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Sto caricando le informazioni... Il mambo degli orsi (1995)di Joe R. Lansdale
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. L’idillio fra il tenente Hanson e Florida, sbocciato sul finire di ‘Mucho mojo’, dà l’idea di essere già ai titoli di coda. La ragazza è partita per Grovetown con lo scopo di indagare sul misterioso suicidio di un nero in galera e il poliziotto chiede a Hap e Leonard di andare a dare un’occhiata perché non vuol apparire troppo invadente. La sua preoccupazione nasce dal fatto che la donna è diretta in un postaccio dove le leggi sui diritti civili non esistono e il Klan risolve spesso le questioni con le piume e il catrame quando non con la corda saponata. Una volta giuntavi, l’ormai rodata coppia scopre innanzitutto che il defunto è l’unico argomento che mette d’accordo i villici a prescindere dal colore della pelle: un figlio di buona donna che ha fatto l’unica fine che si meritava. Florida però non si trova e il muro di gomma pare inscalfibile, tra uno sceriffo pieno di pregiudizi e una popolazione ottusamente razzista in cui si distinguono alcune, un po’ incongrue eccezioni: lo scorrere delle pagine dimostra che, quanto meno in qualche caso, l’impressione iniziale non è sempre quella giusta, ma prima di arrivarci i nostri devono passare per una memorabile scarica di botte e un agguato dei klansmen che fallisce in buona sostanza per l’insipienza di questi ultimi. Come accade anche in altri episodi, l’intera faccenda ri rivela originata da una banale questione di soldi, ma serve all’autore per disegnare l’ennesimo ritratto impietoso di un Texas impoverito e brutale i cui abitanti sono, con pochi e (nemmeno del tutto) lodevoli casi a parte, brutti, sporchi e cattivi. Va da sé che in una simile campionario umano, l’avidità possa essere il primo motore della storia, ma essa va di pari passo con l’ignoranza che è madre di tutte le idee bacate: ne escono così personaggi al limite della caricatura (se non altro si spera…) che si muovono in luoghi miserandi da cui scappare a gambe levate. Ad aggravare l’atmosfera plumbea contribuisce pure la meteorologia perché la vicenda è ambientata durante delle piovosissime festività natalizie – a loro modo indimenticabili restano gli alberi di Natale in metallo diffusi a Grevetown – che riempiono il volume di umidità e di fango: neppure l’umorismo di Lansdale e le acrobazie verbali che lo scrittore regala ai protagonisti riescono appieno a controbilanciare la complessiva sensazione di cupezza. Dopo un inizio scoppiettante (fiammeggiante, a dire il vero) in cui Leonard dà una nuova lezione ai suoi vicini spacciatori, il romanzo si avvia su di una china oscura dalla quale neanche il finale può farlo uscire: facile sia piaciuto soprattutto a chi preferisce immergersi lentamente dentro una narrazione, mentre chi è alla ricerca dell’azione e dell’adrenalina potrebbe pensare che manchi qualcosa. nessuna recensione | aggiungi una recensione
Appartiene alle SerieHap e Leonard (3) Appartiene alle Collane EditorialiStile libero [Einaudi] (Noir) Menzioni
Fiction.
Mystery.
Suspense.
Thriller.
HTML: Hap and Leonard is now a Sundance TV series starring James Purefoy and Michael Kenneth Williams. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813.54Literature English (North America) American fiction 20th Century 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:
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Per chi ha già letto i romanzi precedenti, in questo lavoro si nota profondamente l’evoluzione della serie e dei suoi personaggi: c’è più spessore nello sviluppo narrativo, sale la temperatura, il ritmo tende a mantenersi elevato, le carte non si scoprono con troppo anticipo. Si legge molto volentieri, anzi quasi lo si divora con troppa golosità e si rischia di finirlo come una coppa di gelato in piena estate. Se il primo capitolo di Hap & Leonard, “Una stagione selvaggia” abbozzava i personaggi su una retrospettiva degli anni della contestazione del Vietnam e il successivo “Mucho Mojo” li rilanciava in quel meridione americano pregno di irrisolte questioni razziali, questo “Il mambo degli orsi” consacra il duo a coppia perfetta, lo colloca con precisione emotiva e geografica in quella periferia texana tanto cara all’autore, gli da slancio verso la strada del successo mainstream. Celebra Lansdale, come ebbe modo di definirlo la critica americana, incoronandolo come lo “Stephen King del Texas”, una divinità del pulp western, un uomo con "una vena malvagia grande quanto il Rio Grande".
"Non era un lavoro decente comunque”, disse Occhio Marcio. “Abbiamo lavorato lì per dieci anni e più e non abbiamo mai avuto un aumento. Quello stronzo era così tirato che quando sbatteva gli occhi gli si rivoltava il buco del culo. Spero che passi il resto della vita seduto in una di quelle cazzo di sedie che fabbricavamo noi, a riempirsi i pantaloni di merda e a farci il nido". (Da “Il mambo degli orsi”)
Se fosse un film in streaming su una delle tante piattaforme, nelle avvertenze comparirebbero i termini: linguaggio scurrile, fumo, alcol, sesso, stupro, tortura, mutilazione sessuale. Tuttavia, a dispetto di quello che potrebbe apparire, la scrittura non è più spigolosa e viscida di quanto lo è la natura umana, quella vera, quella che si nasconde nei vicoli bui, nelle zone più oscure della nostra anima. Il problema è che raramente ci è mostrata per quello che è realmente. Joe R. Lansdale sa bene come mostrarcela, si è affinato scrivendo tanto e di ogni: thriller, gialli, western, fantascienza, storie, libri per bambini, sceneggiati di cartoni animati e testi per dozzine di fumetti. E quando si è sentito pronto ha varcato la soglia, ha iniziato a scrutare l’abisso e con lui i suoi personaggi, investigatori per sbaglio, cacciatori di anime perdute, ragazzacci di ventura.
Ed è così anche in questo libro che inizia a scaldarsi subito, nel fuoco con cui brucia la casa del vicino di Leonard e che diventa rovente nella spasmodica ricerca dell’ attuale compagna del capo della polizia ed ex ragazza di Hap: l’avvocato Florida Grange, sensuale, spregiudicata, nera! Troppo di colore per chi vive a Grovetown, una cittadina texana dove si fa colazione con uova, bacon e razzismo distillato in casa, dove va di moda il cappuccio sulla testa e la legge è quella del Ku-Klux Klan. E in più c’è il convitato di pietra che si muove con selvaggia, incurante, feroce imprevedibilità: è il tempo di quelle regioni dove i temporali da raffreddori diventano uragani con uno starnuto, dove la terra bagnata ti penetra nelle ossa e non ti lascia più.
C’è l’America razzista senza veli, quella dei diritti civili negati. C’è però anche l’anima americana della speranza, quella che crede nella giustizia e nella legge. Si vedono dunque la luna e il sole, che sono facce opposte del giorno che è uno soltanto e che in Lansdale si offrono ad una lettura gotica, quando non ipnotica. Il tutto raccontato senza veli, con quella spudorata volgarità che è poi il linguaggio della strada e della periferia rurale, dei margini di una società abbandonata ad una sorta di degrado che s’accomuna alla decomposizione tipica delle paludi del sud. Si sente quasi il tanfo di quell’oblio dell’anima che imputridisce, sottraendo ossigeno alla ragione e che lascia spazio all’istinto, ad un primitivismo in cui si fondono uomo-bestia-zombie. A tutto ciò si aggiunge la passione dell’autore per la metafora, per il ricamo aneddotico, per la diversione nei dettagli. Tutto ciò arricchisce la definizione della scrittura, mette a fuoco i particolari ed i personaggi, offrendo tra le righe quei particolari intimi che ce li rendono familiari, vicini, più confrontabili col mondo reale. Più veri insomma!
Questo romanzo non scherza: è un geniale country noir ruvido, osceno, caratterizzato da un linguaggio incisivo che non ha censure. Stimolante, ma non per i deboli di stomaco o i puritani. Si ficca dritto nella tana del diavolo perché i demoni vanno affrontati nella loro casa. La tana delle malvagità umane che si chiamano razzismo, sessimo, suprematismo e che pare ben si adattino ai cambiamenti climatici, a differenza degli orsi che finiranno per estinguersi. ( )