CAPITOLO PRIMO (250 pagine)
Il telegramma

Opera d'arte. Esprimere l'orrore con leggerezza. Ironia, esagerazione.

Inaspettatamente, a Roma, ricevere la notizia che i familiari, in Austria, sono morti.

Implacabile necessità di osservare le loro fotografie. Perversa deformazione delle immagini.

Inesorabile esigenza di ricordare. Sedimentazione dei sentimenti.

Interferenza di percezioni. Luci, ombre, riflessi, suggestioni, pensieri, tracce, cicatrici, rumori, boati.

Memoria a proiettare sequenze diaboliche in maniera incontrollata. Fulmini a riattizzare le braci dell'odio covato per un'esistenza. Deflagrazione a estinguere famiglia, società, religione, cultura, politica, tradizioni.

Morti. Vestigia. Ceneri.

Arretrare dal baratro per salvarsi.
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CAPITOLO SECONDO (250 pagine)
Il testamento

Tornare nell'inferno di Wolfsegg. Messa in cartellone della tragedia.

Ripugnanza per il prodigarsi alacremente nell'arte del funerale.

Estraneità. Paralisi. Senso dell'umorismo. Solitudine. Nausea. Raccapriccio.

Ostinazione a difendere l'esistenza dello spirito.

Smascheramento della natura spettrale dei criminali nazionalsocialisti. Ribrezzo per il loro reintegro da parte dello Stato. Denuncia delle nefandezze occultate. Disprezzo per l'inammissibile collusione dei familiari.

Calare il sipario. Disallestire il teatro. Avvertire con sollievo l'imminenza della svolta. Liberarsi dell'incubo ereditato. Togliere la polvere, aprire le porte, ridare vita.

L'imprevedibile. Coraggio di compiere un gesto radicale. Lucida follia nell'azione. Estrema coerenza di pensiero.

Artista in sommo grado. Ineguagliabile altezza della sua vetta narrativa. Lasciare agire la lettura su di me. Farne abuso. ( )