what it shows about the development of Berlin's own influential thought. The book has been carefully prepared by Berlin's longtime editor Henry Hardy, and Joshua L. Cherniss provides an illuminating introduction that sets it in the context of Berlin's life and work.… (altro)
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Berlin è stato uno dei profeti della cultura liberale del ventesimo secolo, ma anche uno scrittore asistematico come pochi. Questo libro può essere considerato la sua opera più vasta, alla quale però l’autore non ha mai dato una veste definitiva: la mancata levigatura viene scontata da una parte con iterazioni o ripetizioni, dall’altra con qualche brusco stacco, per non parlare del paio di cartelle che il curatore non è più riuscito a recuperare. Ciò non toglie che il libro – il cui spunto fu una serie di conferenze ad inizio degli anni ’50 – sia la narrazione potente di quella trasformazione che, in neppure due secoli, modificò per sempre il modo che l’essere umano ha di concepire sé stesso ed il suo ruolo nella società e nel mondo. Banalizzando molto, il passaggio tra l’età moderna e quella contemporanea, tra un’esistenza condizionata dalla volontà di un’entità esterna e/o superiore ad una in cui è fondamentale la libertà individuale: libertà che può essere ‘negativa’ – minori restrizioni al singolo – o ‘positiva’ – l’autodeterminazione, la padronanza del proprio destino – concetti ritenuti entrambi validi ma con il primo preferito perché il secondo può essere soggetto a pericolose derive politico-sociali. L’autore racconta tutto questo analizzando e mettendo a confronto il pensiero dei vari pensatori che hanno condotto, uno dopo l’altro, ad una simile rivoluzione copernicana: il modo non è però asettico o pedante, ma anzi Berlin non fa nulla per nascondere simpatie ed antipatie. In ogni caso, una lettura non semplice che però regala innumerevoli spunti di riflessione e qualche cupa considerazione sul momento che stiamo vivendo. ( )
  catcarlo | Oct 28, 2016 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Isaiah Berlinautore primariotutte le edizionicalcolato
Hardy, HenryA cura diautore secondariotutte le edizioniconfermato
Galston, WilliamPrefazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
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This new edition features the previously unpublished delivery text of Berlin's inaugural lecture as a professor at Oxford, which derives from this volume and stands as the briefest and most pithy version of his famous essay "Two Concepts of Liberty.? Political Ideas in the Romantic Age is the only book in which the great intellectual historian Isaiah Berlin lays out in one continuous account most of his key insights about the period he made his own. Written for a series of lectures at Bryn Mawr College in 1952, and heavily revised and expanded by Berlin afterward, the book argues that the political ideas of 1760-1830 are still largely ours, down to the language and metaphors they are expressed in. Berlin provides a vivid account of some of the era's most influential thinkers, including Rousseau, Fichte, Hegel, Helvetius, Condorcet, Saint-Simon, and Schelling. Written in Berlin's characteristically accessible style, this is his longest single text. Distilling his formative early work and containing much that is not to be found in his famous essays, the book is of great interest both for what it reveals about the continuing influence of Romantic political thinking and for what it shows about the development of Berlin's own influential thought. The book has been carefully prepared by Berlin's longtime editor Henry Hardy, and Joshua L. Cherniss provides an illuminating introduction that sets it in the context of Berlin's life and work.

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