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Sto caricando le informazioni... Viaggio al termine della notte (1932)di Louis-Ferdinand Céline
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Scampato alla guerra, cerca soluzioni dove sembrano sorgere giornate luminose piene di promesse – le colonie, l’America – ma non trovandole torna indietro e compie un ultimo tentativo con la professione conquistando un altro fallimento. Cosa gli manca per essere felice? Ma è a lui che manca qualcosa? O è il mondo in cui vive che è incapace di offrire le condizioni necessarie a una vita serena? Da cosa fuggono lui e il suo “amico” Robinson, incapaci, sembra, di assumersi tutte le “responsabilità” che il mondo si aspetta da loro? Osservo ancora una volta, attraverso i vetri appannati dell’autobus, il viaggio al termine di questa lunga notte. Osservo le luci che cercano di illuminare i frammenti di questa notte, solitarie luci separate da un’oscurità irriducibile. Velocemente me le lascio indietro, come ricordi in una memoria confusa e priva di luminose certezze. Un capolavoro innovativo che non ha perso nè il suo potere di sorprendere nè la sua capacità di spiazzare. Questo è un romanzo autobiografico che racconta in prima persona la esperienza di un giovane narratore di nome Bardamu che volontario, appena ventenne nell'esercito, all'inizio delle prima guerra mondiale, diventa un medico affermato nei primi anni trenta. Durante questo periodo ha un esaurimento nervoso, visita l'Africa centrale e gli Stati Uniti e poi ritorna in Francia per terminare gli studi. Il romanzo è caratterizzato da una prosa sfrontata, pulsante e ruvida, da una arguzia sardonica e un cinismo graffiante. Il racconto è sia lirico che efficace, vi trionfa lo slang, le oscenità e le espressioni dialettali e colloquiali. Bardamu ha una visione molto cupa dell'umanità, "il genere umano è formato da due razze molto diverse tra di loro, i ricchi e i poveri", egli scrive, e per quanto sia interessato sopratutto ai secondi, non prova altro che disprezzo per entrambi. Da questo sguardo però Celine ne trae un umorismo che non cessa mai di stupire. Un romanzo anarchico e corrosivo, ma sempre originale che ha avuto una grande influenza, con la sua visione aspra delle persone anticipa gli antieroi di Beckett. Un libro davvero indispensabile per capire l'evoluzione del romanzo. Il viaggio al termine della notte è l’opera con cui Celine ha modificato, per sempre, il senso della letteratura mondiale. Un’opera fondamentale, necessaria, senza la quale nessun lettore può arrogarsi il diritto di definirsi tale. La scansione letteraria degli ultimi anni della prima metà del secolo scorso di Celine è un capolavoro di provocazione, cultura, rottura, una lotta contro il conformismo, il buonismo, il senso comune. Il viaggio al termine della notte è un romanzo autobiografico con cui Celine racconta la sua guerra, la sua esperienza coloniale, la sua vita da emigrato negli Stati Uniti, il suo ritorno in Francia. E l’aggettivo possessivo serve per attribuire il senso personale, intimo che ha la narrazione di Celine, l’individuo che corre nella notte della ragione, cercando in sé stesso, nel suo edonismo, la ricetta salvifica della vita. Le pagine scorrono e rimane il senso fortissimo delle parole con cui l’autore francese rappresenta i fatti e le emozioni. Scandalizzando, rompendo gli argini della cultura di chi fa cultura per professione, non per cultura, con posizioni tanto irriverenti da sembrare scontate. E la professione di medico di Celine rafforza concettualmente il mestiere dello scrittore, del grande scrittore. Questo romanzo fu rifiutato da Gallimard, il più grande editore francese del secolo, che lo liquidò come un banale romanzo comunista. E così, a seguito di questo clamoroso errore editoriale, entra in scena il piccolo editore Donoel che pubblica un libro che ha scritto la storia. Poi c’è la storia di Celine, anche quella non è una storia comune, non è la solita storia. L’origine del capolavoro che promana da queste pagine. Viaggio al... "Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato. È un romanzo, niente altro che una storia fittizia. Lo dice Littré, lui non si sbaglia mai. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita." Io mi aspetto molto da questo viaggio, saprò dirvi qualcosa di più alla fine... Si, devo dire di si! Céline mi ha convinto, certo non è stato un viaggio di piacere, è stato invece un lungo percorso tra i peggiori incubi dell'umanità, pazzia, disperazione, povertà e su tutto l'incredibile visione, attuale e profetica al tempo stesso, di Céline, alle soglie dell'era moderna, dei profondi guasti già causati nella società dalla cosiddetta era industriale e dal nascente capitalismo, il suo è un viaggio che provoca forti disagi perchè ci porta a scoprire cose sugli uomini che faremmo volentieri a meno di sapere, per evitare di porci sullo stesso piano. Quella che viene descritta è un'umanità senza speranza e senza futuro il cui riscatto è dato dalla fine del viaggio... nella morte. Non c'è possibilità di migliorare per uomini la cui follia è senza rimedio e soprattutto senza limite! Eppure in questo viaggio visionario che sembrerebbe condannare senza appello la razza umana nella sua marcescenza, l'antidoto al pessimismo cosmico di Céline viene proprio da lui, piccoli gioielli che sembrano offrire una vaga possibilità di riscatto ad un'umanità sempre più in preda al delirio, il dolore mai sopito per la perdita del piccolo Bébert, che lui non riuscì a curare, la piccola Molly, che amava gli altri in quanto semplicemente uomini, Alcide, autosegregatosi nella colonia africana per mantenere una ragazzina che non vedeva da chissà quanto tempo... Indubbiamente è poco, su circa seicento pagine di bassezza umana, per nutrire serie speranze di riscatto, anche vedendo come vanno le cose oggi, ma qualcosa e sempre meglio di niente e se anch'io in quanto a fiducia nel genere umano sto messo forse peggio di Céline, abbiamo comunque il dovere di provare e di crederci che gli uomini possano migliorare, soprattutto in funzione delle nuove generazioni, se mai potranno vivere in un mondo migliore!
"while the critic for Le Populaire de Paris condemned it as mere vulgarity and obscenity." Appartiene alle Collane EditorialiÈ contenuto inÈ riassunto inHa uno studioHa come guida per lo studentePremi e riconoscimentiElenchi di rilievo
Louis-Ferdinand Celine's revulsion and anger at what he considered the idiocy and hypocrisy of society explodes from nearly every page of this novel. Filled with slang and obscenities and written in raw, colloquial language, Journey to the End of the Night is a literary symphony of violence, cruelty and obscene nihilism. This book shocked most critics when it was first published in France in 1932, but quickly became a success with the reading public in Europe, and later in America, where it was first published by New Directions in 1952. The story of the improbable yet convincingly described travels of the petit-bourgeois (and largely autobiographical) antihero, Bardamu, from the trenches of World War I, to the African jungle, to New York and Detroit, and finally to life as a failed doctor in Paris, takes the readers by the scruff and hurtles them toward the novel's inevitable, sad conclusion. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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