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Chagrin d'école - Prix Renaudot 2007 di…
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Chagrin d'école - Prix Renaudot 2007 (edizione 2007)

di Daniel Pennac, Daniel Pennac (Auteur)

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7832328,648 (3.46)23
L'autore affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verit© dicendo "alunni" si dice qualcosa di troppo vago: qui ©· in gioco il punto di vista degli "sfaticati", dei "fannulloni", degli "scavezzacollo", dei "marioli", dei "cattivi soggetti", insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobilt© , restituendogli anche il peso d'angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell'istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel "mal di scuola" che attraversa con vitalissima continuit© i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d'imparare che contrariamente ai pi©£ triti luoghi comuni, anima i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l'autore della saga dei Malauss©·ne movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, cos©Ơ ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.… (altro)
Utente:HansPieterse
Titolo:Chagrin d'école - Prix Renaudot 2007
Autori:Daniel Pennac
Altri autori:Daniel Pennac (Auteur)
Info:Editions Gallimard (2007), Broché, 304 pages
Collezioni:La tua biblioteca
Voto:*****
Etichette:teaching, school, French, autobiography

Informazioni sull'opera

Diario di scuola di Daniel Pennac

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Il libro affronta il grande tema della scuola da punto di vista degli alunni un po' speciali fra i quali anche l'autore si è ritrovato per una parte della sua vita.
  BiblioBaccio | Dec 28, 2021 |
Un eroe, Malaussène, che come lavoro fa il "capro espiatorio". Una famiglia disneyana, senza mamme e babbi, con fratellini geniali, sorelle sensitive, una "zia" maschio protettrice di vecchietti, ladri e travestiti brasiliani, una "zia" femmina super-sexy, ritratto irresistibile del giornalismo alla "Actuel", una misteriosa guardia notturna serba, un cane epilettico. Questa esilarante banda di personaggi indaga su una serie di oscuri attentati, sull'orrore nascosto nel Tempio del benessere, un Grande Magazzino dove scoppiano bombe tra i giocattoli e un Babbo Natale assassino aspetta la prossima vittima. Un'altalena tra divertimento e suspence, tra una Parigi da Misteri di Sue e una Parigi post-moderna dove proliferano i piccoli e grandi "orchi" che qualcuno crede estinti. Degli orchi si può ridere o si può tremare. Uno scrittore d'invenzione, un talento fuori delle scuole come Pennac, non ha certo paura di affrontarli con l'arma che lui stesso così definisce nel libro: 'l'umorismo, irriducibile espressione dell'etica'." (Stefano Benni)
  kikka62 | Jan 28, 2020 |
Ogni professore dovrebbe leggerlo...e anche ogni genitore!!! Non per trovare consigli eo perle di saggezza ma anche solo per ricordarsi chi si era quando eravamo studenti e trasmettere ai propri ragazzi tutto l'amore per la conoscenza e il sapere per il gusto di sapere senza preoccuparsi del fatidico: "cosa farò da grande??" ( )
1 vota Delbi | Jul 27, 2011 |
Sarà che sono l'unica che preferisce i saggi ai racconti di Pennac, sarà che ho finito "la classe" con un senso di pena, sarà che il libro finisce con un'immagine di grande poesia, sarà che Pennac l'ha scritto 12 anni dopo aver smesso di insegnare... ma se siete scoraggiati perché non capite un tubo a scuola o perché vostro figlio/a vi sembra un alieno, è una lettura lenitiva... ;-) da usare e riusare... ( )
  epanto | Jan 30, 2009 |
L'autore affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo "alunni" si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista degli "sfaticati", dei "fannulloni", degli "scavezzacollo", dei "marioli", dei "cattivi soggetti", insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltà, restituendogli anche il peso d'angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell'istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel "mal di scuola" che attraversa con vitalissima continuità i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d'imparare che contrariamente ai più triti luoghi comuni, anima i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l'autore della saga dei Malaussène movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, così ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.

Che avesse un punto di vista fuori dagli schemi era chiaro sin dai suoi precedenti romanzi, in cui la tribù dei Malaussène - bambini senza madre in una Parigi multietnica - vivevano come un sogno nelle fantasie dei lettori. Oggi, che ha lasciato i panni del narratore di gialli per dedicarsi al teatro e ai saggi, Daniel Pennac conferma le sue doti di grande affabulatore, con un libro che si legge ma che potrebbe benissimo essere recitato in una pièce teatrale o in un’aula di scuola.
Ed è appunto la scuola la protagonista di questa opera, l’istituzione scolastica vista non attraverso la prospettiva dei genitori e degli insegnanti, ma attraverso un’angolazione del tutto insolita, quella del “somaro”. Anche agli studenti più brillanti sarà capitato, una volta nella vita, di sentire il vuoto cosmico dell’ignoranza penetrare nel cervello. La sensazione di buio, solitudine e incapacità di fronte alla traccia di aritmetica, o alla domanda di storia; la certezza di non sapere, di non potercela fare, un enorme e indefinito punto interrogativo nella testa. Ci sono studenti a cui capita di inciampare nel vuoto cosmico quasi per caso, altri invece ne fanno un vessillo da brandire per tutta l’adolescenza, rinchiusi nella rassegnata consapevolezza di non poter mai superare quello “zero” scritto in rosso sul compito di matematica.
Pennac è stato uno di questi bambini. Nato da una famiglia benestante, ultimo di quattro fratelli laureati a pieni voti e figlio di professionisti, si scopre presto refrattario alla conoscenza, all’assimilazione dei concetti, alla memorizzazione. Scopre il suo senso di impotenza e inadeguatezza, al quale sopperisce con incredibili e sfacciate bugie dette alla famiglia e agli insegnanti, in una spirale da cui spesso si esce solo con l’abbandono scolastico. A meno di non incontrare un insegnante capace salvarci dalla condizione di ignoranti impenitenti.
La redenzione del somaro è avvenuta molte volte nella storia della scuola e avviene ogni qual volta ci si imbatte in quegli strani personaggi che vivono immersi nella loro materia: professori che non sanno e non pretendono di avere dei proseliti, ma che sono così innamorati del loro mestiere da suscitare un istintivo impulso di emulazione.
In queste pagine Pennac traccia molti esempi di buoni e cattivi maestri e di asini più o meno redenti attraverso le storie vissute durante la sua attività di insegnante. Un viaggio affascinante tra i temi caldi della pedagogia, ma anche un bellissimo saggio che descrive e analizza la situazione della società francese, i conflitti generazionali, le contestazioni dei giovani delle banlieues, simbolo della difficoltà di integrazione ma anche dell’inefficienza di un sistema scolastico incapace di mediare tra le diverse istanze provenienti dalla società. Da queste pagine emergono temi attualissimi del dibattito istituzionale della Francia contemporanea ma anche degli altri Paesi europei, argomenti che sfociano nell’analisi della relazione di potere tra studente e insegnante, tra adolescenti e genitori.
Un saggio che si legge tutto d’un fiato, perché scevro dai toni didascalici tipici della materia, un libro che aiuta a riflettere attraverso la sperimentazione di nuovi punti di vista, un nuovo esempio di maestria narrativa da parte di un “ex somaro” ormai capace di grande saggezza ma, come sempre, incapace di salire in cattedra.
(Recensione IBS - http://www.internetbookshop.it/code/9788807017445/pennac-daniel/diario-scuola.ht...
  MareMagnum | Mar 10, 2008 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Pennac, Danielautore primariotutte le edizioniconfermato
Ardizzone, SarahTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Blake, QuentinPrefazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Mélaouah, YasminaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Passet, EvelineÜbersetzerautore secondarioalcune edizioniconfermato

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Titolo canonico
Titolo originale
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Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
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Epigrafe
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Pour Minne, ô combien !

À Fanchon Delfosse, Pierre Arènes, José Rivaux, Philippe Bonneu, Ali Mehidi, Françoise Dousset et Nicole Harlé, sauveurs d’élèves s’il en fut.

Et à la mémoire de Jean Rolin, qui ne désespéra jamais du cancre que j’étais.
Dedica
Incipit
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I

LA POUBELLE DE DJIBOUTI

Statistiquement tout s’explique, personnellement tout se complique

1

Commençons par l’épilogue : Maman, quasi cente naire, regardant un fi lm sur un auteur qu’elle connaît bien. [...]
Citazioni
Ultime parole
Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
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Lingua originale
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L'autore affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verit© dicendo "alunni" si dice qualcosa di troppo vago: qui ©· in gioco il punto di vista degli "sfaticati", dei "fannulloni", degli "scavezzacollo", dei "marioli", dei "cattivi soggetti", insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobilt© , restituendogli anche il peso d'angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell'istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel "mal di scuola" che attraversa con vitalissima continuit© i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d'imparare che contrariamente ai pi©£ triti luoghi comuni, anima i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l'autore della saga dei Malauss©·ne movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, cos©Ơ ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.

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