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In Patagonia (1977)

di Bruce Chatwin

Altri autori: William Dalrymple (Introduzione)

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3,250914,022 (3.73)157
© un diario del viaggio che l'autore intraprese alla ricerca delle tracce di un suo antenato marinaio attraverso la Patagonia argentina e cilena. In Patagonia ©· universalmente considerato il capolavoro di Bruce Chatwin. La narrazione, secondo il consueto stile chatwiniano, si abbandona a numerose divagazioni di tipo storico e scientifico. L'opera si configura anche come una ricerca delle proprie radici, ripercorrendo le vicissitudini affrontate da un leggendario personaggio della famiglia dell'autore, il capitano Charles Milward.… (altro)
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Fantastico libro, da leggere senza fretta. Non è necessario leggerlo tutto d'un fiato, nè induce a farlo. E' il racconto d'un viaggio in Patagonia, ma non è solo resoconto, è un andirivieni continuo fra il presente del viaggiatore e il passato della gente che incontra ,che a sua volta rimanda ad altre persone, ad altre storie, ad avvenimenti divenuti leggende, come la vicenda dell'animale preistorico che sarebbe lì vissuto o sopravvissuto, di Butch Cassidy, di banditi e giganti. La scrittura è efficace, quasi cinematografica, con incredibili zoomate su particolari che ti par di vedere, toccare, sentire.
Il n'y a plus que la Patagonie, la Patagonie, qui convienne à mon immense tristesse... Cendrass - dedica del libro ( )
  IoAnnalisa | Oct 25, 2009 |
Dopo l'ultima guerra alcuni ragazzi inglesi, fra cui l'autore di questo libro, chini sulle carte geografiche, cercavano il luogo giusto per sfuggire alla prossima distruzione nucleare. Scelsero la Patagonia. E proprio in Patagonia si sarebbe spinto Bruce Chatwin, non già per salvarsi da una catastrofe, ma sulle tracce di un mostro preistorico e di un parente navigatore. ( )
  impok | Apr 7, 2008 |
Dopo l'ultima guerra alcuni ragazzi inglesi, fra cui l'autore di questo libro, chini sulle carte geografiche, cercavano il luogo giusto per sfuggire alla prossima distruzione nucleare. Scelsero la Patagonia. E proprio in Patagonia si sarebbe spinto Bruce Chatwin, non già per salvarsi da una catastrofe, ma sulle tracce di un mostro preistorico e di un parente navigatore.

Zeruhur (12-02-2006)
Il libro si apre con un ricordo di infanzia, un’ottima introduzione che spiega i motivi che hanno spinto l’autore a recarsi in un luogo sperduto in capo al mondo. Stupisce subito per la freschezza del linguaggio e uno humor inglese davvero diabolico. Bisogna premettere comunque che Chatwin non è intenzionato a descrivere il suo viaggio, ma piuttosto l’oggetto del viaggio. Se cercate il classico racconto di viaggio dove l’autore descrivere solo azioni e sensazioni, “In Patagonia€? non fa per voi. Il racconto di viaggio di Chatwin non si esaurisce nella mera descrizione. L’autore comprende bene che un luogo è fatto dalle persone che lo abitano. Sono le storie dei patagoni quindi, che si intrecciano al racconto. Il libro è per metà il racconto del viaggio tout court, per metà un compendio di aneddoti che uno dopo l’altro costituiscono la storia informale della Patagonia, il suo humus culturale cui non si può prescidendere per comprendere un popolo e quindi il suo territorio. Nella pagine di Chatwin emergono figure di grandi avventurieri da Darwin a Butch Cassidy e Sundance Kid. La Patagonia quindi è la frontiera estrema, l’ultimo west e pertanto il simbolo stesso del viaggio. Il carattere di luogo selvaggio non è reso nella descrizione dei luoghi (seppur non manchino stupende quanto lapidarie descrizioni di paesaggio), ma piuttosto nelle vite di coloro che hanno intrecciato la loro storia con questa terra, nel passato e nel presente. Quando non è l’aneddoto storico ad espletare questa funzione, sono i ritratti di quotidianetà che Chatwin ci offre.
Voto: 5 / 5

"La Patagonia"... qualcosa di estremo!
Bruce Chatwin racconta il suo viaggio in Patagonia sulle tracce di un mostro preistorico e di un suo parente navigatore, li trovò entrambi... insieme alla bellezza del viaggio, il piacere di scoprire cosa c'è "più in là", passo dopo passo, persone, culture, paesaggi da togliere il respiro.
Chatwin il vagabondo, racconta persino la storia di Butch Cassidy e Sundance Kid che finirono la loro leggendaria esistenza in queste terre aspre, che oggi, come allora, intreccia storie di uomini avventurieri, navigatori, esploratori o più semplicemente immigrati scozzesi, russi, tedeschi...

Le capacità descrittive di Chatwin sono incredibilmente reali, descrive ogni sua tappa come tanti piccoli romanzi e suscita nel lettore un fascino irresistibile.

Questo è un libro da leggere tutto in un fiato, seguire Chatwin come se si facesse il viaggio insieme a lui, leggere pagina dopo pagina, immergendosi in atmosfere incredibili che diventeranno così familiari da iniziar sentire i suoni, gli odori, la presenza di quella terra così lontana...fino alla fine...no...questo libro non ha una fine, una volta girata l'ultima pagina la prima cosa che ti viene in mente è il proprio zaino chiuso nell'armadio, prenderlo, e partire... non importa dove, si deve partire, camminare... camminare... La Patagonia è il luogo in cui desidero tornare...anche se non ci sono mai stato, ma grazie a Chatwin l'ho sentita dentro!

Ogni persona, dopo aver letto questo libro, porta sempre con sè un taccuino su cui scrivere i propri appunti (vero Fu??) ed io personalmente ci aggiungo la mia immancabile macchina fotografica per cercare di descrivere ogni luogo, ogni viaggio, ogni emozione, perchè in ogni luogo c'è un pezzo di Patagonia... La Patagonia di Bruce Chatwin. ( )
  MareMagnum | Mar 4, 2006 |
Mostra 3 di 3
If the book were nothing more than a study of how the English maintain quaint customs in remote environments, its appeal would be limited. Fortunately, Mr. Chatwin has an inquiring mind, and part of the pleasure lies in his digressions. Not for him the straight line and the urgent destination. He detours and meanders and circles back, and before we know it we are being told tales of the early navigators, or given an account of an anarchist revolution, or hearing the true story of Butch Cassidy and the Sundance Kid, who went to Patagonia in 1901 on the run from the Pinkertons, started a sheep farm and stayed for five years. Mr. Chatwin's mind, like a crowded attic without cobwebs, produces curios and discontinued models, presented in a manner that is laconic without being listless, literate without being pedantic, and intent without being breathless
aggiunto da John_Vaughan | modificaNY Times, Ted Morgan (Jul 12, 1978)
 

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Chatwin, Bruceautore primariotutte le edizioniconfermato
Dalrymple, WilliamIntroduzioneautore secondariotutte le edizioniconfermato
Barnett, MonicaCollaboratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Bergen, DavidImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Chabert, JacquesTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Fraser, HughNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Gogalniceanu, CalinaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Goligorsky, EduardoTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hesse, EelcoTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Kamp, AnnaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Luna, José LuísTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Marcellino, FredImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Marchesi, MarinaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Shakespeare, NicholasIntroduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo originale
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Luoghi significativi
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Epigrafe
Dedica
Incipit
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In my grandmother's dining-room there was a glass-fronted cabinet and in the cabinet a piece of skin.
Citazioni
Ultime parole
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Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
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Lingua originale
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© un diario del viaggio che l'autore intraprese alla ricerca delle tracce di un suo antenato marinaio attraverso la Patagonia argentina e cilena. In Patagonia ©· universalmente considerato il capolavoro di Bruce Chatwin. La narrazione, secondo il consueto stile chatwiniano, si abbandona a numerose divagazioni di tipo storico e scientifico. L'opera si configura anche come una ricerca delle proprie radici, ripercorrendo le vicissitudini affrontate da un leggendario personaggio della famiglia dell'autore, il capitano Charles Milward.

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