Il monologo risentito e accusatorio del Grande Inquisitore davanti a Gesù Cristo prigioniero forse è una "fantasia" o un "delirio", ma mette a fuoco alcuni problemi fondamentali della condizione umana. Un racconto potente, sfaccettato, suggestivo, incandescente e complesso nella sua brevità, che è un esempio di grande letteratura.
Lessi per la prima volta questo testo nella traduzione inglese di Constance Garnett, e i "Thou" e i "Thee" e i "didst" e i "knowest" che contiene le danno un sapore solenne che mi aveva colpito; non ho idea se vi sia nell'originale, e nemmeno se sarebbe possibile riprodurlo in italiano.
(Nota per l'editore: la copertina ha una grafica tanto grossolana quanto orrenda, e che non ha nulla a che fare col contenuto.) ( )