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Risultati da Google Ricerca Libri
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Jennsen è una ragazza che fugge dal giorno in cui è nata. Fugge con la madre dal demone che l'ha messa al mondo e che vuole vederla morta a tutti i costi: un demone dall'aspetto bellissimo, ma diabolico, Darken Rahl. Nemmeno la morte del sovrano del D'Hara, però, le porta sollievo sollievo: Darken Rahl infatti è stato ucciso dal suo stesso figlio, Richard, un uomo ancor più spietato e potente del padre, che ha sposato una donna altrettanto crudele, la Madre Depositaria. Riuscirà Jennsen a sfuggire alla presa di quel nuovo demone, quando sembra impossibile sfuggire al richiamo del suo stesso sangue?… (altro)
La vita è il futuro, non il passato. Il passato può insegnare attraverso l'esperienza come fare le cose in futuro, portarci conforto con bei ricordi e insegnarci le fondamenta di quanto è stato già fatto. Ma solo il futuro è vita. Vivere nel passato vuol dire abbracciare ciò che è morto. Vivere la vita a pieno ogni giorno, creare qualcosa di nuovo ogni giorno. Siamo essere raziocinanti, dobbiamo usare il nostro intelletto e non la cieca devozione. Dobbiamo compiere scelte razionali.
La settima regola del mago, da sola, mi è valsa il libro.
Spesso guardo al passato rimpiangendo cose o situazioni andate (anche in un’ottica allargata che finisce con l’esulare da me stesso). In quel preciso momento del libro ho ricevuto l’impulso a riflettere sul fatto che, per quanto buone possano essere, quelle cose vanno lasciate andare. E ho compreso, ancora una volta, quanto inutile e doloroso sia restarne ancorati.
Per quanto riguarda il libro, il personaggio di Jennsen è davvero ben caratterizzato. Isolata dal mondo, ad un certo punto si ritrova catapultata in esso, ed abbraccia una causa soltanto perché viene indotta con l’inganno a credere che essa sia giusta. Per certi versi mi sono rivisto anche un po' in lei: se sostituisco l’inganno alle cause di forza maggiore, il resto non si rivela poi molto diverso. E forse è proprio per questo che la settima regola del mago l’ho "sentita" in modo personale, quasi mi fosse rivolta direttamente.
Diverso il discorso relativo ad Oba. Viene presentato ad inizio volume quasi come fosse il co-protagonista al pari di Jennsen, ma a mio avviso ha offerto poco: serve soltanto per uccidere Althea e spingere il marito a fare la sua parte. Per il resto, il mondo che si è creato attraverso la sua follia me lo fa percepire come un’entità a se stante rispetto alle vicende del romanzo. Se quell’episodio fosse stato fatto accadere in altro modo, avrebbe perso del tutto la sua utilità.
Anche Tom, mi ha lasciato perplesso: alla fine il suo ruolo si rivela ben diverso da ciò che sembrava, ma allora perché nei momenti opportuni non fa nulla per far aprire gli occhi a Jennsen nonostante sappia che lei è palesemente in errore? Le giustificazioni che gli vengono attribuite non rispondono granché bene a questo interrogativo, e dire che poteva cambiare nettamente il proseguio della storia.
In conclusione, lo valuto con tre stelle e mezza. Tre mi sembrano in realtà poche per ciò che ho spiegato all’inizio, ma se lo paragono ai volumi della saga ai quali ho dato quattro stelle direi che questo resta un pochino al di sotto. Nonostante tutto, comunque, lo reputo un bell’intermezzo all’interno della narrazione generale. E’ valsa la pena di leggerlo, e mi ha dato l’impressione che la sorellastra di Richard si rivelerà utile nel futuro. Se ci ho preso, devo comunque dire che - pecche a parte - è stata introdotta molto bene nel contesto generale. ( )
Dati dalle informazioni generali olandesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
Opgedragen aan de medewerkers van de inlichtingendiensten van de Verenigde Staten, die tientallen jaren lang en moedig hebben gestreden voor het behoud van leven en vrijheid, terwijl ze werden bespot, veroordeeld en tegengewerkt door de handlangers van het kwaad.
Incipit
Dati dalle informazioni generali olandesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
Toen ze de zakken van de dode man doorzocht, vond Jennsen Daggett iets wat ze allerminste had verwacht.
Citazioni
Ultime parole
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Jennsen è una ragazza che fugge dal giorno in cui è nata. Fugge con la madre dal demone che l'ha messa al mondo e che vuole vederla morta a tutti i costi: un demone dall'aspetto bellissimo, ma diabolico, Darken Rahl. Nemmeno la morte del sovrano del D'Hara, però, le porta sollievo sollievo: Darken Rahl infatti è stato ucciso dal suo stesso figlio, Richard, un uomo ancor più spietato e potente del padre, che ha sposato una donna altrettanto crudele, la Madre Depositaria. Riuscirà Jennsen a sfuggire alla presa di quel nuovo demone, quando sembra impossibile sfuggire al richiamo del suo stesso sangue?
La settima regola del mago, da sola, mi è valsa il libro.
Spesso guardo al passato rimpiangendo cose o situazioni andate (anche in un’ottica allargata che finisce con l’esulare da me stesso). In quel preciso momento del libro ho ricevuto l’impulso a riflettere sul fatto che, per quanto buone possano essere, quelle cose vanno lasciate andare. E ho compreso, ancora una volta, quanto inutile e doloroso sia restarne ancorati.
Per quanto riguarda il libro, il personaggio di Jennsen è davvero ben caratterizzato. Isolata dal mondo, ad un certo punto si ritrova catapultata in esso, ed abbraccia una causa soltanto perché viene indotta con l’inganno a credere che essa sia giusta.
Per certi versi mi sono rivisto anche un po' in lei: se sostituisco l’inganno alle cause di forza maggiore, il resto non si rivela poi molto diverso. E forse è proprio per questo che la settima regola del mago l’ho "sentita" in modo personale, quasi mi fosse rivolta direttamente.
Diverso il discorso relativo ad Oba. Viene presentato ad inizio volume quasi come fosse il co-protagonista al pari di Jennsen, ma a mio avviso ha offerto poco: serve soltanto per uccidere Althea e spingere il marito a fare la sua parte. Per il resto, il mondo che si è creato attraverso la sua follia me lo fa percepire come un’entità a se stante rispetto alle vicende del romanzo. Se quell’episodio fosse stato fatto accadere in altro modo, avrebbe perso del tutto la sua utilità.
Anche Tom, mi ha lasciato perplesso: alla fine il suo ruolo si rivela ben diverso da ciò che sembrava, ma allora perché nei momenti opportuni non fa nulla per far aprire gli occhi a Jennsen nonostante sappia che lei è palesemente in errore? Le giustificazioni che gli vengono attribuite non rispondono granché bene a questo interrogativo, e dire che poteva cambiare nettamente il proseguio della storia.
In conclusione, lo valuto con tre stelle e mezza. Tre mi sembrano in realtà poche per ciò che ho spiegato all’inizio, ma se lo paragono ai volumi della saga ai quali ho dato quattro stelle direi che questo resta un pochino al di sotto.
Nonostante tutto, comunque, lo reputo un bell’intermezzo all’interno della narrazione generale. E’ valsa la pena di leggerlo, e mi ha dato l’impressione che la sorellastra di Richard si rivelerà utile nel futuro. Se ci ho preso, devo comunque dire che - pecche a parte - è stata introdotta molto bene nel contesto generale. ( )