Ci sono nocciole e noccioline; e il fantastico mondo dei Peanuts di Charles è sempre una gran bella lettura, le domande dei bambini, le risposte dei più grandi, piccoli grandi amori, tutti i dubbi di una vita che sarà, quel che sarà sarà. Perché i figli di Schulz sono così, semplici e complessi allo stesso tempo, si muovono lungo le iperboli della vita; da Charles Brown a Linus, passando per Mary, Patty, Snoopy, mille modi per mille mondi. In questo albo c’è la scelta editoriale intelligente di riproporre le tavole dei Peanuts sulla base di una precisa scansione temporale, partendo dagli anni cinquanta per concludere il tutto con la lettera di ritiro dalla scene firmata da Schulz poco prima della sua morte. Le creature dell’autore statunitense sono parte della nostra vita, del nostro parlare, della nostra immaginazione, perché quando la vita si fa dura senza eroismi di facciata, cosa meglio di rileggere una storia dei Peanuts?

Recensione del 19 aprile 2008
La coperta di Linus, il cagnolino di Charles Brown, sono simboli moderni delle insicurezze dell’uomo adulto. Ma nei Peanuts gli adulti non ci sono, i dubbi, gli amori, la vita, è solo dei bambini, le domande e le difficili risposte sono le loro. I pessimi risultati sportivi di Charlie Brown, l’odio amore per il baseball che si trasforma nell’incubo di un sole a forma di palla, l’amore non corrisposto per la ragazza con i capelli rossi, una sorella ed una serie di amori. Il banchetto da psichiatra di Lucy, la sua arrogante sicurezza, quella dei bambini terribili che sanno tutto loro. E Linus, si lui, il bracchetto, che scrive romanzi improbabili, che vola sulle retrovie delle fanterie nemiche, cadendo dalla cuccia; Linus è un simbolo del Novecento, dell’uomo, anzi, del brocco comune. Schulz ci ha salutati nel 2000. E noi lo salutiamo con i nostri amici Peanuts, con il sorriso che lui, attraverso loro, ci assicura ogni volta che le noccioline le leggiamo, sgranocchiandole. ( )