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Soffocare (2001)

di Chuck Palahniuk

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12,166171524 (3.58)1 / 140
Victor Mancini, a medical-school dropout, is an antihero for our deranged times. Needing to pay elder care for his mother, Victor has devised an ingenious scam: he pretends to choke on pieces of food while dining in upscale restaurants. He then allows himself to be “saved” by fellow patrons who, feeling responsible for Victor’s life, go on to send checks to support him. When he’s not pulling this stunt, Victor cruises sexual addiction recovery workshops for action, visits his addled mom, and spends his days working at a colonial theme park. His creator, Chuck Palahniuk, is the visionary we need and the satirist we deserve.… (altro)
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 Someone explain it to me...: Choke23 non letti / 23Pat411, Ottobre 2019

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Soffocare ti accoglie con uno degli incipit più strani e dissacranti che possa capitare di leggere. Un incipit che ti chiede di lasciar stare, di andarsene; di allontanarsi da una storia come quella che sta per svolgersi tra le nostre mani.
Inutile dire che qualunque lettore, dopo un esordio così, non può che continuare a leggere, facendosi nel frattempo una domanda: “riuscirà a parlarmi davvero della stupida storia di vita vissuta di un tizio che mai al mondo vorresti conoscere?”.
Per quanto mi riguarda, la risposta è sì. E in modi totalmente diversi da quello che suggeriva la quarta di copertina, che racconta solo una piccola parte di quello che accade in questo romanzo.

Questo libro racconta la storia di Victor Mancini, il narratore, un sessuomane senza alcuna prospettiva non solo nel lavoro, ma anche nella vita. Victor sembra bloccato in un limbo senza via d’uscita, sia per cause indipendenti da lui, sia per i problemi in cui sembra crogiolarsi con cinismo e, a tratti, con goduria.
A volte questi due tipi di cause sembrano intrecciarsi in modo paradossale; ad esempio nel rapporto con sua madre, Ida, ricoverata in una casa di cura. Per poterla tenere in una struttura medica di buon livello, Victor è costretto a tenere un lavoro che odia profondamente (ovvero il ruolo di figurante in una raffigurazione storica per turisti), senza contare che comunque la madre lo riconosce solo una volta ogni tanto – oltre al danno, la beffa, come si suol dire. Quindi, apparentemente, sua madre è una delle “cause esterne” che gli impedisce di potersi concentrare sul proprio recupero; eppure, è innegabile che Victor sia, in un certo senso, felice di avere un motivo vero e tangibile da usare come scusa per il suo mancato tentativo di miglioramento.
Il rapporto madre-figlio è sicuramente uno dei punti focali del libro, sia nel presente narrativo, sia attraverso alcuni flashback che ci mostrano l’infanzia di Victor, alcuni degli episodi che l’hanno portato ad essere quel che è – e che un poco lo scagionano da tutte le accuse di immobilismo che gli ho fatto, a voler essere del tutto sinceri. Ida Mancini, infatti, non è in casa di cura solo per la sua età avanzata, ma anche e soprattutto per i problemi psichici che ha sempre avuto e per una passata dipendenza dalla droga; fatti che non le hanno impedito, tuttavia, di andare più volte “a riprendersi” il figlio, prelevandolo dalle famiglie affidatarie e portandolo con sé in giro per il U.S.A.
E’ un personaggio molto particolare, il suo. Nel leggere quello che ha fatto nel passato non si può che essere consci dei suoi disturbi – in particolare la paranoia (o disturbo delirante, secondo una terminologia più corretta), che unendosi alle sue convinzioni anarchiche la porta a combattere contro tutto e tutti, a vedere nemici nascosti ovunque, a voler “addestrare” Victor per riconoscere i messaggi in codice negli annunci trasmessi dall’altoparlante dei centri commerciali. Eppure, nella sua follia, sembra possedere alcuni momenti di lucidità incredibile, quasi inquietante per la verità che sembra nascondersi nelle sue parole.

Alla luce di queste considerazioni riesce senz’altro più chiara la comprensione dello stratagemma di Victor, l’azione che da il titolo a questo romanzo: una recita in cui il nostro protagonista si soffoca volontariamente con un pezzo di cibo troppo grande, per farsi salvare da uno degli altri avventori presenti.
Non è solo per racimolare soldi per la casa di cura – soldi che i salvatori inviano con piacere, memori del loro momento di gloria; è per sentirsi amato, per rivivere il momento in cui, scampato un pericolo, c’è chi ti culla e ti sussurra che andrà tutto bene. Schiacciato dal mondo e dall’impossibilità di stabilire una vera relazione, basata sull’affetto, questo è l’unico modo che ha trovato per riuscire a riceverne almeno un poco.

La mania sessuale di Victor è totalmente slegata da questa ricerca: il suo bisogno di contatto fisico nasce dalla sensazione di soddisfazione data dall’orgasmo, capace di straniarlo e concedergli i momenti di pace che non è in grado di trovare altrimenti. La dimensione affettiva e quella fisica sono talmente scisse, nella sua mente, che gli risulta praticamente impossibile unire i due concetti.

Attorno all’universo disfunzionale di Victor ruotano altri due personaggi piuttosto importanti: Denny, amico e collega, e Paige Marshall, una donna che conoscerà durante le visite alla madre.
Il primo è un omaccione stolido e sessuomane quanto Victor; frequentano insieme le riunioni per la riabilitazione e i locali di spogliarelliste. Sembrerebbe avere una vita interiore meno complessa di quella del protagonista, eppure saprà essere molto più propositivo di quanto sia possibile aspettarsi. In certi casi il rapporto tra i due mi è sembrato quasi “distante”, come se fossero amici più per le similitudini delle loro vite disastrate che per altro; d’altronde, Victor è anche un po’ invidioso del suo avere una famiglia e, secondo me, lo è anche dei suoi tentativi di riprendersi – che saranno pure ingenui e un po’ idioti, ma sono più di quanto faccia lui.
Della seconda vorrei poter parlare, ma la verità è che quando penso a lei mi viene solo da dire che Palahniuk ha avuto un’idea geniale e abbastanza assurda da poter funzionare – che poi, a ben pensarci, potrebbe essere la versione abbreviata di tutto il mio commento dedicato a questo libro.

Pare che questa, tra l’altro, sia una costante dell’autore, assieme ai temi abbastanza scabrosi e alle scene dal forte impatto visivo. Si tratta indubbiamente di una storia caratterizzata da episodi tutt’altro all’acqua di rose: non ne consiglio la lettura a chi ha problemi nel leggere descrizioni di pratiche sessuali particolari, perché, benché non siano descrizioni troppo dettagliate, potrebbero senz’altro risultare disturbanti per gli animi più sensibili.
Tuttavia, mi preme sottolineare che non ci sono scene “gratuite”, per così dire; tutti gli incontri, gli aneddoti a sfondo sessuale, le storie delle sedute di riabilitazione, sono descritti nel tentativo di portare avanti la storia o di scoprire un altro lato di Victor. Una sorta di introspezione psicologica molto fisica, e perdonatemi questo paradosso un po’ azzardato.
Il linguaggio usato da Palahniuk è ben modellato e adatto al suo narratore – diretto, sboccato in certi punti, più acculturato in altri, reso particolare da determinate scelte stilistiche che ho trovato perfette per sottolineare i processi logici di Victor (come quando pensa a una parola e dice che non è quella esatta, ma non [gliene] viene in mente un’altra, oppure quando usa delle formule mnemoniche, o quando ragiona per elenchi e per sintomi medici).

Personalmente, a meno che non siate particolarmente sensibili agli argomenti citati, vi consiglio di provare a leggere questo libro. Il nucleo centrale di tutto è la narrazione di un uomo che non riesce a vedere il proprio futuro oltre al giorno successivo, che cerca una sorta di redenzione facendo il capro espiatorio di tutti, che vuole trovare del vero affetto – forse riuscendoci, forse no; insomma, è la storia di mille cadute e di qualche risalita. ( )
  Dasly | Feb 18, 2014 |
"Precarietà" non è la parola esatta. Ma è la prima che viene in mente. Parafrasando questo libro, ho già espresso metà di ciò che mi ha lasciato.
Victor Mancini, americano di oscure origini italiane, è un sessodipendente che non ha poi tanta voglia di cessare di esserlo. La sua pessima, hippy, svagata madre è ormai incapace di riconoscerlo e lo scambia per un avvocato ogni volta che lui va a trovarla alla costosissima casa di riposo dove adesso viene accudita. Victor sta al gioco. Ma per sbarcare il lunario non solo lavora in una colonia che ricostruisce fedelmente la fine del 1700, da cui si differenzia per il bigottismo ipocrita ancora più esasperato, ma racimola anche soldi dagli innumerevoli salvatori ed eroi di un istante che gli hanno impedito di morire soffocato in una delle tante recite inscenate ogni sera in un ristorante diverso. Si fa quel che si può. Alternati al presente, si affacciano capitoli sul passato di bambino di Victor, con la Madre che entra ed esce dal carcere, gli da strani insegnamenti, lo rapisce di volta in volta dalle madri adottive di turno, fa sedute ipnotico-sessuali per guadagnarsi da vivere. Una giustificazione psicanalitica al comportamento disturbato di Victor? Ai suoi pensieri contorti, alla sua vita strana? Forse. Un libro scorrevole sebbene non avvincente, originale senza dubbio e specchio di un mondo marcio amaro e variegato in cui sembriamo tutti a portata di click ma siamo sempre infinitamente disorientati e soli. ( )
  QPhoenix | Apr 30, 2013 |
I miei giudizi sono contrastanti. Da un lato ci sono pagine e discorsi interessanti, con alcune frasi ad effetto (alcune delle quali citazioni o riferimenti ad altri autori. Io ho ravvisato molte citazioni da Rumore Bianco di DeLillo) che però sembrano stonare con il personaggio Victor. Il flashback parallelo del bambino che va in giro con la Mamma (e che si capisce subito che il bambino è Victor) cerca di esporci l'evoluzione sentimentale e psichica del ragazzo. Credo che il flashback potesse essere sviluppato in modo più sapiente in quanto alla fine si interrompe facendola divenire una cosa un pochino fine a se stessa.
Per quanto riguardo le "perversioni" e le numerose scene di sesso devo dire che mi hanno un pochino stancato perchè sono monotone, l'unica nota interessante è la descrizione dei pensieri di Victor durante l'atto sessuale per ritardare l'orgasmo. Avendo studiato medicina molte immagini derivano dalla sua formazione e rendono l'atto sessuale sempre più povero e degradante in opposizione al vero amore che sembra essere rappresentato da una persona (questo un aspetto interessante ma non dico altro per non svelare troppo).
A me non convince molto l'idea di fondo, ovvero che chi ti ha salvato durante un pranzo perchè stavi soffocando lo farà sempre o sentirà il bisogno di aiutarti perchè si sentirà di doverti proteggere. Il mondo rappresentato da Palahniuk è basato sull'egoismo e seppure uno aiutasse l'altro per puro egosimo (perchè si sente meglio ed ha bisogno di essere un eroe) mi sembra difficile che riesca ad ottenere 3000 dollari al mese in questo modo.Altra cosa che non mi convinceva era il discorso sulla reincarnazione di Cristo. Ok è un modo per darci l'idea del capro espiatorio, il suo corpo offerto per la salvezza dell'umanità (i suoi amici, le persone che lo aiutano ecc...) però mi sembra un pochino delirante come idea da seguire per un uomo come Victor di formazione scientifica. Ma la cosa che più non mi ha convinto è il finale. Una sorta di "Lieto fine" o comunque una visione ottimistica verso il futuro....
E' da dire che mi ha interessato molto la scrittura povera e lacerante di Palahniuk ma la storia non mi ha colpito. ( )
  linker | May 8, 2009 |
...che la tortura è vera tortura e l'umiliazione è vera umiliazione soltanto quando si sceglie di soffrire... ( )
  nerocristallo | Jul 1, 2009 |
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Choke seizes the dirty truth disguised beneath our modern glamours and screams it loudly into your ear. You may find yourself feeling unusually militant after reading Choke – consider this a warning.
 
In Chuck Palahniuk's 1996 cult novel ''Fight Club,'' a young man escapes the emasculating boredom of modern life by indulging his violent, antisocial impulses. Victor Mancini, the narrator of Palahniuk's energetic, exasperating new book, also keeps in close touch with his inner bad boy, though what it is he's trying to escape is less clear. His operating principle is ''What would Jesus NOT do?''
aggiunto da stephmo | modificaNew York Times, Jennifer Reese (May 27, 2001)
 
''If you're going to read this, don't bother.'' So Chuck Palahniuk introduces the reader to Choke, showcasing the punkish style of his fourth novel from line one. The narrator, Victor Mancini, continues: ''After a couple pages, you won't want to be here,'' he warns. ''Save yourself.'' The hero's warning is the author's awkward wink, and there, in the third paragraph, you have the story's over-worked theme: salvation.
 
So ''Choke'' is an uneven but still raw and vital book, punctuated with outrageous, off-the-wall moments that work as often as not.
 
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Epigrafe
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A novel
Dedica
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For Lump.
Forever.
Incipit
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If you are going to read this, don't bother.
Citazioni
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"Sobriety is okay enough," Denny says, "but someday, I'd like to live a life based on doing good stuff instead of just not doing bad stuff. You know?"
You could put most of these folks [in an old-people's home] in front of a mirror and tell them it's a television special about old dying miserable people, and they'd watch it for hours.
Ten times out of ten, a guy means I love this [when he says I love you].
When it comes down to a choice between being unloved and being vulnerable and sensitive and emotional, then you can just keep your love.
Ultime parole
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(Click per vedere. Attenzione: può contenere anticipazioni.)
Nota di disambiguazione
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This is the novel, not the film.
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
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Victor Mancini, a medical-school dropout, is an antihero for our deranged times. Needing to pay elder care for his mother, Victor has devised an ingenious scam: he pretends to choke on pieces of food while dining in upscale restaurants. He then allows himself to be “saved” by fellow patrons who, feeling responsible for Victor’s life, go on to send checks to support him. When he’s not pulling this stunt, Victor cruises sexual addiction recovery workshops for action, visits his addled mom, and spends his days working at a colonial theme park. His creator, Chuck Palahniuk, is the visionary we need and the satirist we deserve.

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