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Alice nel Paese delle Meraviglie (1872)

di Lewis Carroll

Altri autori: Maraja (Illustratore)

Altri autori: Vedi la sezione altri autori.

Serie: Le avventure di Alice (1)

UtentiRecensioniPopolaritàMedia votiConversazioni / Citazioni
27,011476110 (3.98)7 / 1081
  1. 70
    Il casello magico di Norton Juster (Death_By_Papercut)
    Death_By_Papercut: A child enters a strange new world.
  2. 70
    Il mago di Oz di L. Frank Baum (Morteana)
  3. 40
    The Girl Who Circumnavigated Fairyland in a Ship of Her Own Making di Catherynne M. Valente (kaledrina)
  4. 20
    Alice Through the Pillar Box: A Philatelic Phantasy di Gerald M. King (bookel)
  5. 10
    La Bicicletta Epiplettica (The Epiplectic Bicycle) di Edward Gorey (Bitter_Grace)
  6. 21
    Luka and the Fire of Life di Salman Rushdie (weeksj10)
    weeksj10: Rushdie's books focusing on the Khalifa family are like a modern day Alice in Wonderland with a spicy bight from its Indian setting. The wordplay, characters, and plot all mirror those of Alice and like Carroll's book Rushdie's can and will be enjoyed by magic lovers of all ages.… (altro)
  7. 00
    David Blaize and the Blue Door di E. F. Benson (amanda4242)
  8. 00
    Heartless di Marissa Meyer (Morteana)
    Morteana: Heartless is a retelling of Alice in Wonderland.
  9. 00
    Inrock di Desmond Morris (bookel)
  10. 00
    Alex and the Ironic Gentleman, or The Wigpowder Treasure di Adrienne Kress (Polenth, suzanney)
  11. 00
    The Spindlers di Lauren Oliver (C.Vick)
  12. 00
    A Beginning, a Muddle, and an End di Avi (DetailMuse)
  13. 22
    The Looking Glass Wars di Frank Beddor (bell7)
    bell7: Frank Beddor reimagines the original "Alice" story as the true story of Princess Alyss in a much darker Wonderland.
  14. 01
    The Roundhill di Dick King-Smith (Cecrow)
  15. 01
    The Wonderland Trials di Sara Ella (Utente anonimo)
  16. 02
    Rebecca's World, Journey to the Forbidden Planet di Terry Nation (Sylak)
  17. 04
    The Brontes Went to Woolworths di Rachel Ferguson (casvelyn)
    casvelyn: Both stories of outsiders trying to understand someone else's mad fantasies.
  18. 315
    Il principe di Niccolò Machiavelli (Ciruelo)
    Ciruelo: Really. Both are classic studies in the workings of power.
Read (26)
1970s (189)
1860s (19)
Read (17)
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Perché Alice nel paese delle meraviglie è il più bello e folle libro mai scritto

Alice nel paese delle meraviglie è un libro che ha affascinato generazioni di lettori di tutte le età. La sua storia è ricca di fantasia, humor e surrealismo, e ha ispirato innumerevoli opere d'arte, film e spettacoli teatrali.

La bellezza di Alice nel paese delle meraviglie

La bellezza di Alice nel paese delle meraviglie risiede innanzitutto nella sua capacità di evocare un mondo magico e fantastico. Il Paese delle Meraviglie è un luogo dove le regole della realtà sono sovvertite, dove tutto è possibile e niente è come sembra. Alice si ritrova in questo mondo misterioso e imprevedibile, e le sue avventure sono un'esplorazione dei limiti della fantasia e della creatività.

Il libro è anche bello per il suo umorismo. I personaggi di Alice nel paese delle meraviglie sono tutti eccentrici e bizzarri, e le loro conversazioni sono spesso esilaranti. Carroll ha un talento straordinario per creare situazioni e battute che fanno ridere grandi e piccini.

La follia di Alice nel paese delle meraviglie

Alice nel paese delle meraviglie è anche un libro folle. La sua storia è ricca di assurdità e incongruenze, che sfidano il nostro senso logico. Alice si ritrova a parlare con animali che parlano, a mangiare torte che la fanno crescere e a bere pozioni che la fanno rimpicciolire. Il mondo del Paese delle Meraviglie è un luogo dove le leggi della fisica e della logica non valgono, e dove tutto è possibile.

La follia di Alice nel paese delle meraviglie è ciò che lo rende così affascinante. Il libro ci invita a mettere in discussione la nostra visione del mondo e a vedere le cose da una prospettiva nuova e originale.

Perché Alice nel paese delle meraviglie è il libro più bello e folle mai scritto

Alice nel paese delle meraviglie è un libro unico nel suo genere. È un libro che parla alla nostra immaginazione, al nostro senso dell'umorismo e alla nostra capacità di meravigliarci. È un libro che ci fa sognare e ci fa pensare, e che ci regala un'esperienza di lettura indimenticabile.

Per questi motivi, credo che Alice nel paese delle meraviglie sia il più bello e folle libro mai scritto. ( )
  AntonioGallo | Jan 26, 2024 |
Si tratta di una seconda edizione in versione digitale messa a disposizione dal progetto Liber Liber, pubblicata originariamente nel 1872, dall’editore torinese Loescher con traduzione dall’originale di T. Pietrocòla-Rossetti con le belle vignette (42 per la precisione) curate da John Tenniel (tradotto in Giovanni) e spesso riprese, in modo parziale, da tantissime altre edizioni contemporanee. Tenniel, pittore e illustratore britannico, per quasi tutta la carriera disegnò vignette satiriche e caricature per la rivista Punch, ma è ricordato soprattutto per le sue illustrazioni nei romanzi di Lewis Carroll: Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio.

Di “Alice nel paese delle meraviglie” scritto da Lewis Carroll, all’anagrafe di Daresbury registrato come Charles Lutwidge Dogson, è già stato scritto più di tutto quello che si poteva scrivere, argomentare, talvolta elucubrare. Pubblicato nel 1865, come una storia fantastica per l’infanzia, ha assunto, nel corso degli anni, connotazioni letterario pedagogico antropologiche che il buon Charles, da dove si trova ora, si starà rigirando senza trovar pace a pensare cosa abbia provocato quel suo racconto dedicato a tre bambine, figlie dell’amico e rettore dell'Università di Oxford Henry Liddell: Alice Pleasance, Ina e Edith.

A dirla tutta, e se mi è concesso in licenza ad ogni seriosa analisi letteraria (di cui certo chiunque non mancherà di trovar bibliografia), a leggerlo oggi ci si potrebbe domandare che tipo d’erba fosse d’abitudine consumare l’autore, tanto è strampalato e “allucinogeno” il suo racconto. Al punto, credetemi, che se Lewis Carroll fosse vissuto in piena epoca beat, anziché in quella vittoriana, nessuno si sarebbe stupito se si fosse aiutato nell’ispirazione da un qualche fungo dalle proprietà lisergiche.

Non meno efficace poi, deve essere il tipo di sostanza che hanno assunto invece le intere generazioni di analisti dell’opera di Carroll e dell’autore stesso. Se non mi credete ne prendo una a caso, pubblicata nel 1975. Proviamo a leggerla insieme: “La diagnosi psicoanalitica spesso formulata su Carroll è la seguente: impossibilità di affrontare la situazione epidica, fuga davanti al padre e rinuncia alla madre, proiezione sulla bambina a un tempo identificata come fallo e come priva di pene, regressione orale-anale conseguente. Tuttavia tali diagnosi hanno pochissimo interesse e si sa bene che non è in tal modo che la psicoanalisi e l’opera d’arte possono annodare il loro incontro (...) Il carattere positivo altamente affermativo della desessualizzazione consiste nella sostituzione della regressione fisica da parte dell’intervento speculativo”. Non c’è male vero? Vi ho avvicinato alla teoria della fumatina proibita? Assonante a quella del Brucaliffo che, nella fantasia di Lewis Carroll, fumava un narghilè seduto su di un fungo dalle straordinarie proprietà.

Che sia per questo che il governatore cinese Ho Chien, della provincia di Hunan, nel 1931 censurò l’opera? Egli ritenne eccessiva l’umanizzazione data al bestiario fantastico che accompagna la povera Alice, in modo particolare per quel modo d’esprimersi un po’ troppo simile all’uomo, capace di insinuare nei bambini chissà quali pericolosi pensieri. Probabilmente non solo nei bambini ebbe a pensare Ho Chien, visto che il Paese delle meraviglie è una strana antimateria in cui collidono leggi e principi del nostro caro mondo, capovolgendo senso, tempo e spazio, ma soprattutto le logiche sociali e politiche. E forse anche la mente di chi, nel leggerlo e rileggerlo, cerca di estrapolare esoterici significati o addirittura guarda diritto al nirvana. Chissà se al buon Ho Chien fosse capitato tra le mani “La fattoria degli animali” di George Orwell, uscito nel 1945!

Innanzi a tutto ciò, mi asterrò quindi saggiamente dal tentare un’analisi dei significati di questo testo, cadrei in spiccia pedagogia da copia e incolla, e tanto meno cercherò di inerpicarmi sulla ripida scogliera dei numerosi giochi di parole del vocabolario inglese cui fa sovente ricorso l’autore (mine is a long and a sad tale, tanto per fare un esempio tra gli innumerevoli possibili, in cui si nota un gioco di parole, un pun tra tale, racconto, e tail, coda). Preferisco rimandare chi mi sta leggendo, con quel sorriso da Stregatto stampato sulla faccia, a qualche edizione contemporanea commentata o corredata di note (talvolta più del testo stesso). Cito, ad esempio, quella che possiedo, edita nella Biblioteca Universale Rizzoli nel 1998 e curata, nella sua edizione, da Attilio Brilli e Tommaso Giglio.

Scelgo dunque di concentrarmi su qualche aspetto più terreno di questa celebre avventura fantastica in cui incappa la piccola Alice, o meglio sprofonda in caduta libera nel sottosuolo in cui si svolge, tanto che il titolo originale era proprio “Alice underground”. Un mondo non convenzionale, tanto quanto lo fu l’autore nel pensarlo e scriverlo mettendo a nudo le contraddizioni e il moralismo della società inglese dell’epoca vittoriana. Un periodo in cui, la storia fantastica di Lewis Carroll, rompe gli schemi della letteratura per l’infanzia il cui ruolo nell’educazione dei bambini, in modo particolare se espressione della classe media o di una certa aristocrazia, era quello puramente educativo, percorso obbligato per l’ingresso nella società adulta, segnato dai punti fermi di un certo tipo di insegnamento assai poco avvezzo a storie puramente fantastiche, ancor più se strampalate negli eventi e nei personaggi, da stravolgere la tradizionale immagine della scolara diligente. E Alice qui è tutt’altro che la prima della classe, al punto da non rammentare nulla di ciò che la scuola le ha insegnato, filastrocche e poesie comprese, ma ricerca e s’impossessa di uno spazio aperto alla fantasia e all’immaginazione, in barba alle regole della logica ed alle leggi della fisica.

Una Alice che cresce e si rimpicciolisce continuamente nella metafora del voler o non voler diventare adulti, sospesa tra due mondi, indecisa nella scelta, circondata da un bizzarro, quanto divertente e talvolta inquietante bestiario parlante: dal Bianconiglio sino al Cappellaio Matto, con a seguire la Lepre Marzolina, la Regina di Cuori, lo Stregatto e il Brucaliffo. Tutti rigorosamente illogici e privi di quel buon senso e di quell’ordine di stile vittoriano.

Al di là di ogni considerazione pedagogica che se ne voglia trarre, è indubbio il successo che Alice riscosse nella società dell’epoca e in tutte quelle a seguire. Tanto da avere un seguito, sempre grazie alla penna e alla fantasia del suo autore che scrisse poi “Through the Looking Glass and What Alice Found There” (Attraverso lo Specchio e Quel che Alice vi Trovò). Un gradimento di pubblico che la storia ha voluto immortalare anche nella celluloide. Nella versione animata di Disney del 1951 ad esempio, o in varie sceneggiature cinematografiche, tra le quali, sempre targata Disney, “Alice in Wonderland”, film uscito in sala nel 2010 con la regia di Tim Burton ed con un cast di prime donne: Johnny Depp (Il Cappellaio Matto), Helena Bonham Carter (La Regina Rossa), Anne Hathaway (La Regina Bianca), Alan Rickman (il Brucaliffo) e Mia Wasikowska nella parte di Alice. ( )
  Sagitta61 | Aug 4, 2023 |
Tra le varie edizioni che ho letto di quest'opera di fantasia ricordo, ancor prima di darne conto, che questa dell'Istituto Editoriale Italiano è stata pubblicata del 1914 e resa oggi disponibile in formato digitale dal progetto Liber Liber (nell’edizione elettronica non sono però presenti le tavole dell’edizione a stampa originale). Faccio notare come la traduzione presenta alcune differenze, nei titoli quanto nel testo, rispetto a edizioni succedutesi negli anni successivi.

Di “Alice nel paese delle meraviglie” scritto da Lewis Carroll, all’anagrafe di Daresbury registrato come Charles Lutwidge Dogson, è già stato scritto più di tutto quello che si poteva scrivere, argomentare, talvolta elucubrare. Pubblicato nel 1865, come una storia fantastica per l’infanzia, ha assunto, nel corso degli anni, connotazioni letterario pedagogico antropologiche che il buon Charles, da dove si trova ora, si starà rigirando senza trovar pace a pensare cosa abbia provocato quel suo racconto dedicato a tre bambine, figlie dell’amico e rettore dell'Università di Oxford Henry Liddell: Alice Pleasance, Ina e Edith.

A dirla tutta, e se mi è concesso in licenza ad ogni seriosa analisi letteraria (di cui certo chiunque non mancherà di trovar bibliografia), a leggerlo oggi ci si potrebbe domandare che tipo d’erba fosse d’abitudine consumare l’autore, tanto è strampalato e “allucinogeno” il suo racconto. Al punto, credetemi, che se Lewis Carroll fosse vissuto in piena epoca beat, anziché in quella vittoriana, nessuno si sarebbe stupito se si fosse aiutato nell’ispirazione da un qualche fungo dalle proprietà lisergiche.

Non meno efficace poi, deve essere il tipo di sostanza che hanno assunto invece le intere generazioni di analisti dell’opera di Carroll e dell’autore stesso. Se non mi credete ne prendo una a caso, pubblicata nel 1975. Proviamo a leggerla insieme: “La diagnosi psicoanalitica spesso formulata su Carroll è la seguente: impossibilità di affrontare la situazione epidica, fuga davanti al padre e rinuncia alla madre, proiezione sulla bambina a un tempo identificata come fallo e come priva di pene, regressione orale-anale conseguente. Tuttavia tali diagnosi hanno pochissimo interesse e si sa bene che non è in tal modo che la psicoanalisi e l’opera d’arte possono annodare il loro incontro (...) Il carattere positivo altamente affermativo della desessualizzazione consiste nella sostituzione della regressione fisica da parte dell’intervento speculativo”. Non c’è male vero? Vi ho avvicinato alla teoria della fumatina proibita? Assonante a quella del Brucaliffo che, nella fantasia di Lewis Carroll, fumava un narghilè seduto su di un fungo dalle straordinarie proprietà.

Che sia per questo che il governatore cinese Ho Chien, della provincia di Hunan, nel 1931 censurò l’opera? Egli ritenne eccessiva l’umanizzazione data al bestiario fantastico che accompagna la povera Alice, in modo particolare per quel modo d’esprimersi un po’ troppo simile all’uomo, capace di insinuare nei bambini chissà quali pericolosi pensieri. Probabilmente non solo nei bambini ebbe a pensare Ho Chien, visto che il Paese delle meraviglie è una strana antimateria in cui collidono leggi e principi del nostro caro mondo, capovolgendo senso, tempo e spazio, ma soprattutto le logiche sociali e politiche. E forse anche la mente di chi, nel leggerlo e rileggerlo, cerca di estrapolare esoterici significati o addirittura guarda diritto al nirvana. Chissà se al buon Ho Chien fosse capitato tra le mani “La fattoria degli animali” di George Orwell, uscito nel 1945!

Innanzi a tutto ciò, mi asterrò quindi saggiamente dal tentare un’analisi dei significati di questo testo, cadrei in spiccia pedagogia da copia e incolla, e tanto meno cercherò di inerpicarmi sulla ripida scogliera dei numerosi giochi di parole del vocabolario inglese cui fa sovente ricorso l’autore (mine is a long and a sad tale, tanto per fare un esempio tra gli innumerevoli possibili, in cui si nota un gioco di parole, un pun tra tale, racconto, e tail, coda). Preferisco rimandare chi mi sta leggendo, con quel sorriso da Stregatto stampato sulla faccia, a qualche edizione contemporanea commentata o corredata di note (talvolta più del testo stesso). Cito, ad esempio, quella che possiedo, edita nella Biblioteca Universale Rizzoli nel 1998 e curata, nella sua edizione, da Attilio Brilli e Tommaso Giglio.

Scelgo dunque di concentrarmi su qualche aspetto più terreno di questa celebre avventura fantastica in cui incappa la piccola Alice, o meglio sprofonda in caduta libera nel sottosuolo in cui si svolge, tanto che il titolo originale era proprio “Alice underground”. Un mondo non convenzionale, tanto quanto lo fu l’autore nel pensarlo e scriverlo mettendo a nudo le contraddizioni e il moralismo della società inglese dell’epoca vittoriana. Un periodo in cui, la storia fantastica di Lewis Carroll, rompe gli schemi della letteratura per l’infanzia il cui ruolo nell’educazione dei bambini, in modo particolare se espressione della classe media o di una certa aristocrazia, era quello puramente educativo, percorso obbligato per l’ingresso nella società adulta, segnato dai punti fermi di un certo tipo di insegnamento assai poco avvezzo a storie puramente fantastiche, ancor più se strampalate negli eventi e nei personaggi, da stravolgere la tradizionale immagine della scolara diligente. E Alice qui è tutt’altro che la prima della classe, al punto da non rammentare nulla di ciò che la scuola le ha insegnato, filastrocche e poesie comprese, ma ricerca e s’impossessa di uno spazio aperto alla fantasia e all’immaginazione, in barba alle regole della logica ed alle leggi della fisica.

Una Alice che cresce e si rimpicciolisce continuamente nella metafora del voler o non voler diventare adulti, sospesa tra due mondi, indecisa nella scelta, circondata da un bizzarro, quanto divertente e talvolta inquietante bestiario parlante: dal Bianconiglio sino al Cappellaio Matto, con a seguire la Lepre Marzolina, la Regina di Cuori, lo Stregatto e il Brucaliffo. Tutti rigorosamente illogici e privi di quel buon senso e di quell’ordine di stile vittoriano.

Al di là di ogni considerazione pedagogica che se ne voglia trarre, è indubbio il successo che Alice riscosse nella società dell’epoca e in tutte quelle a seguire. Tanto da avere un seguito, sempre grazie alla penna e alla fantasia del suo autore che scrisse poi “Through the Looking Glass and What Alice Found There” (Attraverso lo Specchio e Quel che Alice vi Trovò). Un gradimento di pubblico che la storia ha voluto immortalare anche nella celluloide. Nella versione animata di Disney del 1951 ad esempio, o in varie sceneggiature cinematografiche, tra le quali, sempre targata Disney, “Alice in Wonderland”, film uscito in sala nel 2010 con la regia di Tim Burton ed con un cast di prime donne: Johnny Depp (Il Cappellaio Matto), Helena Bonham Carter (La Regina Rossa), Anne Hathaway (La Regina Bianca), Alan Rickman (il Brucaliffo) e Mia Wasikowska nella parte di Alice. ( )
  Sagitta61 | Aug 4, 2023 |
Di “Alice nel paese delle meraviglie” scritto da Lewis Carroll, all’anagrafe di Daresbury registrato come Charles Lutwidge Dogson, è già stato scritto più di tutto quello che si poteva scrivere, argomentare, talvolta elucubrare. Pubblicato nel 1865, come una storia fantastica per l’infanzia, ha assunto, nel corso degli anni, connotazioni letterario pedagogico antropologiche che il buon Charles, da dove si trova ora, si starà rigirando senza trovar pace a pensare cosa abbia provocato quel suo racconto dedicato a tre bambine, figlie dell’amico e rettore dell'Università di Oxford Henry Liddell: Alice Pleasance, Ina e Edith.

A dirla tutta, e se mi è concesso in licenza ad ogni seriosa analisi letteraria (di cui certo chiunque non mancherà di trovar bibliografia), a leggerlo oggi ci si potrebbe domandare che tipo d’erba fosse d’abitudine consumare l’autore, tanto è strampalato e “allucinogeno” il suo racconto. Al punto, credetemi, che se Lewis Carroll fosse vissuto in piena epoca beat, anziché in quella vittoriana, nessuno si sarebbe stupito se si fosse aiutato nell’ispirazione da un qualche fungo dalle proprietà lisergiche.

Non meno efficace poi, deve essere il tipo di sostanza che hanno assunto invece le intere generazioni di analisti dell’opera di Carroll e dell’autore stesso. Se non mi credete ne prendo una a caso, pubblicata nel 1975. Proviamo a leggerla insieme: “La diagnosi psicoanalitica spesso formulata su Carroll è la seguente: impossibilità di affrontare la situazione epidica, fuga davanti al padre e rinuncia alla madre, proiezione sulla bambina a un tempo identificata come fallo e come priva di pene, regressione orale-anale conseguente. Tuttavia tali diagnosi hanno pochissimo interesse e si sa bene che non è in tal modo che la psicoanalisi e l’opera d’arte possono annodare il loro incontro (...) Il carattere positivo altamente affermativo della desessualizzazione consiste nella sostituzione della regressione fisica da parte dell’intervento speculativo”. Non c’è male vero? Vi ho avvicinato alla teoria della fumatina proibita? Assonante a quella del Brucaliffo che, nella fantasia di Lewis Carroll, fumava un narghilè seduto su di un fungo dalle straordinarie proprietà.

Che sia per questo che il governatore cinese Ho Chien, della provincia di Hunan, nel 1931 censurò l’opera? Egli ritenne eccessiva l’umanizzazione data al bestiario fantastico che accompagna la povera Alice, in modo particolare per quel modo d’esprimersi un po’ troppo simile all’uomo, capace di insinuare nei bambini chissà quali pericolosi pensieri. Probabilmente non solo nei bambini ebbe a pensare Ho Chien, visto che il Paese delle meraviglie è una strana antimateria in cui collidono leggi e principi del nostro caro mondo, capovolgendo senso, tempo e spazio, ma soprattutto le logiche sociali e politiche. E forse anche la mente di chi, nel leggerlo e rileggerlo, cerca di estrapolare esoterici significati o addirittura guarda diritto al nirvana. Chissà se al buon Ho Chien fosse capitato tra le mani “La fattoria degli animali” di George Orwell, uscito nel 1945!

Innanzi a tutto ciò, mi asterrò quindi saggiamente dal tentare un’analisi dei significati di questo testo, cadrei in spiccia pedagogia da copia e incolla, e tanto meno cercherò di inerpicarmi sulla ripida scogliera dei numerosi giochi di parole del vocabolario inglese cui fa sovente ricorso l’autore (mine is a long and a sad tale, tanto per fare un esempio tra gli innumerevoli possibili, in cui si nota un gioco di parole, un pun tra tale, racconto, e tail, coda). Preferisco rimandare chi mi sta leggendo, con quel sorriso da Stregatto stampato sulla faccia, a qualche edizione contemporanea commentata o corredata di note (talvolta più del testo stesso). Cito, ad esempio, questa che possiedo, edita nella Biblioteca Universale Rizzoli nel 1998 e curata, nella sua edizione, da Attilio Brilli e Tommaso Giglio.

Scelgo dunque di concentrarmi su qualche aspetto più terreno di questa celebre avventura fantastica in cui incappa la piccola Alice, o meglio sprofonda in caduta libera nel sottosuolo in cui si svolge, tanto che il titolo originale era proprio “Alice underground”. Un mondo non convenzionale, tanto quanto lo fu l’autore nel pensarlo e scriverlo mettendo a nudo le contraddizioni e il moralismo della società inglese dell’epoca vittoriana. Un periodo in cui, la storia fantastica di Lewis Carroll, rompe gli schemi della letteratura per l’infanzia il cui ruolo nell’educazione dei bambini, in modo particolare se espressione della classe media o di una certa aristocrazia, era quello puramente educativo, percorso obbligato per l’ingresso nella società adulta, segnato dai punti fermi di un certo tipo di insegnamento assai poco avvezzo a storie puramente fantastiche, ancor più se strampalate negli eventi e nei personaggi, da stravolgere la tradizionale immagine della scolara diligente. E Alice qui è tutt’altro che la prima della classe, al punto da non rammentare nulla di ciò che la scuola le ha insegnato, filastrocche e poesie comprese, ma ricerca e s’impossessa di uno spazio aperto alla fantasia e all’immaginazione, in barba alle regole della logica ed alle leggi della fisica.

Una Alice che cresce e si rimpicciolisce continuamente nella metafora del voler o non voler diventare adulti, sospesa tra due mondi, indecisa nella scelta, circondata da un bizzarro, quanto divertente e talvolta inquietante bestiario parlante: dal Bianconiglio sino al Cappellaio Matto, con a seguire la Lepre Marzolina, la Regina di Cuori, lo Stregatto e il Brucaliffo. Tutti rigorosamente illogici e privi di quel buon senso e di quell’ordine di stile vittoriano.

Al di là di ogni considerazione pedagogica che se ne voglia trarre, è indubbio il successo che Alice riscosse nella società dell’epoca e in tutte quelle a seguire. Tanto da avere un seguito, sempre grazie alla penna e alla fantasia del suo autore che scrisse poi “Through the Looking Glass and What Alice Found There” (Attraverso lo Specchio e Quel che Alice vi Trovò). Un gradimento di pubblico che la storia ha voluto immortalare anche nella celluloide. Nella versione animata di Disney del 1951 ad esempio, o in varie sceneggiature cinematografiche, tra le quali, sempre targata Disney, “Alice in Wonderland”, film uscito in sala nel 2010 con la regia di Tim Burton ed con un cast di prime donne: Johnny Depp (Il Cappellaio Matto), Helena Bonham Carter (La Regina Rossa), Anne Hathaway (La Regina Bianca), Alan Rickman (il Brucaliffo) e Mia Wasikowska nella parte di Alice. ( )
  Sagitta61 | Aug 4, 2023 |
Uno dei dieci libri migliori in assoluto dall'invenzione della stampa ad oggi. E' un'opera che accompagna lungo il percorso della nostra vita e lo si legge di volta in volta sempre in maniera diversa, e tanto è ricco di rinvii, di analogie, di simboli e proiezioni oniriche che ogni volta emergono nuovi dati, nuovi elementi prima trascurati, nuove suggestioni.
"Questo è il libro - scrive Aldo Busi - che ci riconcilia con la disgrazia più irrimediabile della vita: non essere mai adulti e poi. improvvisamente, non essere più bambini." ( )
  cometahalley | Feb 9, 2015 |

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Carroll, Lewisautore primariotutte le edizioniconfermato
MarajaIllustratoreautore secondariotutte le edizioniconfermato
Andriesse-van de Zande, GonneTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Attwell, Mabel LucieIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
尚紀, 柳瀬Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Barro, TeresaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Bond, AnnaIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Browne, AnthonyIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dalí, SalvadorIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dale, JimNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dalziel, EdwardIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dalziel, GeorgeIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dautremer, RébeccaIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Delacour, GuillaumeImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Demurova, Nina MikhaĭlovnaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dobson, AustinPrefazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Engelsman, SofiaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Enzensberger, ChristianTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Everson, MichaelA cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Fanu, Brinsley LeIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Foreman, MichaelIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Garcia, Alex S.A cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Garcia, Camille RoseIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Gattégno, JeanA cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Ghiuselev, IassenIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Goodacre, Selwyn H.A cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hague, MichaelIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hall, DavidIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Harrison, B.J.Narratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hemmerlin, M.A.Illustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Herbauts, AnneIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hicks-Jenkins, CliveIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hildebrandt, GregIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hopp, ZinkenTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Ingpen, RobertIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Jansson, ToveIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Johansson, ScarlettNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Johnstone, Anne GrahameIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Johnstone, Janet GrahameIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Kearney, E.L.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Kennel, MoritzIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Kincaid, EricIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Kincaid, James R.Preface & Notesautore secondarioalcune edizioniconfermato
Kusama, YayoiIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Lipchenko, OlegIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Mann, EleonoraTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Marsh, JamesImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Matsier, NicolaasTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Matthews, RodneyIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Morrison-Smyth, AnneTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Moser, BarryIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Nabokov, VladimirTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
O'Keefe, GavinIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Oven-van Doorn, M.C. vanTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Oxenbury, HelenIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Parisot, HenriTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Pérez-Barreiro, FernandoTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Peake, MervynIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Pogány, WillyIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Porter, DavinaNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Raa, R. tenTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Rackham, ArthurIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Riddell, ChrisIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Rieder, FloorIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Rolen, J. MichaelIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Tarrant, Margaret W.Illustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Epigrafe
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All in the golden afternoon
Full leisurely we glide;
For both our oars, with little skill,
By little arms are plied,
While little hands make vain pretense
Our wanderings to guide

Ah, cruel Three! In such an hour,
Beneath such dreamy weather,
To beg a tale of breath too weak
To stir the tiniest feather!
Yet that can one poor voice avail
Against three tongues together!

[plus another five verses]
Dedica
Incipit
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Alice was beginning to get very tired of sitting by her sister on the bank, and of having nothing to do: once or twice she had peeped into the book her sister was reading, but it had no pictures or conversations in it, "and what is the use of a book," thought Alice, "without pictures or conversations?"
Citazioni
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And she tried to fancy what the flame of a candle looks like after the candle is blown out, for she could not remember ever having seen such a thing.
'Curiouser and curiouser!' cried Alice (she was so much surprised, that for the moment she quite forgot how to speak good English); ...
How doth the little crocodile
Improve his shining tail,
And pour the waters of the Nile
On every golden scale!

How cheerfully he seems to grin,
How neatly spread his claws,
And welcome little fishes in
With gently smiling jaws!
'Ahem!' said the Mouse with an important air, 'are you all ready? This is the driest thing I know. Silence all round, if you please! "William the Conqueror, whose cause was favoured by the pope, was soon submitted to by the English, who wanted leaders, and had been of late much accustomed to usurpation and conquest. Edwin and Morcar, the earl of Mercia and Northumbria -"'
'You are old, Father William,' the young man said,
'And your hair has become very white;
And yet you incessantly stand on your head -
Do you think, at your age, it is right?'


[plus another seven verses]
Ultime parole
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Nota di disambiguazione
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This is the unabridged "Alice in Wonderland", a separate work from "Through the Looking Glass" - also, please do not combine with any abridged edition or adaptation.
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