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Il diario di un pazzo (1835)

di Nikolaj Gogol

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Classic Literature. Fiction. Humor (Fiction.) HTML:

Diary of a Madman is one of Gogol's greatest stories. The tale follows the life of a minor civil servant during the repressive era of Nicholas I. Following the format of a diary, the story shows the descent of the protagonist, Poprishchin, into insanity. Diary of a Madman, the only one of Gogol's works written in first person, follows diary-entry format. This Sovereign Classic edition also includes the following other tales: The Mantle, The Nose, A May Night.

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Peccato che queste memorie sono soltanto un breve racconto. Merita comunque le stelle. Cinque? Non posso dargliene una, sarebbe una pazzia. Meglio cinque, così i giochi son fatti. Cos'è del resto la pazzia? Gogol merita anche di più in punta di naso ... ( )
  AntonioGallo | Apr 3, 2023 |
Voluta da Pietro il Grande, nel 1722 la «tabella dei ranghi» aveva diviso i sudditi – esclusi, ovviamente, i servi della gleba – in quattordici classi, formalizzando il ?in («grado»), la condizione giuridica e sociale di chi serviva lo Stato nell’esercito, a corte, nella pubblica amministrazione. A ciascun grado corrispondeva un abbigliamento di cui veniva prescritto ogni particolare (lunghezza, ampiezza, numero di bottoni, colletti, baveri, cappucci, pellegrine, colore, tipo di stoffa, mostrine, galloni). Un enorme impero in divisa...

Nel 1832 Gogol’ aveva letto e amato i racconti della Casa dei pazzi di Vladimir Odoevskij (poi nelle Notti russe, 1844), consacrati a spiriti eletti – da Piranesi a Beethoven e Bach – che la gente comune (i «non iniziati», avrebbe detto Puškin) considera folli. E in un indice provvisorio di Arabeschi (1835) aveva annotato il titolo Memorie di un musicista pazzo. Il «musicista» scomparve. Nel suo diario Popriš?in fa soltanto un breve accenno a un «amico che suona bene la tromba» di cui non sapremo più nulla.

Popriš?in è un ?inovnik («funzionario», «impiegato» nell’amministrazione pubblica), figura cui la letteratura russa ottocentesca deve personaggi memorabili: dall’Evgenij del Cavaliere di bronzo puškiniano a Marmeladov di Delitto e castigo fino a ?ervjakov del racconto di ?echov Morte di un impiegato. E non di rado il ?inovnik è anche il «piccolo uomo» che incontriamo più volte nei romanzi e racconti russi dell’Ottocento: di umile estrazione sociale, non ha forza di carattere né particolari qualità; è mite, sincero, incapace di reagire a umiliazioni e offese, vittima di un destino sempre avverso... Il più famoso «piccolo uomo» delle lettere russe è in un altro racconto di Gogol’: Akakij Akakievi? Bašma?kin, il mite scrivano che muore schiantato dal dolore quando viene derubato del nuovo cappotto che gli è costato mille privazioni. Di cultura mediocre, bruttino («sapessi che mostro! ... Capelli che sembrano fieno» – così lo descrive a un’amica la cagnetta della giovane di cui s’è invaghito), Aksentij Ivanovi? Popriš?in presta servizio nell’ufficio di un ministero pietroburghese con il grado di consigliere titolare (nono nella «tabella»), lo stesso di Akakij Akakievi?. Sogna avanzamenti di carriera quasi impossibili: la promozione all’ottavo grado (assessore di collegio) veniva concessa raramente giacché conferiva la possibilità di trasmettere ai discendenti il titolo nobiliare, cosa sgradita agli aristocratici d’alto lignaggio. È molto probabile, dunque, che Popriš?in sia destinato a restare per sempre uno degli «eterni consiglieri titolari» o tituljaški, come venivano chiamati per scherno.

A differenza di Akakij Akakievi?, Popriš?in è astioso, arrogante, non ispira simpatia né commiserazione. Quarantadue anni, scapolo, non ha parenti (quanto meno non appaiono nel racconto) né amici, vive chiuso in sé stesso, senza alcun contatto con il mondo esterno, salvo il detestato dipartimento in cui lavora – svogliatamente, male. È però un esperto affilatore di penne d’oca. Una volta alla settimana viene chiamato a svolgere questa mansione nello studio privato di Sua Eccellenza il direttore del dipartimento, padre di Sophie, una leggiadra fanciulla che vede soltanto di sfuggita, in poche occasioni, e di cui s’innamora perdutamente.

«Lui era consigliere titolare, / e lei la figlia di un generale; / lui dichiarò timido il suo amore, / ma lei, crudele, lo scacciò. / Se ne andò il consigliere titolare, / tutta la notte bevve dal dolore, / e nella nebbia dell’ebbrezza / ognor vedeva la figlia del generale». (Pëtr Vejnberg, 1859; musicata da Dargomyžskij, divenne una romanza di successo).

Anche Gogol’ fu per qualche tempo un ?inovnik. Nel dicembre 1828, lasciata la natia Ucraina, si trasferì a San Pietroburgo: i suoi mezzi, scoprì, erano del tutto inadeguati alla vita nella capitale dell’Impero, le sue speranze di affermarsi come attore o poeta non si realizzavano... Alla fine del 1829 entrò – con il grado più basso (registratore di collegio) della «tabella dei ranghi» – nel dipartimento dell’Economia statale e degli edifici pubblici. Prestò servizio per un anno e mezzo. Era un pessimo funzionario. Detestava il lavoro, i colleghi, la farraginosa e soffocante macchina burocratica.

Popriš?in vive unicamente del suo stipendio: venticinque-trenta rubli d’argento al mese. Spende un quarto di questa somma per l’appartamento in cui abita, il resto gli basta appena per vivere decorosamente. I suoi unici lussi: una cameriera, l’acquisto di un popolarissimo quotidiano, talvolta il teatro (commediole senza pretese). Il suo unico diletto: vedere, pur di sfuggita, per un attimo, «Sua Eccellenzina».

I primi segni di alterazione psichica si manifestano quando per strada sente conversare due cagnoline... E si aggravano quando dalle loro lettere (le bestiole non soltanto parlano, sono anche in corrispondenza epistolare) viene a sapere che l’amata Sophie andrà sposa a un altro uomo, un giovane kamer-junker; alla mai confessata coscienza della propria inferiorità si sostituisce rapidamente una patologica mania di grandezza. Il manto di timoroso silenzio che si era imposto («Vabbè, vabbè, silenzio!»), quasi un’autocensura, diventa il mantello del «re di Spagna» – del monarca che ora è convinto di essere. E da re di Spagna si comporta nel manicomio in cui viene rinchiuso, sottoposto a cure che in realtà sono crudeli, disumani castighi. Soltanto allora Popriš?in suscita la nostra compassione.

Non è più un consigliere titolare o un re, ma una vittima, la sofferenza personificata. Ci strappa quasi le lacrime con le sue implorazioni di aiuto: «Perché mi tormentano? Che cosa vogliono da me, poveretto? Che cosa potrei dar loro? Non ho nulla». Subito dopo, però: «Ma lo sapete che il dey di Algeri ha un bitorzolo proprio sotto il naso?».
aggiunto da AntonioGallo | modificaIl sole 24 ore, Serena Vitale (Mar 4, 2024)
 

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Gogol, Nikolajautore primariotutte le edizioniconfermato
Breur, DunyaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Koezmin, N.Illustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Löb, KurtIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Schot, Aleida G.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Schwarz, GeorgÜbersetzerautore secondarioalcune edizioniconfermato
Timmer, Charles B.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Weststeijn, W.G.Postfazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
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Nota di disambiguazione
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This is just the novella Diary of a Madman. Do not combine with editions containing other short stories.
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
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DDC/MDS Canonico
LCC canonico

Risorse esterne che parlano di questo libro

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Classic Literature. Fiction. Humor (Fiction.) HTML:

Diary of a Madman is one of Gogol's greatest stories. The tale follows the life of a minor civil servant during the repressive era of Nicholas I. Following the format of a diary, the story shows the descent of the protagonist, Poprishchin, into insanity. Diary of a Madman, the only one of Gogol's works written in first person, follows diary-entry format. This Sovereign Classic edition also includes the following other tales: The Mantle, The Nose, A May Night.

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Descrizione del libro
Il racconto - che fa parte della raccolta 'Arabeschi' e 'Racconti di Pietroburgo' - scritto in prima persona nella forma di un diario, narra la progressiva discesa nella follia del burocrate Aksentij Ivanovic. Attratto dalla bella figlia del suo direttore, e volendo sapere qualcosa di più sul conto di lei, Aksentij Ivanovic sottrae le lettere che sarebbero state scritte dalla cagnolina Maggie, nelle quali egli crede di leggere tutto il disinteresse della ragazza verso di lui. Appresa la notizia che il trono di Spagna è vacante, Aksentij Ivanovic si proclama monarca di quel Paese, inizia a firmare i documenti come Ferdinando VIII e chiede la mano della figlia del direttore; quindi si mette al lavoro sulla sua divisa da consigliere titolare per farne un manto regale. Ormai divenuto completamente pazzo, Aksentij Ivanovic viene portato al manicomio, che però a lui appare come la corte spagnola. L'effetto di ironia e comicità nasce dal divario che esiste tra la realtà del lettore e quella del protagonista, ma in realtà la follia in quest'opera di Gogol' rappresenta una via di fuga dalla ragione obiettiva, dal raziocinio dei benpensanti e dalla burocrazia, il grado a cui tutto viene sacrificato e da cui tutto dipende: felicità, salute e ricchezza.

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«Confesso che da qualche tempo ho cominciato a vedere e sentire cose che nessuno ha mai visto o sentito».

Così scrive nel suo diario il consigliere titolare Popriščin – funzionario di rango non elevato ma di grandi ambizioni, roso dal senso di inferiorità, dall'invidia verso più altolocati colleghi al servizio dello Stato –, che ritiene un privilegio l'incarico di temperare, una volta alla settimana, le penne d'oca di un superiore della cui figlia è segretamente innamorato. Nelle pagine che accolgono le sue frustrazioni e i suoi sogni di gloria si insinuano le sempre più assurde fantasie che lo abitano: mucche che comprano il tè, il carteggio tra due cagnoline dal quale apprende che la giovane amata andrà in sposa a un altro. Lo sdegno e un'impotente rabbia lo precipitano definitivamente nella follia («burocratica» questa, priva del demoniaco romanticismo che caratterizza l'insania del pittore nel Ritratto, un altro dei «racconti pietroburghesi» di Gogol'). Persa del tutto la ragione – ora si crede Ferdinando VIII, re di Spagna –, Popriščin viene rinchiuso in un manicomio, dove si occupa degli «affari di Stato» e si angoscia per la sorte della Luna. Dinanzi al suo delirio, alle grida strazianti per le «cure» brutali che gli vengono inflitte, anche a noi non resta che ripetere, come Popriščin: «Vabbè, vabbè, silenzio!». Un silenzio che verrà riempito dalla voce stridula e penetrante dell'Uomo del sottosuolo di Dostoevskij.
Riassunto haiku

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