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Sto caricando le informazioni... Il cucciolo (1938)di Marjorie Kinnan Rawlings
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Nel bosco Jody trova un cerbiatto rimasto senza mamma e ottiene il permesso di tenerlo con sé. Ma una volta cresciuto, il cucciolo diventa una minaccia per le colture e bisogna decidere del suo futuro. Una scelta difficile e dolorosa. Età di lettura: da 5 anni. Annotation Supplied by Informazioni Editoriali Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813.52Literature English (North America) American fiction 20th Century 1900-1944Classificazione LCVotoMedia:
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Per quanto riguarda questa edizione, si tratta di un libro per la scuola, quindi con quelle fastidiose quanto inutili pagine piene di domande ed esercizi sul testo. Almeno, io le ho sempre trovate una seccatura capace di uccidere qualunque neonato interesse nel povero ragazzo che si ritrova alle prese con ingiunzioni del tipo descrivi l'aspetto dei personaggi.
Purtroppo, però, chi ha curato questa edizione ha anche ritenuto che il libro integrale fosse una prova troppo ardua per le giovani menti: quindi, ha pensato bene di fare una riduzione con salti narrativi da cardiopalma. Penso di essermi letta circa il cinquanta percento del romanzo originale.
In ogni caso, Il cucciolo mi ha dimostrato (qualora mi fosse rimasto qualche dubbio) che sono passata dalla parte degli adulti. Non sono riuscita a identificarmi in Jody, il ragazzo protagonista, nemmeno una volta, mentre le mie simpatie sono andate al padre.
Avrei dovuto provare più pietà per lui per via della sua situazione, ma per la maggior parte del tempo Jody mi è sembrato un coglioncello fanca**ista. Sì, sono diventata una cinica orca mangiatrice di bambini. O forse è solo un effetto collaterale passeggero del convivere con un fratello adolescente. È incredibile quanto risultino seccanti gli adolescenti quando si è oramai fuori da quella fase della vita.
Per il resto, mi è sembrato un tipico romanzo di inizio secolo scorso per giovani menti: moraleggiante, pieno di buoni sentimenti e assolutamente prevedibile. Alla fine viene da chiedersi perché i protagonisti siano i Baxter e non i Forrester. Deve essere perché qualcuno, a un certo punto della storia, ha pensato che i Buoni Perfettini fossero meglio dei Buoni Che A Volte Sono Cattivi. ( )