Allora Massano mi parla di un autore, straordinario, a suo dire, lascia me e la moglie, al solito ubriachi al ristorante, e va in libreria. Non ha trovato il libro che cercava, me ne porta un altro, medesimo autore. A caval donato non si guarda in bocca, salto tutti i miei principi e lo leggo per primo. Come mi aspettavo Massimo è in preda ad un delirio futurista, fatto di giochi di parole, di linee e di ombre. Celine era un nazista e mi aspettavo un libro ricco di non regole. Ma no. No, no e poi no. E’ come un film di Moretti o un discorso di Veltroni all’incontrario. Cosa intendo? Banale lo stile, anche se andrebbe letto in lingua originale, banali i contenuti, noioso ed autoreferente. Non l’ho finito, era tempo perso. Parole buttate lì, con iperbole e frasi smezze, punteggiature improbabili. Bene, benissimo va o mi dai tensioni o armonie. Non posso aver nulla, se non un esercizio di non stile. Povero Massimo che cerca l’ardore del duce in libri sbagliati. Il superuomo è dentro, non fuori di sé. ( )