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This book presents sixteen essays in the new literacy studies tradition, written during the period 1985-2010. It covers a diverse range of themes with a particular emphasis on topics of cultural, political and historical interest. The collection includes both previously published and unpublished works, and is organized in four sections. Topics addressed in Part 1 include functional literacy, the politics of literacy in Nicaragua during the Sandinista period (1979-1990), the rise of the working class press in Britain, and reader response and the teacher as meaning-maker. Part 2 discusses critical literacy and active citizenship, literacy and empowerment, language and the new capitalism, varying ways of using computers in and out of school, and the way a low achieving student challenges conventional notions of literacy failure. Part 3 addresses the new literacy studies and the study of new literacies, the theory and practice of attention economics, and early developments in the use of ratings within online communities and social practices. The final part of the book takes up the theme of researching new literacies, discusses practices of digital remix, and provides a case study of becoming research literate within a context of DIY media creation.… (altro)
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In una parola: noioso.

Non succede nulla.
Gli scenari inesistenti, le atmosfere impalpabili: siamo sull'Isola d'Elba all'inizio dell'800, ma potremmo essere su qualsiasi isola prima dell'invenzione del motore.
I personaggi sono piatti ingranaggi che asservono solo allo scopo a cui sono designati e ciò nonostante nemmeno si delinea questo scopo.
La trama non c'è, o meglio fa di tutto per non apparire e questo sarebbe coerente anche con l'idea di un libro che vorrebbe essere una specie di introspezione psicologica di un individuo unico ma sopratutto del suo invece banalissimo indagatore. Ma questo fallisce miseramente.
Alla fine è un libro piatto, vagamente confuso e che certo non si fa ricordare. ( )
  Berech | Mar 2, 2020 |
Martino Acquabona, piccolo notabile elbano e acceso antibonapartista, si ritrova a fare il bibliotecario per Napoleone durante i dieci mesi di permanenza del deposto imperatore nell’isola del Tirreno. Malgrado i suoi (fondati) pregiudizi, finisce per subire il fascino dell’illustre esule, tanto che, a un certo punto, i suoi sentimenti di rivalsa devono venir ravvivati dalla gelosia. Il magnetismo del potere è uno dei tanti spunti che Ferrero analizza lungo le oltre trecento pagine di questo romanzo in cui la riflessione ha senza dubbio la meglio sull’azione: il periodo all’Elba è solo una parentesi nella parabola – ormai discendente – del Còrso, costretto a tenersi occupato nel suo regno in formato ridotto e circondato dal mare. Viene così introdotto un secondo tema, quello della ‘banalità del male’: questo piccolo uomo, che ha sacrificato migliaia e migliaia di vite sui campi di battaglia, si occupa di particolari anche insignificanti (i rifornimenti, le strade, i libri, l’arredo) e, nei momenti di relax, dimostra una grande passione per gli animali oltre che un’insospettabile tenerezza nei confronti dei bambini. Affascinato da questi aspetti contraddittori, aggiunti all’energia che Napoleone trasmette in ogni sua azione e che contrasta con il proprio atteggiamento per così dire ‘contemplativo’, Martino non riesce a dar esito ai propositi di vendetta per quanto preparati con cura: l’inettitudine dell’uomo di lettere, incapace di agire anche se ne sente la necessità, è il terzo argomento che l’autore mette in luce e in discussione. Il racconto immerge abilmente queste tematiche nella narrazione, alternando a momenti di più profonda meditazione le scene di vita quotidiana popolate di numerosi personaggi, equamente divisi tra chi cerca di approfittare della situazione e chi, invece, subisce fino in fondo la fascinazione napoleonica. Quando l’ospite partirà per la sua ultima avventura, l’Elba sembra tornare il luogo sonnacchioso di prima, ma per chi è ricaduto nella sua sfera di influenza – protagonista o comprimario che sia – niente sarà più uguale. ( )
  catcarlo | Oct 8, 2014 |
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This book presents sixteen essays in the new literacy studies tradition, written during the period 1985-2010. It covers a diverse range of themes with a particular emphasis on topics of cultural, political and historical interest. The collection includes both previously published and unpublished works, and is organized in four sections. Topics addressed in Part 1 include functional literacy, the politics of literacy in Nicaragua during the Sandinista period (1979-1990), the rise of the working class press in Britain, and reader response and the teacher as meaning-maker. Part 2 discusses critical literacy and active citizenship, literacy and empowerment, language and the new capitalism, varying ways of using computers in and out of school, and the way a low achieving student challenges conventional notions of literacy failure. Part 3 addresses the new literacy studies and the study of new literacies, the theory and practice of attention economics, and early developments in the use of ratings within online communities and social practices. The final part of the book takes up the theme of researching new literacies, discusses practices of digital remix, and provides a case study of becoming research literate within a context of DIY media creation.

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