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La strada per Los Angeles (1985)

di John Fante

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Serie: Bandini (1)

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6591035,149 (3.87)2
I had a lot of jobs in Los Angeles Harbor because our family was poor and my father was dead. My first job was ditchdigging a short time after I graduated from high school. Every night I couldn't sleep from the pain in my back. We were digging an excavation in an empty lot, there wasn't any shade, the sun came straight from a cloudless sky, and I was down in that hole digging with two huskies who dug with a love for it, always laughing and telling jokes, laughing and smoking bitter tobacco.… (altro)
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Secondo libro della saga, un pochino più discontinuo e a tratti noioso e ripetitivo ma comunque stravagante e in qualche maniera passatemi "folle"..
Arturo, strafottente, arrogante, sicuro si sé, lui si definisce "uno scrittore" e questo, secondo lui, ne fa una persona migliore. Acerbo, coi suoi diciott'anni ma con una grande voglia di fare, di emergere, di cambiare vita, passando da un estremo all'altro, raccontandosi e inventandosi un mondo tutto suo..
Mi sono affezionata a questo personaggio tanto diverso da me, perchè anche se in qualche modo fa di tutto per essere odiato, si fa amare per questa voglia di cultura e di sapere che fin da ragazzino lo accompagna...Arturo Bandini ama leggere e questo lo rende, a me, simpatico...Arturo, va cercando altro, ancora non sa bene cosa, ma ha un occhio rivolto al futuro. Io lo apprezzo per questo!! ( )
  Sally68 | May 27, 2018 |
Sinceramente sono sconcertata, è il quarto romanzo di Fante che leggo, il secondo della saga Bandini e sono delusa: qui il personaggio è odioso, egocentrico, concentrato sui suoi sogni ma in maniera palesemente più immatura e distruttiva dell'Arturo Bandini di "Aspetta primavera Bandini". Forse perché, anche se cronologicamente questo romanzo sarebbe il secondo in realtà è stato scritto per primo, quindi potremmo invocare una sorta di rodaggio, di scrittura acerba e immatura, ma non mi convince del tutto come lettura. Vedremo con i volumi successivi come finirà.

Come guida al mio smarrimento mi annoto qualche passo dalle prefazioni di Sandro Veronesi:

(E com'è questo Arturo Bandini) rispetto agli altri tre? Be', è strepitoso. E' di gran lunga il più folle, schizofrenico, esilarante personaggio che sia mai comparso in un romanzo serio. Gradasso, bugiardo, lavativo, razzista, blasfemo, eppure calpestato da tutti: è veramente strepitoso. E' l'Arturo Bandini in purezza, così come doveva essere all'inizio, un incontenibile sbocco di ormoni immerso nel cuore céliniano della miseria: è tornato indietro in età, ha diciott'anni, vive con madre e sorella in un lurido sobborgo di Los Àngeles, ed è orfano di quel padre che in "Aspetta primavera" gli faceva ombra e in "Sogni di Bunker Hill" si toglie il cappotto per darlo a lui. E' una mina vagante, caricato di paroloni da una forsennata erudizione autodidatta, capace di oscillare dal superomismo al comunismo piú minaccioso, eppure ancora privo di qualsiasi esperienza, e perciò puro.
(...) Solo contro tutti, incassatore di formidabili sconfitte e protagonista di gloriose rivincite, sempre arrapato, (...) ma anche dilaniato dal senso di colpa cattolico per la propria impurità, e dunque autolesionista al limite del masochismo (...) nella sua bolla di fanfaronate...


E di Emanuele Trevi:

"In breve, però, non accade nulla". Osservazione più che esatta, se è vero che quasitutto ciò che "accade" nel libro riguard solo la mente e la sensibilità del suo eroe, mentre il mondo esterno (a partire dal disastrato nucelo familiare), non si accorge di nulla, o fraintende completamente. Mai come in questo capitolo rifiutato della sua saga, Bandini ci appare immerso in una solitudine senza rimedio, comicamente accentuata dall'ingenuo ricorso a modelli filosofiic mal compresi e mal digeriti.
  ShanaPat | Jul 20, 2012 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
John Fanteautore primariotutte le edizionicalcolato
Arensman, Dirk-JanTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo originale
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Eventi significativi
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I had a lot of jobs in Los Angeles Harbor because our family was poor and my father was dead.
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I had a lot of jobs in Los Angeles Harbor because our family was poor and my father was dead. My first job was ditchdigging a short time after I graduated from high school. Every night I couldn't sleep from the pain in my back. We were digging an excavation in an empty lot, there wasn't any shade, the sun came straight from a cloudless sky, and I was down in that hole digging with two huskies who dug with a love for it, always laughing and telling jokes, laughing and smoking bitter tobacco.

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