Il lungo racconto di Cyril Predrosa di un padre che cerca di salvare il proprio figlioletto da tre ombre, messaggere di morte, è, semplicemente, un gioiello. La delicatezza e l’intensità con le quali l’autore affronta un tema così complesso, come il rapporto di un genitore con la morte preannunciata del figlio, la massima infamità cui può essere condannato un essere umano è, infatti, intriso di una poesia dolce e struggente, come nella tradizione della letteratura portoghese. E questo bel lavoro è intriso della cultura lusitana, la stessa partenza per terre lontane, anzi le più lontane possibili, è una rappresentazione perfetta dell’istinto dei portoghesi di risolvere i problemi di una terra tanto bella quanto povera, partendo per nuovi luoghi. L’epilogo del lungo viaggio è quello che la vita prevede, la continua contrapposizione tra vita e morte, con la seconda che vince sempre. Il tratto di Pedrosa è in linea con l’evoluzione del disegno del duemila, la stilizzazione prevale sul realismo, riprendendo, comunque, la lezione di Crumb, ma il tutto si amalgama in maniera perfetta con il ritmo del racconto con un risultato esaltante. Pedrosa dopo Portugal dimostra di essere uno degli autori più interessanti del panorama internazionale del fumetto e le tre ombre diventano una parte essenziale delle letture di fumetti di chi cerca nella lettura di sfuggire alle oscurità della propria vita.

Recensione del 10 ottobre 2021
Tre ombre è il grande capolavoro di Cyril Pedrosa; Portugal la sua opera più nota, infatti, non ha il tocco di magia di questa struggente e deliziosa storia di amore per la vita. Il contrappasso alla morte, il complemento naturale, che prende la forma di tre ombre che appaiono all’orizzonte dello sguardo di una famiglia felice. Le tre ombre, però, sono arrivate per accompagnare nel grande viaggio la piccola Joachim, invertendo il naturale ordine delle cose. Inizia così un lungo viaggio verso la salvezza, ma le ombre sono sempre lì, la fuga è una disperata ricerca per non vedere l’ineluttabile realtà. La storia ricorda un po' la celebre Samarcanda di Roberto Vecchioni, il cavallo che corre per sfuggire alla vecchia signora la cui presenza, ad una certa ora di un dato giorno, è l’unica certezza della nostra vita. Ma torniamo a Pedrosa, il disegno e la storia si contaminano perfettamente e la fuga del papà e della piccola Joachim diventa un grandissimo inno alla vita. Alla fine, la piccola andrà via con le ombre, che intanto si fermano anche a prendere un uomo cattivo, irridendolo perché vuole sottrarsi al suo destino con la violenza. E il dolore per la perdita della piccola Joachim verrà attenuato nelle pagine finali in cui le sorelline nate dopo la morte della bambina giocano con i genitori. Perché oltre alla morte, c’è solo la vita. Veramente bellissimo. ( )