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Sto caricando le informazioni... Death in Venice (Dover Thrift Editions) (originale 1912; edizione 1995)di Thomas Mann, Stanley Appelbaum (Traduttore)
Informazioni sull'operaLa morte a Venezia di Thomas Mann (1912)
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“[…] e staccando la mano dall’anca a indicare un punto lontano, lo precedesse a volo verso benefiche immensità. E come già tante volte aveva fatto, s,incamminò dietro a lui.” L’eterno conflitto tra ragione e passioni, i cui sviluppi sono spesso imprevedibili e difficili da controllare, è al centro di questo racconto che lo scrittore ambienta a Venezia, città che, per sua stessa natura, ben si presta a palcoscenico per dispute filosofico/morali di questo tipo. Il professor Aschenbach, durante il suo soggiorno nella città lagunare, intento a sue riflessioni personali, sarà vittima di una travolgente passione verso un giovane adolescente che lo porterà a sottovalutare il pericolo a cui rimarrà esposto e a subirne le inevitabili conseguenze; passione che, anche se rivolta a un ragazzino avrà sviluppo solo e soltanto nella sua mente. Quella di rischiare, pur di rimanere vicino a colui che, con la sua apparizione, ha saputo restituirgli la gioia di vivere, sarà una libera scelta, pericolosamente fatta, in nome di un ideale classico di bellezza e di pace interiore scevro da tutti gli orpelli metafisici e morali accumulati nei secoli dagli uomini. Sotto questo punto di vista il messaggio dello scrittore sembra essere abbastanza chiaro: l’uomo moderno agisce ormai solo sullo stimolo della ragione o della logica rimanendo alienato nel suo stesso contesto senza più reagire ad altri tipi di sollecitazioni che pure rientrano nella natura umana. Pur apprezzando il messaggio, assolutamente attuale, che lo scrittore ha voluto trasmettere, non mi ha convinto del tutto, ho dovuto annotare più d’una perplessità tra cui quella più evidente è stata una scrittura esasperatamente barocca e troppo dispersiva di cui il brano riportato qui sotto è un esempio emblematico. Altri dubbi li tengo per me per il momento, dubbi che, leggendo tra gli altri commenti ho visto che comunque non sono stato l’unico ad avere; come sempre, questione di opinioni… Per quello che mi riguarda, nonostante le perplessità, continuerò senz’altro il percorso di conoscenza con questo autore, troppo poco quello che ne ho letto finora per darne giudizi definitivi… “Giorno dopo giorno, ormai, il dio dalle guance infuocate correva ignudo con la fiammea quadriga attraverso gli spazi celesti e la sua chioma d’oro fluttuava al vento di levante mutatosi in placida brezza. Un lucido biancore di seta posava sulle pigre ondeggianti distese del ponto; la sabbia ardeva, l’etere azzurro sfavillava d’argento.” no sguardo panoramico ad alcune delle opere precedenti la Montagna Incantata ci propone un itinerario ben preciso che, come afferma Asor Rosa, rende possibile il superamento del problematicismo per una pedagogica acquisizione dell’umanesimo. Ne I Buddenbrook è diffuso un senso di disfacimento, annunciato per sintomi progressivi. È una monumentale storia di quattro generazioni, ma fin dall’inizio si avverte il processo fatale che dissolverà le sane e robuste tradizioni borghesi, per sfociare nel decadente sguardo ambrato di Hanno, ultimo rampollo, chiuso nel suo doloroso ed estenuante tormento musicale
This man in the gate of the cemetery is almost the Motiv of the story. By him, Aschenbach is infected with a desire to travel. He examines himself minutely, in a way almost painful in its frankness, and one sees the whole soul of this author of fifty-three. And it seems, the artist has absorbed the man, and yet the man is there, like an exhausted organism on which a parasite has fed itself strong. Then begins a kind of Holbein Totentanz. The story is quite natural in appearance, and yet there is the gruesome sense of symbolism throughout... It is as an artist rather than as a story-teller that Germany worships Thomas Mann. And yet it seems to me, this craving for form is the outcome, not of artistic conscience, but of a certain attitude to life... Thomas Mann seems to me the last sick sufferer from the complaint of Flaubert. The latter stood away from life as from a leprosy. Appartiene alle Collane EditorialiBiblioteca Folha (18) Columna Jove (28) — 14 altro È contenuto inDeath in Venice ; Tristan ; Tonio Kroger ; Doctor Faustus ; Mario and the magician ; A man and his dog ; The black swan ; Confessions of Felix Krull, confidence man di Thomas Mann The Great Books Foundation, Set Three, Volume Two: Mann, Death in Venice; Aeschylus, Oresteia. di The Great Books Foundation The Oxford Library of Short Novels {complete} di John Wain (indirettamente) Ha l'adattamentoHa ispiratoHa come guida di riferimento/manualeHa uno studioHa come commento al testoHa come guida per lo studente
Gustav Aschenbach è uno scrittore tedesco, solido, ligio all'etica e rispettoso delle regole. Passata la mezza età, quasi per caso si trova a trascorrere le vacanze a Venezia. Qui il suo sguardo si poserà su Tadzio e non si potrà più sollevare. Questo ragazzino polacco, preso dai suo giochi di bambino, circondato dalle cure di madre, sorelle e balia lo condurrà alla fine. Sullo sfondo una Venezia minacciata dal morbo della peste che tutti cercano di nasconder per non far fuggire i turisti. In primo piano un uomo di età avanzata alle prese con un innamoramento da adolescente. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)833.912Literature German literature and literatures of related languages German fiction Modern period (1900-) 1900-1990 1900-1945Classificazione LCVotoMedia:
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L’eterno conflitto tra ragione e passioni, i cui sviluppi sono spesso imprevedibili e difficili da controllare, è al centro di questo racconto che lo scrittore ambienta a Venezia, città che, per sua stessa natura, ben si presta a palcoscenico per dispute filosofico/morali di questo tipo. Il professor Aschenbach, durante il suo soggiorno nella città lagunare, intento a sue riflessioni personali, sarà vittima di una travolgente passione verso un giovane adolescente che lo porterà a sottovalutare il pericolo a cui rimarrà esposto e a subirne le inevitabili conseguenze; passione che, anche se rivolta a un ragazzino avrà sviluppo solo e soltanto nella sua mente. Quella di rischiare, pur di rimanere vicino a colui che, con la sua apparizione, ha saputo restituirgli la gioia di vivere, sarà una libera scelta, pericolosamente fatta, in nome di un ideale classico di bellezza e di pace interiore scevro da tutti gli orpelli metafisici e morali accumulati nei secoli dagli uomini. Sotto questo punto di vista il messaggio dello scrittore sembra essere abbastanza chiaro: l’uomo moderno agisce ormai solo sullo stimolo della ragione o della logica rimanendo alienato nel suo stesso contesto senza più reagire ad altri tipi di sollecitazioni che pure rientrano nella natura umana. Pur apprezzando il messaggio, assolutamente attuale, che lo scrittore ha voluto trasmettere, non mi ha convinto del tutto, ho dovuto annotare più d’una perplessità tra cui quella più evidente è stata una scrittura esasperatamente barocca e troppo dispersiva di cui il brano riportato qui sotto è un esempio emblematico. Altri dubbi li tengo per me per il momento, dubbi che, leggendo tra gli altri commenti ho visto che comunque non sono stato l’unico ad avere; come sempre, questione di opinioni… Per quello che mi riguarda, nonostante le perplessità, continuerò senz’altro il percorso di conoscenza con questo autore, troppo poco quello che ne ho letto finora per darne giudizi definitivi…
“Giorno dopo giorno, ormai, il dio dalle guance infuocate correva ignudo con la fiammea quadriga attraverso gli spazi celesti e la sua chioma d’oro fluttuava al vento di levante mutatosi in placida brezza. Un lucido biancore di seta posava sulle pigre ondeggianti distese del ponto; la sabbia ardeva, l’etere azzurro sfavillava d’argento.” ( )