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Norwegian Wood di Haruki Murakami
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Norwegian Wood (originale 1987; edizione 2000)

di Haruki Murakami, Jay Rubin (Traduttore)

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Norwegian Wood è un grande romanzo sull'adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli "altri" per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel costi. Come il giovane Holden, Toru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un'istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile...… (altro)
Utente:Ianaf
Titolo:Norwegian Wood
Autori:Haruki Murakami
Altri autori:Jay Rubin (Traduttore)
Info:Vintage (2000), Paperback, 298 pages
Collezioni:Read
Voto:****
Etichette:Nessuno

Informazioni sull'opera

Norvegian Wood di Haruki Murakami (1987)

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Beata gioventù verrebbe da dire dopo le prime pagine di questo “Norwegian Wood” di Haruki Murakami pubblicato in Giappone nel 1987 ed in Italia nel 1993 da Feltrinelli con il titolo di Tokyo Blues (Einaudi ha poi curato una nuova edizione, con un'introduzione di Giorgio Amitrano, pubblicata con il titolo originale nella sua traduzione inglese. Alcune edizioni riportano entrambi i titoli).

Beata gioventù dunque, se non fosse che, nel procedere con la lettura, quell’immagine sognante, romantica, sfumata ad acquerello su morbida carta di seta, è dilaniata dal ritratto di una generazione, poco più che adolescente, in cui sesso e rock’n’roll sembrano farla da padroni, aspirando a pieni polmoni dall’aria dei dormitori universitari impregnata di ferormoni e sudore. Una cortina che fatica però a nascondere un profondo disagio ed una certa fragilità generazionale, evidenti nella scia di depressioni e di suicidi che non lasciano indifferenti. Essi, infatti, ci fanno riflettere su come, nel passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, a qualsiasi latitudine o longitudine ci si trovi, gli opposti si toccano e può essere tanto più difficile coglierne i confini, quanto spostarsi da una parte all’altra. E tutto ciò non si comprenderebbe così bene se, tra le parole di questo libro, non emergessero, così come invece accade, i sentimenti veri e profondi dei personaggi di Murakami, le loro insicurezze, le aspirazioni e quella spasmodica ricerca d’amore, forse non ancora maturo al punto d’esser colto, ma certamente così vasto e profondo da potercisi perdere. Si percepisce, sovente, lo smarrimento giovanile, la difficoltà di decifrare e quindi d’esprimere la propria interiorità: “non posso mai dire quello che voglio dire” e “tutto quello che ottengo sono le parole sbagliate”.

Per Haruki Murakami, che qui scrive in prima persona, questo è il quinto libro. La sua voce narrante è quella di Toru Watanabe, ma non quella del trentasettenne che su un volo aereo rievoca con il pensiero il suo passato sulle note di “Norwegian Wood” dei Beatles, ma di quel Toru che giace tra i ricordi, del ragazzo, dello studente universitario (diremmo oggi fuori sede) nella grande Tokyo. Siamo in un Giappone tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio del decennio successivo, nel pieno della sessantotto del Sol Levante e della contestazione universitaria (poco raccontata in occidente). Tutto incomincia con un grande amore, quasi impossibile, per via che la delicata e fragile Naoko è la fidanzata del suo migliore, forse unico vero amico Kizuki (e anche questo in fondo è un amore) che, morto suicida, lascia un vuoto profondo, ma sarebbe meglio dire una sospensione apneica.

“I once had a girl. Or should I say she once had me” recita la prima strofa di Norwegian Wood dei quattro “scarafaggi” di Liverpool e in fondo quel “Una volta avevo una ragazza. O dovrei dire, lei una volta aveva me" è la sintesi perfetta di questo romanzo che, nella scrittura a tratti onirica, a volte cruda, a sprazzi soffusamente erotica di questo scrittore, in effetti scalda il cuore. Non è però una tisana zuccherina il cui gusto subito ci conquista. Ad ogni sorso si percepiscono sfumature differenti, note più amare, altre più aspre, esplosioni di dolcezza. Serve un minimo di tempo per cogliere il retrogusto che ci appaga. Perché qui parliamo della vita e pure della morte e tra le due c’è un complesso pentagramma di note esistenziali che producono melodie fantastiche, ma talvolta dissonanti.

Nel raccontare l’esperienza giovanile di Toru Watanabe, di Naoko e Kizuki, ma anche di un’altra anima femminile, Midori, che s’insinua nella mente e nel cuore del giovane universitario, Murakami ci affascina con una narrazione tutta orientale nel rapporto tra anima e stagioni del tempo e della vita, ma travalicandone i confini culturali e mostrandoci un Giappone in cui a girare sono i dischi jazz di Bill Evans e Miles Davis, dove tra le letture di culto spiccano i libri di Thomas Mann e dei contemporanei americani, dove si suona la chitarra ricreando atmosfere da figli dei fiori e canticchiando i Beatles e i Doors, dove pare d’essere in un grande immenso Starbuck con l’odore del caffè che si mescola a quello dei mozziconi di sigaretta, lattine di birra ed alcol.

Ed è forse per questo motivo che il libro è piaciuto ad entrambi gli estremi della rosa dei venti, non solo in quella che è considerata la “superba” traduzione di Jay Rubin (prima edizione inglese autorizzata per la pubblicazione fuori dell'arcipelago nipponico), ma anche in quella più rara di Alfred Birnbaum, a suo tempo data alle stampe per gli studenti giapponesi di inglese. Ma a noi, poco importa in fondo, visto che lo leggiamo nella bella traduzione in italiano di Giorgio Amitrano, professore di Letteratura giapponese presso l'Università di Napoli “Orientale”. Ha tradotto numerosi autori giapponesi tra cui Kawabata Yasunari, Mishima Yukio, Inoue Yasushi, Yoshimoto Banana (va detto per dovere di cronaca che altri libri di Murakami sono tradotti in italiano da Antonietta Pastore).

C’è nel ricordo giovanile di un Watanabe ormai adulto una sorta di nostalgia di quegli anni di giovinezza che oggi paiono lontani anni luce e rappresentano la libertà perduta con la maturità, ma c’è anche l’ostinata volontà di preservare, in quel ricordo che pare tutt’altro che sbiadito dal tempo, un dolore, quello della perdita, che qui è intimamente abbracciato ad un sentimento forte come l’amore che il racconto rinnova con disperata ostinazione. Trovo un po’ retrò la metafora, a più riprese fatta da altri recensori, dell’inverno come simbolo della morte, quella che aleggia intorno a Watanabe e Naoko che passeggiano, uno accanto all’altro, come fantasmi del passato, tra i boschi innevati. "La morte non è l'opposto della vita, ma una parte di essa" è scritto nel libro. Credo quindi che nel fluire delle stagioni, della natura, così come della vita, di cui Murakami ci fa partecipi, luce e buio, vita e morte si scambino di ruolo in un processo ineluttabile e che, proprio per questo, la vita stessa vada assaporata, vissuta. Quella stessa esistenza che a Toru Watanabe offre la possibilità, nella sospensione surreale del suo rapporto quasi platonico con la morte (Naoko/Kizuki), di scegliere di esistere in una vita reale che gli offre l'amore della irrefrenabile Midori Kobayashi. Arrivati all’ultima pagina di Norwegian Wood potremo però solo supporre la strada scelta dal giovane Watanabi, se l'amore o la continuazione nel dolore, quello che invece è certo è il messaggio contenuto tra le pagine: “i morti saranno sempre morti, ma noi dobbiamo continuare a vivere”.

E’ un libro che emoziona? Certamente sì. E lo fa con una serenità che sorprende. Lo fa con una trama che all’apparenza è di una semplicità disarmante, ma che nasconde una complessità emotiva non comune. Non ci sono colpi di scena improvvisi e imprevedibili, non ci sono buoni o cattivi, nemmeno antipatici e tantomeno eroi. Ma c’è la vita che scorre e i giorni che passano, c’è l’attesa, ci sono le pause, il lavoro, il sesso, lo studio. C’è tanta, tantissima anima in un romanzo che qualcuno vuole etichettare “di formazione”, ma che io preferisco definire un prezioso richiamo al valore della vita. ( )
  Sagitta61 | Mar 1, 2024 |
Per certi versi, Norwegian Wood è il solito romanzo di formazione: abbiamo un protagonista, Tōru, sull’orlo dell’età adulta senza sapere bene cosa farà da grande (che, anzi, si fa trascinare dalla vita, più subendola che vivendola) e una manciata di altri personaggi abbastanza tipici del genere, dalla ragazza smaliziata e “alternativa” all’amico che, beato lui, ha già una strada da seguire.

La particolarità di Norwegian Wood sta nella malinconia e nella tristezza della constatazione che l’adolescenza sia un’età alla quale non tuttə sopravvivono, e spesso non ne sappiamo neanche il perché. Mi è piaciuto molto l’equilibrio con il quale Murakami ha affrontato l’argomento: è vero che chi è arriva all’età adulta ha avuto più forza, più coraggio e anche più fortuna, ma non c’è condanna o disprezzo per chi invece si è arresə.

Solo tristezza, per la vita sprecata, per i legami recisi, per chi rimane e deve andare avanti con più solitudine da portarsi dentro. È un ambito dove è facile scivolare nei sentimentalismi, ma Murakami se ne tiene ben lontano, limitandosi a raccontare una storia di crescita, con tutti quei momenti nei quali la vita sembra così spaventosa da lasciare senza fiato e desiderosə di fermarsi, di avere una pausa, una tregua.

Se avete intenzione di leggerlo, tenete presente che è un classico romanzo di formazione e che, anche se magari non è il capolavoro esaltato da moltə, si legge volentieri e con interesse. In definitiva, sono molto contenta che sia stato il libro di novembre di LiberTiAmo, altrimenti chissà quando mi sarei decisa a leggerlo! ( )
  lasiepedimore | Jan 11, 2024 |
Contrariamente alle aspettative, mi è piaciuto.
Di solito gli autori giapponesi mi danno l'impressione di essere freddi e molto distanti dal mio modo di sentire, ma questo è un romanzo intenso, fatto di grandi passioni stemperate da toni nostalgici e delicati.
In parole povere è un triangolo amoroso, ma sotto la superficie da romanzo sentimentale si celano ben altre profondità. Assistiamo al processo di maturazione di un ragazzo appena uscito dall'adolescenza nel Giappone di fine anni '60, quando il conflitto fra tradizione e modernità era al suo apice. L'indecisione del protagonista fra due ragazze così diverse fra loro è in fondo il riflesso di questa contrapposizione: Naoko rappresenta le radici, quel passato doloroso ma idealizzato da cui è difficile staccarsi; Midori (il personaggio più complesso e affascinante dell'opera a mio parere) incarna l'ottimismo e la fiducia nell'avvenire. Naturalmente con queste premesse il finale è abbastanza prevedibile, [SPOILER]-(la bella Naoko, incapace di integrarsi nel mondo, si suicida e lascia Toru addolorato ma libero dai legami col passato e pronto a cominciare la sua vita con Midori)-[FINE SPOILER] ma nonostante tutto poetico. E' l'intero romanzo in realtà ad essere pieno di poesia, non quella classica che si studia a scuola ma un lirismo intimo, fatto più che altro di suggestioni.
E' stato il mio primo incontro con Murakami e mi ha lasciato piuttosto soddisfatta: per tematiche ed ambientazione non è certo il libro della vita, ma mi accontento di aver letto un buon romanzo. ( )
  Lilirose_ | Mar 22, 2019 |
Bellissimo romanzo scritto con una capacità descrittiva unica anche nelle cose più semplici. Romanzo sull'adolescenza, dovrebbe essere letto da giovani ma è emozionante anche in età adulta. Da leggere. ( )
  permario | Jun 4, 2018 |
che storia delicata. che atmosfere. Murakami scrive davvero bene. ( )
  Claudy73 | Sep 22, 2014 |
Menschen wie Toru Watanabe trifft man in allen Büchern von Haruki Murakami. Es sind Singles, die in ihren Apartments sitzen und sich alte Filme anschauen, die Miles Davis hören und Scotch dazu trinken. Das Schicksal hat Spuren in ihnen hinterlassen, so wie in Toru Watanabe, der mit Naoko die einzige wirkliche Liebe seines Lebens verloren hat. Aber diese Spuren sind wie Kratzer auf einer Schallplatte. Sie kehren regelmäßig wieder und jedes Mal wieder erschrickt man - auch wenn sich bereits nicht mehr so genau erinnern kann, bei welcher Gelegenheit man die Nadel einmal zu unvorsichtig aufgesetzt hat.
 

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Haruki Murakamiautore primariotutte le edizionicalcolato
Amitrano, GiorgioTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Chancer, JohnNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Elbrich FennemaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Nolla, AlbertTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Porta, LourdesTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Rubin, JayTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
Incipit
Avevo trentasette anni, ed ero seduto a bordo di un Boeing 747.
Citazioni
Ultime parole
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Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico

Risorse esterne che parlano di questo libro

Wikipedia in inglese (1)

Norwegian Wood è un grande romanzo sull'adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli "altri" per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel costi. Come il giovane Holden, Toru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un'istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile...

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