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Trilogia della citta di K. di Ágota…
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Trilogia della citta di K. (originale 1986; edizione 1986)

di Ágota Kristòf, Armando Marchi (Traduttore), Virginia Ripa di Meana (Traduttore), Giovanni Bogliolo (Traduttore)

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1,0115920,475 (4.21)15
Quando Il grande quaderno apparve in Francia a met© degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la Trilogia della citt© di K ritrae un'epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilit© storiche ancora oscure.… (altro)
Utente:Lilirose_
Titolo:Trilogia della citta di K.
Autori:Ágota Kristòf
Altri autori:Armando Marchi (Traduttore), Virginia Ripa di Meana (Traduttore), Giovanni Bogliolo (Traduttore)
Info:Torino, Einaudi, 2005
Collezioni:La tua biblioteca, Narrativa
Voto:*****
Etichette:literary fiction, fratelli, gemelli, orfani, violenza, guerra, letteratura francese, letteratura ungherese

Informazioni sull'opera

Trilogia della città di K. di Ágota Kristóf (Author) (1986)

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Io e Trilogia della città di K. non siamo partiti con il piede giusto: la prima parte, Il grande quaderno, mi ha lasciata piuttosto perplessa, mi sembrava piena di violenza gratuita messa lì per suscitare un orrore fine a se stesso, visto che il romanzo non pareva prendere nessuna direzione precisa.

Poi ho iniziato La prova e mi sono dovuta ricredere. Trilogia della città di K. è improvvisamente diventato più del classico libro sugli effetti devastanti della guerra, dell’odio e dei regimi totalitari. È un libro sull’impatto che esperienze così estreme e disumanizzanti hanno sulla mente umana, portandola a distorcere la realtà, a farla essere meno tremenda di quanto in realtà non sia.

Si tratta di uno dei libri più tristi che abbia letto nella mia vita. La storia di questi due gemelli e della loro famiglia ti mette davanti a tutta la cattiveria degli esseri umani e la verità non è più così importante davanti alle distorsioni della realtà operate dalla mente per cercare di sopravvivere. Infatti, a un certo punto ho smesso di chiedermi cosa fosse successo, ma perché esistesse quella distorsione.

Leggere Trilogia della città di K. è stato come entrare nella mente depressa di una persona sopravvissuta agli orrori della guerra: non ci vengono risparmiate le incongruenze proprio perché queste fanno parte della personalità del narratore. Alla fine ci rimane un enorme senso di spreco: quante vite vengono distrutte da questi eventi traumatici? Si contano sempre le morti in caso di guerre, ma quanto è grande il prezzo che paga chi sopravvive? ( )
  lasiepedimore | Jan 12, 2024 |
Leggere la “Trilogia della città di K.” di Agota Kristof in questo periodo ha un significato particolare. Gli echi della guerra in Ucraina, le fotografie di dolore sono il complemento di questo romanzo che ha un carattere di unicità. Tre romanzi nel romanzo, un unico filo conduttore, il dolore della guerra, e l’intersezione di storie che pur disorientando il lettore lo immergono nella città immaginaria di K. Klaus e Lucas sono due gemelli e il romanzo parla della loro vita, alternando, anche stilisticamente, la prospettiva del racconto ambientato nell’Europa dell’Est durante una non definita guerra. Il libro è suddiviso in tre romanzi che vanno letti insieme, il primo “Il grande diario” racconta dell’infanzia dei due ragazzini che vivono con la nonna, definita la strega. Sono stati abbandonati dalla madre e la vecchia donna li educa al dolore, alla fame, alle angherie. E i due bambini, dotati di rara intelligenza, si informano, imparano, nell’unica prospettiva di educarsi al dolore della vita che verrà. Il primo capitolo è suddiviso in piccoli paragrafi, due, al massimo, tre pagine. La storia si conclude con la morte della madre e della sorella per una granata e del padre ucciso mentre provava ad attraversare un campo minato. Nel secondo capitolo, “La prova”, la prospettiva è quella di Lucas, rimasto nella città di K. Tutti lo trattano come un matto, perché nessuno ricorda l’esistenza del fratello Klaus, le stranezze dell’uomo stridono con l’umanità con cui Lucas accoglie Yasmine e Mathias, un ragazzo menomato. Alla fine del capitolo il ritorno di Klaus a K. crea scompiglio perché nessuno crede alla sua esistenza e così si sovrappongono le vite dei due fratelli. A questo punto il lettore, ormai disorientato, viene a sapere che Lucas è stato ricoverato in una clinica psichiatrica dopo essere stato sparato dalla madre per un episodio di gelosia nei confronti del padre. Intanto Klaus cresce con Antonia, l’amante del padre, e la sorellastra Sarah, di cui si innamorerà. Nel terzo capitolo, “L’ultima menzogna”, la prospettiva è quella di Klaus che ritrova la madre, ormai impazzita, che vive nel ricordo di Lucas. E il libro termina con la notizia del suicidio di Lucas e con l’aspettativa da parte di Klaus della morte come unica possibile soluzione di vita.
La forza del racconto è amplificata dallo stile asciutto, essenziale oltre ogni limite, ogni parola sembra scandita con incredibile precisione, il dolore non ammette fronzoli.
Uno dei libri più importanti della letteratura contemporanea. ( )
  grandeghi | Jul 21, 2022 |
Wow, che libro. Crudo, straziante, ma soprattutto bellissimo.
La struttura narrativa è particolare: si tratta in realtà di tre libri scritti in momenti diversi, intrecciati fra loro in un gioco di echi e rimandi che solo alla fine (e forse neanche allora) troveranno un senso compiuto.
Tre romanzi in uno, dunque, accomunati da uno stile duro, scarno e freddo che trovo perfetto per un'opera del genere, quasi sfacciata nel suo realismo brutale. L'autrice non ci risparmia nulla, niente è troppo turpe da essere taciuto e sebbene capisca che questa scelta possa dispiacere a molti, io l'ho trovata coraggiosa e portata avanti con una maestria rara, forse solo Saramago con Cecità è riuscito dopo di lei a scavare tanto a fondo nella bestialità umana.
Questo è particolarmente vero per il primo libro, di gran lunga il più bello ed il più esplicitamente, materialmente crudele; negli altri due (specialmente l'ultimo) la dimensione si fa più intima e trovano spazio sensazioni altrettanto sgradevoli ma più sottili quali il senso di sconfitta, la solitudine o la disperazione pura e semplice.
Di speranza in effetti ce n'è ben poca in questa trilogia: è una sorta di cantico dell'inutilità del vivere e dell'efferatezza umana, raccontato con un' intensità che mi ha toccato vivamente.
Per i temi e lo stile non è un libro che consiglierei a cuor leggero, ma posso garantire che chi si immergerà in questo mare di implacabile ferocia verrà ripagato dal raggiungimento di profondità inaspettate. ( )
  Lilirose_ | Oct 11, 2020 |
Un libro di una tristezza infinita in cui domina prepotente il senso di perdita, di distacco, di lutto. E sono perdite laceranti, incolmabili, quasi scissioni violente e dolorose.
Al centro di tutto i gemelli, che in modo quasi angosciante sembrano essere una sola persona, un'unica identità, tanto che finisci per chiederti se non siano un'enorme menzogna, se non si tratti in realtà di un unico individuo, che nello sforzo disperato di trovare in se stesso una forza che diversamente non avrebbe, per affrontare la durezza e l'orrore della drammatica realtà della guerra, dell'abbandono e della sopravvivenza, abbia avuto bisogno di creare "l'altro" in una sorta di bipolarismo. Ed il distacco, reale o inconscio che sia, finisce per determinare la disgregazione dell'individuo stesso e, in un finale onirico, profondamente destabilizzante e di una mestizia quasi patetica, il disconoscimento dell'altra parte di sè.
Decisamente un libro che lascia il segno. ( )
  ermita | May 28, 2013 |
Dice:
- Sì. Certe vite sono più tristi del più triste dei libri.
Dico:
- Proprio così. Un libro, per triste che sia, non può essere triste come una vita.


Non appena ho chiuso il libro mi sono fatta un bel pianto e ho pensato che la Kristof sia riuscita a smentirsi. Questo non è un libro che si possa descrivere, potrei definirlo l'espressione in carta della solitudine e non ci andrei comunque vicino. La solitudine di cui parlo non è quella fisica, ma l'angoscia di un'anima che ha perso gli affetti e tenta disperatamente di sopravvivere alla devastazione di questo sradicamento, senza riuscirci. Il vuoto che l'accompagna è una sorta di eco dolorosa che non permette di essere dimenticata, né colmata da altro che proprio quegli affetti che non può più riavere.

Bellissimo, ma non lo rileggerei per nulla al mondo: è stato come se mi strizzassero il cuore e lo mettessero a stendere. ( )
  Amarillide | Nov 18, 2012 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Kristóf, ÁgotaAutoreautore primariotutte le edizioniconfermato
Bogliolo, GiovanniTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Marchi, ArmandoTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Ripa di Meana, VirginiaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Romano, MarcoTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Sheridan, AlanTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Watson, DavidTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
Incipit
Arriviamo dalla Grande Città.
Citazioni
Ultime parole
Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico

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Quando Il grande quaderno apparve in Francia a met© degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la Trilogia della citt© di K ritrae un'epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilit© storiche ancora oscure.

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