Il titolo originale è C'est égal, Fa lo stesso (stessa merda, tipo) che rende molto bene l'idea di una totale indifferenza nei confronti di qualsiasi cosa. “Fa lo stesso, in ogni caso si sta male ovunque”.

Come puoi stare bene se sei sradicato dalla casa che ami, dalla città di cui hai una disperata nostalgia? Ed è inutile cercare di adattarsi in un altro posto. “Ridicolo. Come se si potesse copiare ciò che si è conosciuto”.

Come puoi stare bene se sei orfano? Cerchi di immaginare i tuoi genitori (che devi aver avuto) ma è tutto sfuocato. Non distingui più nemmeno le persone e finisce che vedi solo una “uniformità” di volti.

Come puoi stare bene se ti senti destinato a rimanere solo al mondo? Il corpo si ribella. Ci vorresti provare con una donna che “ha dei begli occhi tristi, con un fondo come di solitudine” (come te), ma il cervello ti blocca. Ti senti impotente. Certe parole non riesci proprio ad usarle. Ti vergogni a dire “ 'appassionatamente', 'poetico', 'anima' ” le consideri parole sconce.

Persino l'arte è negata a questa umanità disadattata. Eseguire un brano col violino è impossibile. Il pubblico è a disagio di fronte al dolore evidente, lancinante che traspare da quelle note suonate con un sentimento devastante, frutto di un “amore assurdo, contro natura”. E allora non resta che soffrire, perché comunque qui nessuno abbandona, tutti devono imparare a convivere coi propri incubi. ( )