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Sto caricando le informazioni... Maus (1973)di Art Spiegelman
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Maus è un romanzo a fumetti di Art Spiegelman, ambientato durante la seconda guerra mondiale e incentrato sull'Olocausto, sulla base dei racconti del padre dell'autore, un sopravvissuto al campo di concentramento di Majdanek e a quello di Auschwitz. (fonte: Wikipedia) Genere: fumetto Alla fine nel caos dei miei mezzi traslochi mi perdo Maus; e allora l’unica è comprarlo nuovamente. Mi immergo nella lettura di questo grande capolavoro, sapendo il gusto che troverò nel leggerlo, pagina dopo pagina. Sgomento e gioia, la trasposizione in fumetto della storia di Vadlek ed Akja, i genitori di Art, getta il lettore nel cuore della follia nazista; la grandezza del lavoro di Spiegelman è quello di trattare i ricordi del padre sotto forma di diario, intercalandolo con alcuni stereotipi che sono alla base dell’antisemitismo. Vadlek è un uomo anziano, vive con una donna, Mala, che maltratta, avaro e gretto fino all’inverosimile. Ma dietro la storia di Vadlek c’è tutta la follia nazista, i popoli vengono raffigurati con i visi degli animali, topi gli ebrei, maiali i polacchi, gatti i tedeschi, cani gli americani, rane i francesi. E come i topi gli ebrei polacchi anticipano la terribile sorte toccata ad un’intera razza, perdere il nome, perdere l’identità, perdere la dignità e, infine, perdere la vita per passare per un camino. Il sottotitolo dei primi 6 capitoli è mio padre sanguina storia, seguiti dai 5 conclusivi, intitolati e qui cominciano i miei guai. Maus è un’opera fondamentale in quanto sintetizza in maniera perfetta il delirio nazista tra la violenza e la follia dei tedeschi e le sofferenze inferte agli ebrei; è proprio nella dimensione quotidiana, quasi intima, che il lavoro di Spiegelman assume la dimensione di capolavoro assoluto. Ora non mi devo perdere il libro. Maus è molto particolare, infatti mi trovo in difficoltà a definirlo; in parole povere è la storia di Vladek Spiegelman, un sopravvissuto all'olocausto, rielaborata dal figlio sotto forma di fumetto. La scelta di utilizzare animali antropomorfi invece di esseri umani la trovo efficacissima: vedere questi topolini ebrei circondati da maiali (i Polacchi) e da grossi gatti (ovviamente i Nazisti) spiega meglio di mille parole la situazione drammatica di un popolo completamente inerme, circondato solo da egoismo e violenza. Tuttavia quello che davvero differenzia Maus da tante altre opere sull'olocausto è che l'autore non fa sconti a nessuno, nemmeno a se stesso. Suo padre dai racconti emerge come un uomo dalle mille risorse, forte e tenace. Il Vladek del presente è invece un omino gretto, maniaco del controllo e ridicolmente avaro. Il rapporto tra lui e il figlio è difficile, segnato da tanti risentimenti e soprattutto dalla grande ombra del suicidio della moglie Anja, di cui si colpevolizzano a vicenda. Spiegelman riesce a restituire dimensione umana ai sopravvissuti dei campi, resistendo alla tentazione di mitizzarli; ed ha anche il coraggio di ammettere che per lui, figlio di sopravvissuti, l'olocausto è stato più che altro un fardello ingombrante con cui dover sempre fare i conti. Avevo aspettative altissime su questa graphic novel e come spesso accade in questi casi in parte sono state deluse, perchè la storia non mi ha mai coinvolto fino in fondo, anche per la sgradevolezza (voluta, certamente) dei protagonisti principali. Tuttavia è un opera matura e profonda, che ha portato un punto di vista nuovo ad una tematica un po' abusata come quella della Shoah La mia passione per il fumetto nasce da bambino, Geppo, Braccio di Ferro, Soldino, poi Topolino, Alan Ford e poi il fumetto argentino, l’Eternauta, Comic art. Tutto cambia, poi, quando un giorno, credo ormai oltre venti anni fa, mi imbattei in Maus; non era ancora il simbolo odierno della graphic novel, libro sconosciuto a molti, sicuramente a me. Fu allora che compresi che quello era un amore destinato a durare per tutta la vita, che il fumetto è un’arte, la nona arte. L’edizione proposta da Repubblica è ridotta, manca la seconda parte del lavoro di Spiegelman, non vedo l’ora che arrivi il turno dell’edizione Einaudi, letta e riletta tante volte, un capolavoro che non stanca mai. La narrazione del delirio nazista da parte di Spiegelman si sviluppa su due livelli; il primo è quello del racconto dei fatti intervenuti in Polonia durante l’occupazione nazista; il secondo livello è quello del rapporto dell’artista americano con il padre, quasi un’icona dell’ebreo gretto e avaro. Ed è proprio da questa contrapposizione che prende aria uno dei migliori fumetti della storia, un vero e proprio romanzo disegnato che andrebbe portato nelle scuole per far capire ai giovani cosa può succedere se un uomo decide di diventare un porco e di uccidere i topi. Recensione del 23 gennaio 2008 Se si potesse direi fumetto, genere Maus. Chi non conosce il fumetto dovrebbe partire da qui. Anzi da lì, sopra a tutto, dove più in alto non si può. Maus sta al fumetto come la Divina Commedia sta alla poesia. Mancano, questo si, il purgatorio e l’inferno. C’è solo l’inferno, quello di Aushwitz. I topi ebrei inseguiti dai gatti tedeschi, con la complicità dei maiali polacchi. Una fattoria degli uomini, quella di Spiegelman. La critica dice che un altro fumetto è possibile. Si certo; è possibile un altro libro dopo la Divina Commedia, come è possibile altra musica dopo Mozart. Ma chi fa fumetto deve conoscere. Anzi no. Maus dovrebbe entrare nelle scuole, nelle Università, nei banchi, nei parchi, nei bar. Maus è un racconto di ciò che si può raccontare., raccontato con un racconto che non si può dimenticare. Vladek, il padre, stereotipo dell’ebreo avaro che sopravvive ad un mondo prodigo solo di orrore. E poi c’è Anja, compagna invisibile di Vladek che diventa la madre di Art. E cìè il mondo dell’arte, della tensione, dell’uomo che crea e distrugge. Ma alla fine crea, crea, crea, perché l’uomo è forza, è reazione, è tensione. Perché nell’uomo c’è Dio e pure ad Aushwitz Dio non è morto, perché Dio è forza, è resistenza, è vita. E tutto questo esce da un fumetto che pulsa. Recensione del 30 ottobre 2009 Per me il capolavoro dei capolavori nel mondo dei fumetti. Una storia vera, drammaticamente vera, la storia della storia, l’olocausto, disegnato e raccontato con le nuvole. Gli ebrei come topi, i tedeschi come gatti ed i polacchi maiali. Ma la storia è raccontata con tale densità narrativa e capacità di intrecciare biografia, autobiografia e fantasia da creare un fumetto strepitoso da diffondere, da far circolare, da far conoscere anche ai bambini. Spiegelmann è diventato un mostro sacro del fumetto con una sola opera. Ed ha meritato tutto il suo successo. La storia è quella di una famiglia di ebrei polacchi sopravvissuti al nazismo, alle leggi razziali, ai lavori forzati; addirittura sopravvissuti ad Auschwitz. Addirittura. Art la racconta sotto forma di lunga intervista al padre, tipico ebreo, anche in questo un’invenzione di classe di livello sopraffino.; il linguaggio non è fluido, è un ebreo, si sente lo yiddish degli ebrei stranieri in ogni patria. Poesia, storia, vita, tragedia per un grandissimo capolavoro. Oggi compio 39 anni. E’ stato un giorno tristissimo. Quanto mi manca Ettore. Un bacio per ogni secondo che abbiamo condiviso e che ancora condivideremo, grandissimo fratello mio. La tua assenza mi provoca un dolore devastante. Il pensiero di Ciro, di mamma, di Natalia mi straziano il cuore. Tu cerca di stare bene. Io ti voglio bene. Maus è l'impressionante storia di Vladek Spiegelman, un ebreo sopravissuto all'Europa di Hitler, e di suo figlio, un cartoonist che cerca di trovare un punto d'incontro con suo padre, la terriibile vicenda di suo padre e la Storia stessa. La forma usata, il fumetto (gli ebrei sono qui raffigurati come topi e i nazisti come gati) riesce perfettamente a dare corpo e vigore agli avvenimenti, spogliandoli di ogni elemento di routine e raggiungendo la grandezza della tragedia attraverso il minuscolo disegno. Si tratta, come dice la " New York Times Book Review ", di " un notevole esempio di cura documentaria e di efficacia narrativa...un evento letterario rivelatore ". Muovendosi avanti e indietro dalla Polonia a Rego Park (New York) Maus racconta due storie impressionanti. La prima consiste nel resoconto del padre di Spiegelman, di come egli e la moglie riuscirono a sopravvivere nell'Europa di Hitler: un racconto straziante con infiniti agguati della morte evitati per miracolo e il terrore continuo dell'arresto e del tradimento. La seconda si snoda nei difficili e contorti rapporti dell'autore con l'anziano padre nel tentativo di condurre una vita normale fatta di futili litigi e di rapide visite su di uno sfondo storico troppo imponente e immanente. A ogni livello, questo è il racconto definitivo del sopravvisuto...e anche quello dei figli che in qualche modo sopravvivono perfino ai sopravvisuti. Maus conduce i genitori di Spiegelman ai cancelli di Auschwitz e lui sull'orlo della disperazione. Liberatevi di tutti i vostri pregiudizi. Qui gatti e topi non sno Tom e Jerry, ma qualcosa di assai diverso: una nuova forma di letteratura. Disegnata: a fumetti. Appartiene alle SerieMaus: A Survivor's Tale (omnibus) Appartiene alle Collane EditorialiStile libero [Einaudi] (Big) ContieneHa come guida di riferimento/manualeHa uno studioHa come guida per lo studentePremi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
The Pulitzer Prize-winning Maus tells the story of Vladek Spiegelman, a Jewish survivor of Hitler's Europe, and his son, a cartoonist coming to terms with his father's story. Maus approaches the unspeakable through the diminutive. Its form, the cartoon (the Nazis are cats, the Jews mice), shocks us out of any lingering sense of familiarity and succeeds in "drawing us closer to the bleak heart of the Holocaust" (The New York Times). Maus is a haunting tale within a tale. Vladek's harrowing story of survival is woven into the author's account of his tortured relationship with his aging father. Against the backdrop of guilt brought by survival, they stage a normal life of small arguments and unhappy visits. This astonishing retelling of our century's grisliest news is a story of survival, not only of Vladek but of the children who survive even the survivors. Maus studies the bloody pawprints of history and tracks its meaning for all of us. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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