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Cecità (1995)

di José Saramago

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Serie: Ensaio sobre a cegueira (1)

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13,029389469 (4.07)5 / 580
℗±Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che, pur vedendo, non vedono.℗ In un tempo e un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi ©· colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede pi©£. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l'insensibilit© altrui, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un'umanit© bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalit© , artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.… (altro)
  1. 203
    La strada di Cormac McCarthy (browner56, ateolf, lilisin, petterw)
    browner56: Two harrowing, well-written looks at what we can expect when society breaks down
  2. 160
    La peste di Albert Camus (amyblue, roby72)
  3. 70
    Il giorno dei Trifidi di John Wyndham (infiniteletters)
  4. 60
    Il signore delle mosche di William Golding (petterw)
  5. 73
    Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro (Simone2)
  6. 41
    Nel paese delle ultime cose di Paul Auster (BenTreat, Vonini)
    BenTreat: Both books are personal, tragic accounts of the collapse of civil society.
    Vonini: Same surreal feel, absent government, feeling of people being left to their fates, creeping despair, dismantling of society.
  7. 42
    José Saramago: A Consistência dos Sonhos - Cronobiografia di Fernando Gómez Aguilera (Ronoc)
  8. 20
    1984 di George Orwell (petterw)
  9. 20
    Il condominio di J. G. Ballard (bertilak)
  10. 10
    State of Siege di Albert Camus (colagold)
  11. 10
    Le intermittenze della morte di José Saramago (Birbuv)
  12. 00
    Into That Darkness di Steven Price (lkernagh)
  13. 00
    Saggio sulla lucidità di José Saramago (icallithunger)
    icallithunger: These two books should be read together. They happen in the same universe and talk about some of the same themes- about fear, chaos and how far the human goes when faced with them.
  14. 12
    Rumore bianco di Don DeLillo (chrisharpe)
  15. 12
    Il rinoceronte di Eugène Ionesco (CGlanovsky)
    CGlanovsky: Surreal epidemic spreads through the population.
1990s (13)
To Read (18)
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1-5 di 13 (prossimo | mostra tutto)
Durante la lettura di Cecità penso di essere rimasta fregata dalla mia empatia, che forse è già andata in vacanza, o è da qualche parte mezza morta per l’afa. È vero che la mia dotazione iniziale di questa capacità non era delle più sostanziose, ma non mi aspettavo di rimanere così fredda davanti a un romanzo come Cecità, che ha tutte le carte in regola per sconvolgere chi legge.

Non vi dico quanto mi ha preoccupato non essere particolarmente toccata da questa storia: ho lavorato tanto su me stessa per avere un livello (per me) accettabile di empatia che ho passato parte del romanzo a dirmi Ehilà, questo è proprio il momento in cui dovresti sentirti male per la situazione nella quale si trovano i personaggi…. Non mi ha smosso nemmeno il pensiero che questa cecità dipenda dal non voler vedere – le sofferenze altrui, le loro necessità, i loro bisogni – e, cavolo, cosa c’è di più attuale da leggere mentre lasciamo affogare gente nel Mediterraneo perché dobbiamo pisciare più lontano dei poteri forti dell’UE, chiunque essi siano?

Non posso nemmeno biasimare Saramago, perché Cecità è un romanzo immenso, un esperimento, un cosa accadrebbe se che merita di essere letto perché ogni tanto è bene ricordarsi di tirare fuori il capo dal culo e guardare – guardare davvero – cosa ci accade intorno.

Vuoi che ti dica cosa penso, Parla, Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.

Non so cosa non abbia funzionato con me con questo romanzo: forse il fatto che si dilungasse in dettagli, ha diluito la potenza con la quale avrebbe potuto colpirmi, mentre altre persone è proprio quello che hanno trovato scioccante; oppure, il mio lato razionale si è concentrato sul modo in cui cambia il mondo, “fregandosene” dei dettagli raccapriccianti e pretendendo invece dettagli sui cambiamenti e non ce ne sono perché, uno degli elementi più terrificanti, è proprio che nessunə sa cosa stia accadendo di preciso.

Come che sia, fregatevene della mia opinione e leggete questo romanzo e, se siete persone empatiche, preparatevi a stare male perché Saramago qui picchia duro con voi – e cerca di risvegliare quellə che, come me, sono un po’ tardə... ( )
  lasiepedimore | Jan 11, 2024 |
Non amo particolarmente le recensioni che replicano una sinossi o quei racconti nel racconto che, prima che tu l’abbia letto, già ti svelano trama e finale. A parte qualche necessario riferimento scenico, cercherò quindi di evitare di risceneggiare questo romanzo di Saramago che, tra le altre cose, è pure Nobel per la Letteratura (la L è volutamente maiuscola).
In un mondo senza coordinate geografiche precise, in una società (la nostra senza dubbio) che non vede o sovente finge di non vedere ingiustizie, diseguaglianze, prepotenze ed un cinismo individuale in crescita esponenziale, in una società che è quindi cieca ai mali che la affliggono, serve un’epidemia di cecità “vera” per far aprire gli occhi a chi non vede. Mi si perdoni il gioco di parole, ma la sintesi è questa. “Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo ciechi, che pur vedendo non vedono”.
L’umanità è diventata cieca. Sin dalle prime pagine del libro si percepisce lo sgomento, la paura di un contagio che spazza via ogni nostro riferimento conosciuto. Forse è per questo che rileggere questo romanzo dopo ciò che il Covid ci ha insegnato, apre a riflessioni che qualche anno fa forse non avremmo fatto. Ad occhi chiusi il mondo vede ciò che aveva sotto gli occhi: la misera dimensione umana gonfia di egoismi e personalismi, di prepotenze e di furberie. La ode quasi come un rimbombo, la sente negli odori acri della decomposizione che diventa in breve parte integrante della narrazione. Tutti saranno colpiti dal male bianco, da una cecità lattescente che priva anche della dimensione del buio, affinché nessuno possa trovarvi rifugio, una non dimensione dove anche la fede si ritrova bendata tra santi e angeli che qualcuno finisce per bendare, che pure loro abbiano a vagare senza vista per l’eternità. Tutti ciechi, tutti eccetto una, perché l’unica anima a non essere colpita è una donna, perché siano i suoi occhi a raccontare a chi legge cosa accade. Perché in questo “Cecità”, Saramago non fa sconti a nessuno. Nello scenario di una distopica apocalisse, tra il lezzo dei corpi abbandonati tra le strade e straziati da branchi di cani randagi, tra i vagheggiamenti di altri branchi di umani che si spostano, senza punti cardinali, alla ricerca di cibo, tra il sudiciume di artefatti corporali abbandonati ove capita, perché quei corpi ora hanno come unico scopo la biologia della sopravvivenza. C’è tutto l’orrore del preventivo internamento dei contagiati, messo in atto come soluzione forse disumana, da chi vedendo ancora attraverso uno spiraglio di luce sperava in un improbabile contenimento della malattia. Tutto inutile. “In un governo di ciechi che pretende di governare i ciechi, senza futuro ed è come se il presente non esistesse”. Purtroppo quel presente esiste ed è la discesa degli inferi. La natura umana si manifesta con violenze, egoismi all’ennesima potenza, stupri sino a consumarsi nel male estremo: uccidere per sopravvivere. E innanzi a questo scenario, in cui il superfluo sublima nella cecità, i nomi scompaiono. Per Saramago sono il dottore, la moglie del dottore, il primo cieco, la donna con gli occhiali scuri, il vecchio con la benda. Perché nessuno è e sarà ma più ciò che è stato, in una città senza nome, in una nazione senza nome. Il racconto è serrato, l’intensità emotiva cresce in modo direttamente proporzionale all’aumentare dei ciechi, tutto in quella scrittura che contraddistingue questo autore, fatta di periodi lunghi una pagina, di maiuscole improvvise, di punti e virgole che scompaiono. Svaniscono come la televisione, i cinema, i musei, l’estetica, il decoro, la pudicizia, l’igiene. Crollata l’organizzazione sociale per come la diamo oggi per scontata, manca tutto e le strade si popolano dunque di zombie affamati e sporchi che qualche cieco, guidato dall’unica vedente rimasta a raccontare la storia, riesce ad aggirare giungendo ad un porto sicuro, recuperando pagina dopo pagina, quel senso di fratellanza che è la speranza alla quale Saramago vuole condurci. Un gruppo di sopravvissuti, cellula staminale di una società nuova, dove cresce una forma di solidarietà e di nuova tolleranza, dove umani tra umani si comincia a rivedere oltre il proprio naso, oltre la propria casa, al di là del proprio cortile. Suona come un monito questo libro di Saramago, ma purtroppo non credo basterà ad abituarci a tenere gli occhi aperti e a smettere di far finta di non vedere come è ingiusto il mondo. ( )
  Sagitta61 | Apr 16, 2023 |
Ciechi che, pur vedendo, non vedono.

Mi guardo intorno dopo aver ascoltato Sergio Rubini e vorrei vedere tutto bianco. Vorrei, come tanti miei colleghi o miei superiori, essere capace di vivere nel caos che quotidianamente generiamo con la nostra incapacità, senza più vederlo, con l’indifferenza del “tanto è sempre stato così”. Vorrei essere capace, come loro, di sentirmi innocente per lo spreco e la sporcizia cui contribuiamo cercando di raggiungere, comunque sia, obiettivi più importanti – così sembra – del vivere ordinato, pulito, gentile, educato, rispettoso dell’altro, chiunque o qualsiasi cosa esso sia.

E invece no. Vedo. Ma non lo urlo con stupita gioia come accade ai personaggi del libro. Vedo lo squallore, l’interesse personale perseguito comunque, indifferente alle ricadute sugli altri, sul mondo.

Vedo e ascolto: dichiarazioni roboanti quasi urlate contro; contro non si sa cosa, ma contro, comunque. Oppure discorsi sussurrati di disillusione finalizzati a giustificare la propria ignavia, il proprio supinò accettare ciò che non si ritiene di poter cambiare.

In tutto questo marasma bianco stupiscono le poche righe che annunciano un gruppo in cui si parla di organizzazione. È ancora possibile? O saranno solo dei preliminari per l’edificazione di strutture nelle quali altoparlanti anonimi diffonderanno altri comunicati altisonanti utili solo a coprire altre cecità?
  claudio.marchisio | Oct 25, 2022 |
Racconto particolare sulla natura umana. Indicato in periodo covid-19 ( )
  permario | Aug 3, 2020 |
In una città qualunque, di un paese qualunque, un guidatore sta fermo al semaforo in attesa del verde quando si accorge di perdere la vista. All'inizio pensa si tratti di un disturbo passeggero, ma non è cosi. Gli viene diagnosticata una cecità dovuta a una malattia sconosciuta: un "mal bianco" che avvolge la sua vittima in un candore luminoso, simile a un mare di latte. Non si tratta di un caso isolato: è l'inizio di un'epidemia che colpisce progressivamente tutta la città, e l'intero paese. Tra la violenza e la lotta per la sopravvivenza si inserirà la figura di una donna che, con un gesto d'amore, ridarà speranza all'umanità.
  kikka62 | Mar 8, 2020 |

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Saramago, Joséautore primariotutte le edizioniconfermato
Davis, JonathanNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Desti, RitaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Jull Costa, MargaretTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Lemmens, HarrieTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Mertin, Ray-GüdeTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Pontiero, GiovanniTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Pontiero, GiovanniTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Weissová, LadaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
Film correlati
Epigrafe
Se puoi vedere, guarda.
Se puoi guardare, osserva.
Libro dei Consigli
Dedica
A Pilar
A mia figlia Violante
Incipit
Il disco giallo si illuminò.
Citazioni
Dati dalle informazioni generali inglesi. Modifica per tradurlo nella tua lingua.
...I want my parents to find me if they should return, If they should return, you yourself said it, and we have no way of knowing whether they will still be your parents, I don't understand, You said that the neighbour below was a good person at heart, Poor woman, Your poor parents, poor you, when you meet up, blind in eyes and blind in feelings, because the feelings with which we have lived and which allowed us to live as we were, depended on our having the eyes we were born with, without eyes feelings become something different, we do not know how, we do not know what, you say we're dead because we're blind, there you have it, Do you love your husband, Yes, as I love myself, but should I turn blind, if after turning blind I should no longer be the person I was, how would I then be able to go on loving him, and with what love, Before, when we could still see, there were also blind people, Few in comparison, the feelings in use were those of someone who could see, therefore blind people felt with the feelings of others, not as the blind people they were, now, certainly, what is emerging are the real feelings of the blind, and we're still only at the beginning, for the moment we still live on the memory of what we felt, you don't need eyes to know what life has become today, if anyone were to tell me that one day I should kill, I'd take it as an insult, and yet I've killed...
Ultime parole
Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico

Risorse esterne che parlano di questo libro

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℗±Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che, pur vedendo, non vedono.℗ In un tempo e un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi ©· colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede pi©£. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l'insensibilit© altrui, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un'umanit© bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalit© , artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.

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Descrizione del libro
In una città qualunque un guidatore sta fermo al semaforo in attesa del verde, quando si accorge di cominciare a perdere la vista. All'inizio pensa si tratti di un disturbo passeggero, ma quando viene ricoverato in ospedale gli viene diagnosticata una cecità dovuta a una malattia sconosciuta. Nel frattempo il male si estende ai medici, agli infermieri e al personale dell'ospedale, e colpisce progressivamente l'intera città. I malati vengono ospitati (o forse rinchiusi) in una gigantesca costruzione. La moglie del guidatore, che non è stata contagiata, si finge cieca per farsi internare e poter stare vicina al marito. E scopre un mondo sconosciuto che, paradossalmente, rivela molte cose sul mondo di chi "credeva di vedere".
Riassunto haiku

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