Finalmente anche io ho fatto la conoscenza di Harry Hole e del suo creatore Jo Nesbo, e devo dire che non sono rimasta particolarmente impressionata né in positivo né in negativo: è un romanzo di alti e bassi, qualità e difetti si bilanciano quasi perfettamente.
Dalla sua ha il fatto che la trama è avvincente e ben strutturata, con colpi di scena accortamente dosati in modo da stimolare la curiosità del lettore. Peccato solo per le tante divagazioni, che invece sortiscono l'effetto contrario ed allungano il brodo: gli approfondimenti sul protagonista al suo esordio li capisco e li apprezzo anche, i mille aneddoti sul folclore degli aborigeni un po' meno.
La stessa ambivalenza la ritrovo sui personaggi, tratteggiati con cura ma un po' troppo stereotipati nei loro ruoli: la ragazza salvifica, il collega eccentrico e l'immancabile protagonista tormentato.
Io ho una particolare idiosincrasia per la figura dell'alcolizzato sempre al limite della legge e della morale che tanto piace agli scrittori di thriller: mi irrita, non provo nessuna empatia ed è il motivo principale per cui non proseguirò la serie.
Prescindendo dai miei gusti, però, devo ammettere che come poliziesco non è male: ha tanti difetti ma l'ambientazione immersiva e la storia originale lo rendono un libro difficile da mettere giù una volta iniziato. ( )