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Sto caricando le informazioni... I racconti di Kolyma (1978)di Varlam Shalamov
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Je kunt kniesoren dat de zware en dikke verzamelband, met al zijn doublures en het voorbijgaan aan iedere chronologie, te veel van het goede is; maar niemand is verplicht om de verhalen van A tot Z te lezen. Je kunt opmerken dat uitgeverij De Bezige Bij zo snel mogelijk moet komen met een betaalbare en handzame paperback (waarin dan meteen de meer dan dertig zetfouten gecorrigeerd kunnen worden). Maar het doet allemaal niets af aan het monumentale karakter van deze uitgave. Berichten uit Kolyma is een gedenkteken in woorden voor de miljoenen naamloze slachtoffers van de Goelag. En wat voor woorden! Het belang van Sjalamovs verzamelde Berichten uit Kolyma kan moeilijk worden overschat. Dat geldt voor het historische belang als een van de weinige uitvoerige getuigenissen van een overlever. En voor het literaire belang als een documentair prozawerk waarin met de allergrootste precisie wordt verhaald hoe mensen leven op de bodem van de hel. Dieren, zo stelt Sjalamov meer dan eens vast, 'zijn uit beter materiaal gemaakt': onder omstandigheden als die in Kolyma sterven ze gewoon. Mensen kun je vernederen, vertrappen, folteren, beroven, afjakkeren, ze zullen zich met alle listen en lagen aan de laatste broodkruimel blijven vastklampen. Tot ook zij door de bodem zakken. De permafrost van Kolyma bewaart de lijken van honderdduizenden gevangenen. Appartiene alle Collane EditorialiPremi e riconoscimentiElenchi di rilievo
Stories of the author's experiences in Soviet forced-labor camps located in the Kolyma region of northeastern Siberia. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813Literature English (North America) American fictionClassificazione LCVotoMedia:
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"Come si apre una strada nella neve vergine? Un uomo marcia in testa e bestemmiando, muovendo a stento i piedi, continuando a sprofondare nella neve molle, alta, va aventi, sempre più lontano, lasciando sul suo cammino buche nere e irregolari. Stanco, si stende sulla neve, si accende una sigaretta, e il fumo della machorka si spande in una piccola nuvola azzurra sopra la neve bianca, scintillante. Lui è già ripartito e la nuvoletta resta sospesa là dove si era fermato a riposare: l'aria è quasi immobile. Vengono sempre scelte delle giornate serene per aprire una strada, perché il vento on cancelli il lavoro umano. L'uomo trova da solo i punti di riferimento nell'infinità nevosa - una roccia, un albero alto - e guida il proprio corpo sulla neve come il timoniere guida la barca lungo un fiume, da un capo all'altro."
La testimonianza del gulag, nella Kolyma, è un libro di dura di sofferenza. Si prova quasi freddo leggendolo, quando ci si immerge nei racconti della prigionia in un ambiente durissimo. Freddo e fame. Il pane non viene masticato, ma succhiato lentamente. La solidarietà tra detenuti è rara, ognuno lotta per la propria sopravvivenza, giorno per giorno, guardandosi dai furti e cercando di trovare il proprio modo di resistere. Nemici sono le guardie, i capisquadra, i prigionieri comuni che godono di alcuni privilegi e sono più rispettati dei prigionieri politici. Le pene, le condanne sembrano piovere come eventi naturali, senza motivo e, come eventi naturali, si accettano fatalisticamente. Nei racconti, infatti, non emerge odio, ribellione, ma piuttosto un senso di rassegnazione al destino che è capitato. Inutile ribellarsi, inutili i tentativi di fuga. Solo la fortuna, per qualche incontro provvidenziale, la capacità di resistere al freddo, alla fame e alle malattie possono lasciare qualche possibilità di salvezza. ( )