Walter Benjamin, appare oggi come una delle personalità più originali della cultura europea nel periodo tra le due guerre. I cinque saggi raccolti in questo volume, che appartengono agli ultimi anni della sua attività, sono legati da un unico intento, sia che Benjamin indaghi i problemi dell'arte di ma sa, in relazione all'avvento delle nuove tecniche di riproduzione, ia che commenti la validità delle esperienze dell'avanguardia o il teatro e la lirica di Brecht.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando ogni tentativo di conservare immutata l'eredita della tradizione umanistica (il «peso dei tesori che gravano sull'umanità») appariva ormai condannato all'ipocrisia o all'estetismo, Benjamin cerca di individuare quei tratti nuovi dell'esperienza dell'opera d'arte che avrebbero potuto essere consegnati senza vergogna a un'umanità futura. ( )

Il libro è una raccolta di saggi dell'autore di cui si distingue il primo a titolo "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica". L'autore ha fatto parte dei filosofi della cosiddetta Scuola di Francoforte di cui condivide i concetti fondamentali, ma a dispetto di questi l'autore non vede negativamente la perdita dell'aura, dell'unicità dell'opera d'arte, anzi. La perdita dell'aura dell'opera d'arte viene posta in stretta relazione e positivamente con l'irruzione delle masse nella società. Bellissima utopia. Benjamin muore nel 1940, non ho dubbi che se fosse ancora vivo avrebbe di sicuro messo mano di nuovo al suo saggio....per cambiare qualcosa. Comunque indispensabile per capire la collocazione e la funzione nella società dell'opera d'arte. Utile e scorrevvole. ( )

Testo fondamentale per comprendere l'arte contemporanea. Credo che, insieme alle opere di Duchamp, sia la più acuta riflessione teorica sull'arte moderna e contemporanea ( )