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Noi marziani (1964)

di Philip K. Dick

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2,511505,866 (3.65)56
La Terra pare aver dimenticato i grandiosi progetti interplanetari e concede soltanto le briciole alle piccole colonie marziane. Il quarto pianeta ©· ancora pressoch©♭ disabitato e i lunghi anni di disinteresse delle autorit© hanno favorito lo sviluppo di ogni sorta di traffici, dal contrabbando alla speculazione. Per questo motivo i profittatori su Marte sono pi©£ agguerriti che mai. Il loro massimo esponente ©· l'abile e tirannico Arnie Kott, il quale, pur sapendo che la Terra, un giorno o l'altro, verr© a minacciare la sua supremazia, si augura che quel giorno sia ancora lontano e non ha affatto l'intenzione di rinunciare a ci©ø che considera un suo buon diritto: volgere a proprio uso e consumo le migliori risorse del pianeta.… (altro)
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Se l’opera di Dick non è il punto migliore per entrare in contatto con la fantascienza, questo romanzo non è l’ingresso giusto per affrontare il mondo dello scrittore statunitense. Il quale scriveva troppo – nel 1964 assieme a ‘Noi marziani’ uscirono altri tre suoi lavori – non riuscendo a volte a dare il giusto equilibrio alle sue storie: in queste pagine assistiamo a una lunga presentazione dei personaggi, con un paio di sterzate improvvise, lungo i primi due terzi di una vicenda che poi subisce una brusca accelerazione nei restanti capitoli. In compenso, i temi cari allo scrittore sono ben chiari, visto che tutta la vicenda è caratterizzata da una parte dal desiderio di mostrare che l’uomo continua a essere guidato da grettezza e avidità in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo e dall’altra dall’interesse per la mente, per il suo funzionamento e per le connesse patolgie. Questo interesse diventerà un’ossessione nel corso degli anni, ma già qui domina la narrazione con la schizofrenia vista anche come un modo per proteggersi o una via di fuga da un presente mediocre e claustrofobico a cui, volenti o nolenti, si finisce per adattarsi, come fanno Jack Bohlen e la moglie in un finale che si potrebbe vedere come un banale happy-end se non fosse per le considerazioni di ben altro segno che lo accompagnano. Il predetto Jack è uno dei protagonisti di un romanzo a molte voci: esperto riparatore ma con un passato da schizofrenico, viene di punto inbianco incaricato dal potente Arnie Kott di cercare di relazionarsi con un bambino autistico, Manfred, la cui mente potrebbe aver la capacità di viaggiare nel tempo favorendo gli affari di Kott medesimo. Il quale non si ferma davnti a nulla per accrescere potere e conto in banca, non facendosi di certo scrupolo nel manipolare regole e persone, si tratti di Jack, Manfred, la sua amante o l’intero sindacato di cui è a capo: in lui c’è parecchio del vecchio barone di frontiera e del resto Marte colonizzato parzialmente e con un popolo indigeno destinato all’estinzione ma depositario di una strana saggezza, lascia intravedere in filigrana una visione disillusa dell’Ovest americano. Insomma, come spesso accade in Dick, la patina futuristica è davvero sottile con pochi accenni a eventuali invenzioni (fanta)scientifiche – l’umanità colonizza il terzo pianeta e usa ancora i telefoni, magari col filo? – perché l’interesse dell’autore sta più all’interno dei personaggi che nell’ambiente che li circonda: una prospettiva interessante, anche se è comprensibile che non susciti entusiasmi, però non sviluppata come sarebbe stato necessario perché il romanzo risulti del tutto efficace. Visto pure il consueto periodare disadorno, è assai probabile che il libro sia apprezzato soprattutto dai vecchi tifosi: tutti gli altri potrebbero non trovarvi grandi soddisfazioni. ( )
  catcarlo | Oct 17, 2015 |
Gli esseri umani sono contrassegnati, ovunque, anche su Marte, dalle solite "beghe".
  panofsky |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Philip K. Dickautore primariotutte le edizionicalcolato
Aldiss, Brian W.Introduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Brillhart, RalphImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Foss, ChrisImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Grace, GeraldImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Nagula, MichaelÜbersetzerautore secondarioalcune edizioniconfermato
Parker, TomNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Rosvall, MattiTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Sweet, Darrell K.Immagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
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To Mark and Jodie
Incipit
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From the depths of phenobarbital slumber, Silvia Bohlen heard something that called.
Citazioni
Ultime parole
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(Click per vedere. Attenzione: può contenere anticipazioni.)
Nota di disambiguazione
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First published in shortened version as three part serial in the Aug.-Dec. 1963 issues of Worlds of tomorrow with title: All we Marsmen
Redattore editoriale
Elogi
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Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico

Risorse esterne che parlano di questo libro

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La Terra pare aver dimenticato i grandiosi progetti interplanetari e concede soltanto le briciole alle piccole colonie marziane. Il quarto pianeta ©· ancora pressoch©♭ disabitato e i lunghi anni di disinteresse delle autorit© hanno favorito lo sviluppo di ogni sorta di traffici, dal contrabbando alla speculazione. Per questo motivo i profittatori su Marte sono pi©£ agguerriti che mai. Il loro massimo esponente ©· l'abile e tirannico Arnie Kott, il quale, pur sapendo che la Terra, un giorno o l'altro, verr© a minacciare la sua supremazia, si augura che quel giorno sia ancora lontano e non ha affatto l'intenzione di rinunciare a ci©ø che considera un suo buon diritto: volgere a proprio uso e consumo le migliori risorse del pianeta.

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