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Sto caricando le informazioni... Il principe (1513)di Niccolò Machiavelli
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Rileggo con piacere “Il principe” di Niccolò Machiavelli, uno dei testi fondamentali della scienza politica. La visione della società e, in particolare, del ruolo del principe da parte del politico fiorentino resta di grande attualità in quanto Machiavelli nella sua analisi andava al di là dell’origine del potere, prefigurando sistemi elettivi con una partecipazione popolare alla nomina del principe. La principale caratteristica che il principe deve avere è l’autorevolezza che va al di là dell’autorità che gli deriva dal titolo. Gli eserciti, spina dorsale di ogni organizzazione sociale, devono essere formati dal popolo e devono condividere gli ideali del principe. Questo è l’unico presupposto sulla base del quale ipotizzare una difesa partecipata dello Stato. Gli eserciti mercenari non sono affidabili per la natura stessa del tipo di rapporto che aumenta il rischio di tradimento. E il popolo deve avere nel principe il punto di riferimento sia nella capacità dello stesso di condividere gli ideali che in quella di imporre le sue decisioni. L’obiettivo del leader è quello di governare nell’interesse dei governati ma con il pugno di ferro. Una lettura sempre molto interessante e, come detto, di grande interesse. ( ) Il sorriso, il riso e il sogghigno sono espressioni graduate e diversificate di stati d'animo con i quali gli uomini osservano la realtà e con essa interagiscono. Quella che ci troviamo a vivere nel mondo d'oggi è certamente una realtà molto diversa da quella che gli uomini hanno vissuto in passato. Essa cambia naturalmente di momento in momento. Le cose non accadono mai allo stesso modo. Ma è certamente mutata la maniera con la quale ci confrontiamo con essa. Restano alcuni momenti e sentimenti che gli uomini condividono da quando vengono al mondo, indipendentemente da dove si trovano o in quale epoca sono vissuti. Ad una certa età le cose del mondo dovrebbero vedersi in maniera distaccata e disincantata. Possibilmente senza rancore, odio e cattiveria perchè ormai gran parte dei giochi si sono giocati. Si sono conosciute persone ed eventi, ognuno è stato personaggio ed interprete sul palcoscenico della vita. Se “una certa età” è quella che si è formata col susseguirsi di diversi decenni vissuti con un piede in un millennio ed un secolo nuovi e un altro in quelli precedenti, se si sono visti molti e variegati avvenimenti scorrere sotto gli occhi: papi e presidenti, governi e parlamenti, deputati e senatori, guerre e rivoluzioni, illusioni e delusioni, vittorie e sconfitte, disastri e conquiste, allora si dovrebbe avere la capacità di osservare e vivere la realtà del presente, e degli anni che ci restano da vivere, con quello stato d’animo che caratterizza la prima condizione a cui ho accennato all’inizio: il sorriso. Ed invece, così non accade sia per chi ha “una certa età”, sia per chi si trova nella “mezza età” e, più grave ancora, chi è “giovane”. Come si fa a definire un sorriso? Forse soltanto accompagnando questa parola con aggettivi, di quelli più in uso per descrivere la significativa modifica dell’aspetto e dell’atteggiamento del viso. Quest’ultimo, mai come in questo caso, è l’espressione dichiarata dello stato d’animo della persona che decide di sorridere. Sorriso leggiadro, grazioso, gentile, dolce, amorevole, pietoso, malinconico, mesto, materno, affettuoso, complice. Il sorriso può essere del cielo, della natura, della vita, della primavera, della bellezza, della giovinezza, della fortuna. Insomma uno stato d’animo quasi sempre positivo, gioioso, creativo. Il riso, invece, comporta una modificazione fisica accentuata del volto, molto più forte del sorriso. Può essere mesto, triste, di compassione, di odio, di sprezzo, di sdegno, di rabbia, canzonatorio, sardonico, maligno, mefistofelico, smodato, rumoroso, sguaiato, sgangherato. Avrete notato il forte aumento nella gradualità rispetto al sorriso. Chi ride decide di dare un giudizio, sceglie una morale da assegnare, quasi sempre negativa, un colpevole da designare, una condanna da emettere. Il cammino porta inevitabilmente a quello che è il terzo grado di giudizio decisamente inappellabile: il sogghigno. La beffa, la provocazione e la malignità caratterizzano il sogghigno. Chi sceglie questo stato d’animo sa che va allo scontro. Ha deciso di dare battaglia e nulla potrà fermarlo. E’ ben sicuro della propria superiorità non solo morale, ma anche culturale, sociale e politica. A questa persona non interessa il dialogo, il dibattito, la discussione. Ciò che conta è la distruzione dell’avversario, la vittoria su di lui ad ogni costo, il suo annientamento morale, spirituale, politico. Spesso si arriva anche alla eliminazione fisica dell’avversario che non ha via di scampo. Perchè ho voluto parlare di queste tre condizioni della mente, che ho definito “stati d’animo”, è presto detto. In questi giorni mi sono riletto la biografia di Niccolò Machiavelli di Maurizio Viroli, intitolata “Il sorriso di Machiavelli”, pubblicata diversi anni fa da Laterza. Leggendo le vicende del grande Fiorentino ho avuto modo di capire quanto sia importante, arrivati ad un certo punto dell’esistenza e della propria esperienza vissuta, saper guardare gli eventi con distacco e disincanto, con un lievemente accennato sorriso. Lo stesso sorriso che si legge sul ritratto che appare sulla copertina del libro. Non ha nulla di ambiguo, inquietante, spregiudicato, subdolo. Insomma di… machiavellico. E’ piuttosto il sorriso di chi, con questo discreto atteggiamento del volto, era vissuto guardando, osservando e vivendo le vicende degli uomini, del mondo e del suo Paese in particolare. Un sorriso che “rispondeva alle miserie della vita per non lasciarsi vincere dalla pena, dallo sdegno e dalla malinconia, e per non dare agli uomini e alla fortuna la soddisfazione crudele di vederlo piangere. Il suo sorriso era non solo il suo modo di difendersi dalla vita. Era anche il suo modo di immergersi in essa. Nel suo sorriso c’era quell’amore della libertà e dell’uguaglianza civile che fu sempre fortissimo in lui, perchè è solo fra liberi e uguali, non con i padroni nè con i servi, che si può davvero ridere. E c’era sopratutto un profondo e sincero senso di carità, quella carità che gli faceva amare la varietà del mondo ed era il suo amore per la patria, quella carità benigna, che “non ha invidia, non è perversa, non insuperbisce, non è ambiziosa, non cerca il suo proprio commodo, non si sdegna, non pensa il male, non si rallegra di quello, non gode delle vanità, tutto patisce, tutto crede, tutto spera”, come scrive nell’Esortazione. Queste parole, che Machiavelli fa sue, sono l’ultima chiave per capire, forse la bellezza del suo sorriso e della sua saggezza di vivere”. Con queste bellissime parole Maurizio Viroli conclude la biografia del grande Fiorentino. Senza dubbio uno dei più grandi Italiani di tutti i tempi. Il grande teatro della politica del suo tempo ha insegnato ben poco ai suoi compatrioti di oggi a distanza di tanti anni. Nessuno in questo Bel Paese è disposto ad imparare dalla Storia. Solo e sempre idee di smodata ed infinita ambizione, invidie piccole e grandi, tempeste provocate e prevedibili, vere e presunte tragedie, la vita come farsa e commedia, aggressioni fisiche e giudiziarie, bizantinismi, moralismi, interessi personali e di gruppo. Firenze e l’Italia di allora si ritrovano e si rinnovano nell’Italia di oggi. E’ vero, mancano le impiccagioni, il sangue nelle piazze, le esecuzioni pubbliche, i roghi e gli eserciti invasori. Tutto è più sofisticato, subdolo, strisciante, colorato, virtuale e subliminale, in grado di essere recepito, accettato e fatto proprio dall’individuo e dalla massa, in maniera inconscia. Sempre in nome della libertà, una parola usata, questa volta sì, con “ipocrito sorriso”. Non si sa più sorridere con leggerezza, accettazione, distacco, con la volontà di capire anche le ragioni dell’altro, di venirgli incontro, di offrire e trovare convergenze. Si preferisce ridere smoderatamente, applaudire all’unanimità, con crudele sarcasmo, demolire con la satira distruttiva che non fa sconti e non costruisce, sgretola gratuitamente, sovverte demonizzando. Pronti a passare al sogghigno che prelude allo scoppio dell’applauso distruttivo finale, segna l’uscita di scena dell’avversario, stanato e fatto colpevole, pronto allo scherno pubblico, al lancio della monetina, al disprezzo popolare. L’antica gogna, il decisivo rogo, questa volta mediatico. Io, per difendermi e sopravvivere, ho deciso di sorridere prima di me stesso e poi degli altri e del mondo. Ho scelto per questo post Niccolò e vi assicuro di essere stato in buona compagnia. (Questa recensione l'ho scritta nel mio blog e porta la data 24 febbraio 2012) Ma non è vero!!!!! Letto anche questo per capire il perchè della definizione di "machiavellico", e del famoso detto "il fine giustifica i mezzi", soltanto che... questo Niccolò Machiavelli NON L'HA MAI DETTO!!!!! sta cosa qui se la sono inventata a posteriori. Il buon Niccolò si limitò a, per così dire, codificare un certo modo di fare politica nella turbolenta Italia dei mille staterelli, prendendo atto e mettendo su carta nient'altro che quello che era consuetudine per quei tempi, facendosi anche dei nemici per questo, cosa che capita ancora oggi, con i dovuti raffronti, se si fa notare a qualcuno che certi sistemi per conquistare il potere e poi restarci aggrappato non sono eticamente corretti. Morale, non ricordare mai a una vipera di essere soltanto un serpente velenoso. Ciao Niccolò... Credo sia la prima volta che mi capita di leggere un "classico italiano" tradotto e son pentito di non averlo fatto prima. Il Principe di Macchiavelli "tradotto" da Piero Melograni si legge tutto d'un fiato, non presenta difficoltà linguistiche di sorta (e puoi sempre controllare l'originale sulla sinistra se lo ritieni) e ti fa pensare che edizioni simili sono molto, ma molto meglio di un testo originale zeppo di dotte note, che rendono la lettura improba se non impossibile... veramente una grande idea!
Kad je reč o umešnosti vladanja, ovo nezaobilazno delo bilo je i ostalo neprevaziđeno. Postalo je pojam! Delo nastalo na velikom raskršću istorije, kada se odlučno odbacuje srednjovekovno metafizičko učenje i usvajaju empirički metodi razmišljanja, predstavlja ujedno fascinantno svedočanstvo razlaza između mita i realnosti, između vere i sumnje. Ovaj biser renesansne političke misli karakteriše realistično posmatranje političkih događaja i visoke moralne pobude koje su inspirisale autora. Vladalac je samo prividno apoteoza tiranina i kodeks pravila za ubijanje, čitav traktat o vladaocu svodi se na to da se u Italiji pronađe čovek koji će je ujediniti. Život i delo ovog poznatog firentinca obeležavaju kao teoretičara o osnivanju i održavanju država. Appartiene alle Collane EditorialiCentopaginemillelire (246) — 29 altro Everyman's Library (280) Hackett Classics (1513) Helikon Zsebkönyvek (4.) Medallion Penguin Classics (L107) Obras Inmortales (44) Oriento-Okcidento (42) Penguin Classics (L107) Perpetua reeks (2) Perrin, Tempus (506) Reclams Universal-Bibliothek (1218) Strenna [UTET] (1961) The World's Classics (43) È contenuto inEl príncipe ; El arte de la guerra ; Discursos sobre la primera década de Tito Livio ; Vida de Castruccio Castracani ; Discursos sobre la situación de Florencia di Niccolo Machiavelli (indirettamente) Greatest Works of Niccolò Machiavelli: The Prince, The Art of War, Discourses on the First Decade of Titus Livius & History of Florence di Niccolò Machiavelli (indirettamente) Il Principe - La Mandragola - Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio di Niccolò Machiavelli (indirettamente) The Harvard Classics [50 Volume Set] di Charles William Eliot (indirettamente) The Harvard Classics with Lectures [51 volumes] di Charles William Eliot (indirettamente) The Harvard Classics with Lectures and Guide [52 volumes] di Charles William Eliot (indirettamente) The Harvard Classics & Shelf of Fiction [71 volume set] di Charles William Eliot (indirettamente) The Prince - Special Edition with Machiavelli's Description of the Methods of Murder Adopted by Duke Valentino & the Lif di Niccolò Machiavelli Ha l'adattamentoÈ riassunto inRiceve una risposta inHa uno studioHa come guida per lo studenteElenchi di rilievo
NICCOL#65533; MACHIAVELLI (1469-1527) nacque a Firenze. La sua carriera negli uffici cominci#65533; nel 1494, l#65533;anno in cui ebbe principio il governo di Gerolamo Savonarola. Entr#65533; segretario nella seconda Cancelleria del Comune, e dopo alcun tempo fu segretario dei Dieci di Libert#65533; e Balia. La Repubblica gli affid#65533; incarichi vari, inviandolo al papa, all#65533;imperatore, a Caterina Sforza, a Cesare Borgia e tre volte al re di Francia.Nel setembre del 1512, tornati i Medici a Firenze, il Machiavelli perdette l#65533;ufficio e fu confinato per un anno. Poi, sotto l#65533;acusa di aver partecipato alla congiura del Boscoli contro i Medici, fu posto in prigione e subi la tortura. "Il Principe"(1513). La politica ha la sua morale guerriera e il Machiavelli porta al estremo il suo principio della necessit#65533; del male, capovolgendo i termini stessi del bene e del male e dichiarando che la piet#65533; del principe pu#65533; essere invece un delito contro lo stato. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche
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