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Sto caricando le informazioni... La passione del suo tempo (1995)di John le Carré
Best Spy Fiction (135) Books Read in 2015 (1,295) Sto caricando le informazioni...
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Mr. le Carré's great strength is that he is a master plotter. His premise of intelligence agents running amok since the end of the cold war is totally plausible, and the way he links his major characters through their professional roles is ingenious. After taking forever to get there, the reader comes across some 40 pages that are as taut and thrilling as any adventure story I have ever read. They just happen to consist of continuous narrative -- with no tricky flashbacks, very little psychologizing and no political lectures -- and they provide a momentum that lifts almost the entire last third of the novel. If only the first 200 pages were like that, former readers of Hotspur and Triumph (including this one) would be enthralled. È contenuto inPremi e riconoscimentiMenzioni
Tim Cranmer, retired secret servant, and Larry Pettifer, bored radical don, philanderer and for twenty years Tim's mercurial double agent against the now vanished Communist threat, have an unresolved rivalry that dates back decades. They follow each other into the lawless wilds of Moscow and then Southern Russia until a small, unheard-of nation becomes their proving ground in the finale to John le Carr's dazzling novel. OUR GAME is a novel of suspense in the great British tradition: now romantic, now tragic, now comic, gripping to the last page and always vastly entertaining. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)823.914Literature English & Old English literatures English fiction Modern Period 1901-1999 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:
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I tempi cambiano e le spie invecchiano, così pure come gli autori di romanzi di spionaggio. In questo libro scritto a metà degli anni Novanta, lo scrittore inglese adatta a cotali mutamenti le coordinate del suo lavoro, ma l’operazione non gli riesce del tutto. Da una parte c’è una storia che sfoggia il consueto sovrapporsi di intrighi e paranoie, intrisa di britannicità fino al midollo, che porta comunque il lettore a chiedersi in che modo si scioglierà il viluppo della trama; dall’altra, la narrazione ha un passo che rallenta a volte in modo eccessivo, dando l’impressione che una bella sfoltita alle pagine avrebbe giovato. Il romanzo è per lunghi tratti lo studio psicologico di Tim Cranmer, ex agente segreto prepensionato a causa della fine della guerra fredda: ricco per eredità, si ritira in una bella tenuta del Somerset con la fascinosa (e assai più giovane) compagna Emma, ma la ricomparsa di Larry, vecchio conoscenza sin dai tempi della scuola che poi si è riciclata come infiltrato fra i sovietici, viene a sconvolgere il tranquillo tran-tran appena avviato. La sparizione dell’amico e della donna mette in pericolo lo stesso Tim, che guidava le mosse di Larry nel Servizio, costringendo l’ex-agente a rispolverare le sue capacità nel vecchio mestiere in una rincorsa per cercare di capirci qualcosa che lo trascina, dimentico del mal di schiena, tra Londra, Bristol, Mosca e l’Inguscezia. E’ proprio il Caucaso, infatti, il nuovo scenario scelto da Le Carré come motore immobile dei suoi personaggi, una terra segnata da forti rivalità tra le popolazioni peggiorate dai cascami lasciati dal fallimento dell’impero sovietico: una situazione nebulosa che favorisce i tripli fondi in cui Larry si va a ficcare lancia in resta con entusiasmo ideologico, seguito dall'infatuata Emma e da Tim per un tributo tardivo all’antica amicizia. Peccato allora che questa ultima parte finisca per risultare macchinosa e abbastanza prevedibile, visto che già da qualche capitolo si è intuito dove si andrà a parare: perde così di efficacia anche il contrasto che sì è andato pian piano definendo tra l’entusiasmo ai limiti dell’incoscienza di Larry e la prudenza che talvolta sfocia nella pusillanimità di Tim. Al loro confronto, il resto dei personaggi sono meno definiti, a partire da una Emma che non riesce ad avere un profilo ben definito e da russi e caucasici che paiono un po’ di maniera: come sempre è invece ritratto il Servizio che, anche se ha cambiato sede, rimane la solita freadda organizzazione in mano soprattutto a grigi burocrati. Tirando le somme, il romanzo resta una buona lettura che, a parte qualche lentezza, non delude, ma non ci possono essere dubbi che il miglior Le Carré stia altrove. ( )