(Come inizia:) " Cominciò stranamente. Ma poteva esserci un altro inizio? Si dice che tutte le cose sotto il sole cominciano 'stranamente' e finiscono 'stranamente' e sono strane; una rosa perfetta è 'strana', proprio come una rosa imperfetta, e come la rosa di normalissimo colore e gradevolezza che cresce nel giardino del vicino. Conosco quella prospettiva da cui ogni cosa appare terrificante e misteriosa. Rifletti sull'eternità , considera, se ne sei capace, l'oblio ... "

"Perché questo grosso sacco di tessuto senza cervello, desiderabile, muto, che è manipolato e non manipola, indifeso, immobile, pendolo, lì, come è lì e pende un seno? Perché questa identificazione primitiva con l’oggetto principe della venerazione infantile? Quali appetiti insoddisfatti e turbamenti in culla, quali frammenti dal mio più lontano passato si erano scontrati per far scoccare una fissazione di tanto classica semplicità?" pag.58
E già, perché tra i tanti pezzi del corpo in cui avrebbe potuto trasformarsi, David Kepesh , professore di letteratura che enne volte aveva parlato di Kafka e del suo scarrafone, si metamorfizza in un seno gigante, in unmetroeottanta di zizzona.
Potrei fare un commento serio.*
Invece, poiché in fondo penso che sia solo una boutade, non mi viene qui di andare per il sottile.
Pure da zizza, il professor Kepesh amplifica il desiderio di provare piacere sessuale (avrebbe dovuto trasformarsi in vulva, che la clitoride non è il capezzolo e allora sì, caro professore, ma poi tutto l’ambaradan del nutrimento e dell’infanzia , il femminino ambito e desiderato, dove sarebbe andato a finire?)
Dopo lunghi mesi di frustazione, di lacrime che non possono essere versate, il professore fa di necessità virtù, giunge alla decisione di mostrare in pubblico ciò che è diventato, così potrà guadagnare tanti soldi, avere tanta fama, e disporre di un esercito di femmine che se ne prendono amorevole cura. Alè.
Preferisco Woody. ( )

Dal primo istante mi ha ricordato IL NASO di Gogol e mi sembrava così poco originale....velocemente però si è rivelato nella sua propria identità narrativa.
Si riconosce il simpatico e impenitente P. Roth e si sorride a immaginarlo in questo sogno-realtà grottesco e al limite della follia in cui il protagonista, il professor Kepesh si trasforma improvvisamente in un gigantesco seno.
Roth descrive nel dettaglio gli aspetti di questa nuova e straordinaria situazione, da quelli psico-fisici fino alle reazioni delle persone che vanno a trovarlo e vive tra lo scherno e la commiserazione di chi lo circonda.
David Kepesh chiede più volte che gli si dica che è pazzo, ma nessuno gli concede tale sollievo, fino a che, superata l'idea della catastrofe e della pazzia, tenterà di aprirsi alle relazioni sociali e comincerà anche a pensare a come riprendere il suo lavoro all’università.
Si chiede, sul finale se sia stato il troppo amore per la letteratura a ridurlo così e il suo dottore gli risponderà che gli ormoni sono ormoni e l’arte è arte e che non si tratta di un’overdose delle grandi fantasie. Eppure il prof. spiegherà che ha sempre amato l’estremo in letteratura, idolatrando quelli che lo creavano, ipnotizzato dalle immagini e dalla loro suggestione…ecco quindi che sarebbe riuscito a rendere la parola carne.
Poco più di 70 pagine che portano il lettore fuori dagli schemi narrativi classici, come già in altri lavori Roth ci ha abituati. ( )