La parola che per me definisce questo secondo volume è: ridicolo. Dopo l’esperienza negativa del primo della serie ho affrontato questo secondo più per curiosità che voglia, ma se l’inizio sembrava promettere meglio l’illusione è, purtroppo, durata poco. Protagonisti Bridget, principessa ed erede al trono di un piccolo stato, e Rhys la sua guardia del corpo, due personaggi che inizialmente sembrano anche abbastanza normali e di un certo carattere ma che con l’evolversi della storia si rivelano sempre più assurdi e incoerenti rispetto alle premesse. La vicenda è di per sé del tutto prevedibile e scontata con “colpi di scena” tanto intuibili da non risultare neanche tali. Scene di sesso talmente ridicole da rivelarsi imbarazzanti e che sembrano essere solo la copia di quelle già lette nel libro precedente. E poi, possibile che l’amore trasformi tutti i maschi di queste storie in bestie e le femmine in oggetti privi di un minimo di carattere? È vero che all’inizio del libro l’autrice avverte sul tipo di contenuto degli stessi ma le avvertenze non preparano assolutamente al modo assurdo in cui sono scritti. Di certe pratiche sessuali bisogna avere almeno conoscenze di base per poterle raccontare nella giusta maniera, quello che troviamo in questi libri, invece, sono solo la rappresentazione di quanto di peggio possa esserci in un rapporto uomo/donna dove abuso e prevaricazione da una parte e sottomissione e dipendenza dall’altra sono solo gli estremi della rappresentazione di un rapporto malato.
Bocciato senza alcuna possibilità di ripensamento. ( )