Nel 1774 un libraio londinese, James Dodley, esponeva le 'Lettere scritte dal conte di Chesterfield al figlio, Philip Stanhope, insieme a diversi altri brani su vari argomenti'. Le pubblicava la vedova di Philip, Eugenia, essendo ormai morti entrambi i protagonisti, autore e destinatario del carteggio.Non si trattava di semplici carte di famiglia. Era al contrario il documento inestimabile dell'intero corso d'educazione di un giovane nell'alta società inglese del Settecento: la cultura, i principi, le maniere, le regole di condotta di un gentiluomo all'altezza delle corti cosmopolite d'Europa. Il quarto conte di Chesterfield aveva iniziato a scrivere al figlio bambino: i suoi impegni politici e la lontananza del giovane, affidato a tutori privati e poi inviato a formarsi nelle più eleganti corti europee, non gli impedirono di accompagnarlo con i suoi consigli per quasi trent'anni. Adeguando a volta a volta il tono all'età e all'esperienza del figlio, Chesterfield affronta il metodo di studio, l'oratoria, la poesia e la letteratura, il valore del tempo, la situazione politica, la morale e la religione, il giusto rapporto fra piaceri e doveri. ma la parte del leone la fanno le buone maniere, les manières nobles, imprescindibile complemento di un carattere saggio e retto, secondo il principio per cui 'il discernimento e la conoscenza sono le prime e necessarie basi per compiacere la società, ma non basterebbero mai da sole, e non saranno mai bene accette se non le accompagnerai con le maniere e le attenzioni'. Chesterfield non si stanca di esaminare, confrontare, esemplificare le caratteristiche del gentiluomo: è qui che si destreggia da maestro, sullo spartiacque spesso labile che separa l'eleganza dalla vanità, la cortesia dall'affettazione, la distinzione dalla pedissequa adesione alla moda. Il contadino più rozzo, rileva con geniale ovvietà, parla, si muove, si veste, mangia, esattamente come l'uomo alla moda: 'ma la maniera è totalmente diversa, ed è questo, e null'altro, che caratterizza l'uomo elegante'. L'abbigliamento, la pulizia, la conversazione, la dizione, gli svaghi, la tavola, i modi (soprattutto con le signore, grandi protagoniste della vita di società): ecco i capitoli dello straordinario galateo di Lord Chesterfield. La rilettura delle lettere a più di due secoli di distanza (se ne dà in questo libro un'ampia antologia) s'impone allora per più motivi, seri e faceti: il primo dei quali è certo il piacere, unito a un non sempre confessabile desiderio di emulazione, di ascoltare questo campione di classe e di eleganza, dalla risposta arguta e fine per ogni circostanza del vivere sociale. Ma in questo rapporto padre - figlio forse unico nella storia della letteratura si ritrovano anche, e soprattutto, motivi e temi profondamente caratteristici del tempo in cui le lettere furono vergate. Il lettore attento alla evoluzione delle idee li scoprirà, a vari livelli. Come ben sapevano Mr. Locke (autore del 'famoso libro sull'educazione') e sir Isaac Newton, l'osservazione è molto, quasi tutto: osservare attentamente gli uomini, discernere le costanti che ne costituiscono la natura sotto l'apparente varietà di comportamenti, scegliere gli esempi migliori e analizzarli, ecco tutto.. Essere un gentiluomo, sembra facile.