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We Have Always Lived in the Castle (Penguin…
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We Have Always Lived in the Castle (Penguin Classics Deluxe Edition) (originale 1962; edizione 2006)

di Shirley Jackson

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8,1164231,065 (4.07)1 / 808
We Have Always Lived in the Castle is a deliciously unsettling novel about a perverse, isolated, and possibly murderous family and the struggle that ensues when a cousin arrives at their estate.
Utente:unabridgedchick
Titolo:We Have Always Lived in the Castle (Penguin Classics Deluxe Edition)
Autori:Shirley Jackson
Info:Penguin Classics (2006), Edition: Deluxe, Paperback, 160 pages
Collezioni:La tua biblioteca
Voto:
Etichette:Nessuno

Informazioni sull'opera

Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson (1962)

Aggiunto di recente dametoth, bughouse88, biblioteca privata, bibliograflieg, anglosaxonsaga, Bahuvrihi, GenevieveSmith, thedaintysquid
Biblioteche di personaggi celebriRalph Ellison
  1. 181
    La prima moglie di Daphne Du Maurier (teelgee)
  2. 121
    La fabbrica degli orrori di Iain Banks (taz_)
    taz_: I suspect that Iain Banks' "Wasp Factory" character Frank Cauldhame was inspired by Shirley Jackson's Merricat, as these two darkly memorable teenagers share a great many quirks - the totems and protections to secure their respective "fortresses", the obsessive superstitions that govern their daily lives and routines, their isolation and cloistered pathology, their eccentric families and dark secrets. Be warned, though, that "The Wasp Factory" is a far more explicit and grisly tale than the eerily genteel "Castle" and certainly won't appeal to all fans of the latter.… (altro)
  3. 30
    A Head Full of Ghosts di Paul Tremblay (sturlington)
    sturlington: Sisters named Merry. Tremblay was clearly influenced strongly by Jackson.
  4. 30
    Mexican Gothic di Silvia Moreno-Garcia (alalba)
  5. 53
    Flavia de Luce e il delitto nel campo dei cetrioli di Alan Bradley (citygirl)
    citygirl: Castle is much darker and Flavia is more adorable than creepy (Merricat is quite creepy), but if you're interested in unusual young protagonists, with a very particular world view, try these.
  6. 20
    La danza delle falene di Poppy Adams (sparemethecensor)
    sparemethecensor: Two sisters with a mysterious relationship and dark history together, unreliable narrators, dark, old, rural houses with mysteries of their own... Though the books take different plotlines, they share so many similar elements that people who enjoyed the setting and storytelling of one will likely enjoy the other.… (altro)
  7. 20
    Who Was Changed And Who Was Dead di Barbara Comyns (laytonwoman3rd)
  8. 33
    La morte non è cosa per ragazzine di Alan Bradley (kraaivrouw)
  9. 22
    Il livido sulla spalla di Josephine Tey (lahochstetler)
  10. 11
    The Hill of Dreams di Arthur Machen (Nialle)
    Nialle: Young, emotionally complex, imaginative narrators in isolated situations - have something going on that the reader only glimpses before the big reveal
  11. 00
    Where I End di Sophie White (BillPilgrim)
    BillPilgrim: It owes a major debt to We Have Always Lived in the Castle
  12. 01
    A forma di cuore di Ruth Rendell (isabelx)
  13. 01
    The Island at the End of the World di Sam Taylor (passion4reading)
    passion4reading: Though set within completely different landscapes, situations and time periods, each novel has the central theme of an outsider intruding upon an isolated close-knit family group, with disastrous consequences.
  14. 01
    Goblin di Ever Dundas (wandering_star)
    wandering_star: Similar tone (and Dundas credits Jackson in the book's afterword).
Ghosts (273)
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 Folio Society Devotees: We Have Always Lived in The Castle87 non letti / 87Shadekeep, Agosto 2023

» Vedi le 808 citazioni

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Mostra 4 di 4
Già nel primo paragrafo del romanzo, Shirley Jackson è capace di inquietare il lettore e, infatti, proprio l'incipit è citato nel risvolto di copertina a mo' d'esempio.

Non immaginatevi un thriller pieno di sangue, violenza o morti efferate: l'inquietudine che Abbiamo sempre vissuto nel castello trasmette deriva da una normalità sottilmente malata, da un'idiosincrasia per il mondo in quanto portatore di caos.

Gli abitanti di casa Blackwood, infatti, vivono felicemente persi nelle loro menti: Zio Julian continua a rivivere il giorno in cui gran parte della famiglia morì avvelenata, mentre Mary Katherine “Merricat”, voce narrante, sembra un incrocio tra una piccola strega e un dispettoso folletto dei boschi. Constance Blackwood, invece, sorella maggiore di Merricat, è bloccata in casa dalla paura di ciò che c'è “là fuori”, compresa la furia dei compaesani che la reputano colpevole della morte dei suoi familiari. Eppure anche lei non sembra del tutto umana: nel suo sconfinato amore per il suo orto e per la cucina, assomiglia ad una fata benefica, leggiadra ed eterea.

E proprio questo alone di soprannaturalità finirà per fagocitare le vite degli abitanti di casa Blackwood, dopo che queste saranno sconvolte dall'arrivo del cugino Charles, il quale rappresenta la summa di tutto il Male che prospera appena al di là del cancello.

Alla fine, proprio a causa della meschinità di Charles e dagli eventi da lui scatenati, ci troveremo a fare il tifo per la follia di Merricat e incroceremo le dita affinché lei e sua sorella riescano nel loro intento. Eppure l'inquietudine non ci abbandona mai durante la lettura. Anzi, essa raggiunge forse la sua nota più alta nella frase finale, quando la conclusione di Merricat ci lascia assolutamente smarriti di fronte alla sua affermazione che non può che suonarci ossimorica. ( )
  lasiepedimore | Sep 12, 2023 |
L'autrice ci dimostra con questo libro che il vero orrore nasce dentro di noi, non c'è bisogno di scomodare mostri spaventosi.
La storia è semplicissima: due sorelle vivono recluse in una grande casa assieme a uno zio invalido, l'unico altro membro della famiglia ancora in vita; praticamente è tutto qui, ma la trama non è che una cornice a quello che è il vero punto di forza del romanzo: l'atmosfera. L'idillio rurale dell'inizio si rivela uno scenario claustrofobico e malsano, mentre tanti piccoli particolari si fanno strada nella nostra mente e vanno a formare un quadro sempre più disturbante. E' un horror psicologico in cui non ci sono buoni o cattivi; l'aspetto morale non viene neanche preso in considerazione e quello che conta sono le percezioni e le emozioni dei personaggi: dei paesani ostili e impauriti, della fragile Constance ma soprattutto della nostra protagonista Mary Katherine. E' lei la voce narrante e con questo espediente il lettore avverte ancora di più il senso di straniamento, perchè per arrivare a decifrare la realtà deve prima riemergere dagli abissi torbidi e surreali della mente di Merricat
E' un libro avvincente che con semplicità e senza pretese è riuscito a coinvolgermi sin dalla prima riga. Unico punto dolente il finale, un po' troppo in anticlimax; forse poteva concludersi prima, all'apice della tensione emotiva. ( )
  Lilirose_ | May 4, 2017 |
Non sarà un capolavoro della letteratura mondiale ma quel che è certo è che è riuscito a tenermi inchiodata fino all'ultima pagina.
Due sorelle con un vecchio zio invalido vivono praticamente recluse in regime di quasi autarchia domestica, scansate e odiate dalla comunità del vicino villaggio a causa di una mortale cena che anni prima ebbe luogo nella loro casa e dalla quale sono le uniche scampate, unitamente allo zio. Il loro legame è morboso e squilibrato, e la strana atmosfera di questa casa è così ben congegnata e costruita che persino l'apparire di un cugino venuto a spezzarla non fa che attirare le antipatie del lettore e - ancor più - della più pericolosa delle due sorelle.
Lo scioglimento è più inverosimile del libro intero, ma tant'è...
  ShanaPat | Jul 14, 2012 |
Mostra 4 di 4
Of the precocious children and adolescents of mid-twentieth-century American fiction ... none is more memorable than eighteen-year-old "Merricat" of Shirley Jackson's masterpiece of Gothic suspense We Have Always Lived in the Castle (1962).
 

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Jackson, Shirleyautore primariotutte le edizioniconfermato
Bliss, HarryImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dunne, BernadetteNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Franzén, TorkelTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Lethem, JonathanIntroduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Oates, Joyce CarolPostfazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Ott, ThomasImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Pareschi, MonicaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Serra, Roseanne J.Progetto della copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Teason, WilliamImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
Film correlati
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Epigrafe
Dedica
per Pascal Covici
Incipit
Mi chiamo Mary Katherine Blackwood.
Citazioni
Ultime parole
(Click per vedere. Attenzione: può contenere anticipazioni.)
Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
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Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico

Risorse esterne che parlano di questo libro

Wikipedia in inglese

Nessuno

We Have Always Lived in the Castle is a deliciously unsettling novel about a perverse, isolated, and possibly murderous family and the struggle that ensues when a cousin arrives at their estate.

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Riassunto haiku

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