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Elizabeth Costello is a distinguished and aging Australian novelist whose life is revealed through a series of eight formal addresses. From an award-acceptance speech at a New England liberal arts college to a lecture on evil in Amsterdam and a sexually charged reading by the poet Robert Duncan, the author draws the reader toward its astonishing conclusion. The novel is, on its surface, the story of a woman's life as mother, sister, lover, and writer. Yet it is also a profound and haunting meditation on the nature of storytelling.… (altro)
Questo tanto per mettere sull'avviso i lettori ingenui, ed evitare all'opera giudizi immeritati. Nello stesso tempo, è un libro molto, molto narrativo. Lo è allo steso modo di “Come un romanzo” di Pennac. Diciamo che in questo libro (che personalmente ho trovato molto bello) coesistono due aspetti paralleli. La creazione di un personaggio, la scrittrice anziana e stanca, ma ostinata a interrogarsi e interrogare, capire e piegare, è il primo: Elizabeth e il suo mondo sono tratteggiati con pochi tocchi, e convincono in pieno. Lo stile narrativo è energico, veloce, costringe il lettore a un dialogo continuo con la voce narrante. Anche questo è meglio saperlo prima. Non a tutti è gradito, questo stile: a me piace. Poi ci sono le sei “lezioni” e non puoi fare a meno di pensare a quelle di Calvino, o alle ”passeggiate” di Umberto Eco. Interessanti tutte, anche per la mescolanza dei due piani, per cui la narrazione ti porta avanti laddove i problemi affrontati non siano al centro dei tuoi interessi. Davvero pregevoli le ultime tre: il male, l'eros, e il problema del “dopo”. Non si resta innocenti dopo aver letto la straordinaria lezione sul male in letteratura: “In particolare non è più così convinta che la gente venga sempre migliorata da quello che legge. Inoltre non è convinta che gli scrittori che si avventurano nei più oscuri territori dell'anima ne escano sempre incolumi”. Chi scrive è l'autore della “Vergogna”. A me queste riflessioni hanno dato i brividi. Un buon libro per chi ama il genere.
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Il y a tout d'abord le problème de l'ouverture, c'est-à-dire comment nous faire passer d'où nous sommes, c'est-à-dire en ce moment nulle part, jusqu'à l'autre rive.
In de eerste plaats staan we voor de vraag hoe te beginnen, namelijk hoe ons te verplaatsen van de plek waar we ons bevinden en die vooralsnog nergens is, naar de andere oever.
There is first of all the problem of the opening, namely, how to get us from where we are, which is, as yet, nowhere, to the far bank.
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Elizabeth Costello is a distinguished and aging Australian novelist whose life is revealed through a series of eight formal addresses. From an award-acceptance speech at a New England liberal arts college to a lecture on evil in Amsterdam and a sexually charged reading by the poet Robert Duncan, the author draws the reader toward its astonishing conclusion. The novel is, on its surface, the story of a woman's life as mother, sister, lover, and writer. Yet it is also a profound and haunting meditation on the nature of storytelling.
Poi ci sono le sei “lezioni” e non puoi fare a meno di pensare a quelle di Calvino, o alle ”passeggiate” di Umberto Eco. Interessanti tutte, anche per la mescolanza dei due piani, per cui la narrazione ti porta avanti laddove i problemi affrontati non siano al centro dei tuoi interessi. Davvero pregevoli le ultime tre: il male, l'eros, e il problema del “dopo”. Non si resta innocenti dopo aver letto la straordinaria lezione sul male in letteratura: “In particolare non è più così convinta che la gente venga sempre migliorata da quello che legge. Inoltre non è convinta che gli scrittori che si avventurano nei più oscuri territori dell'anima ne escano sempre incolumi”. Chi scrive è l'autore della “Vergogna”. A me queste riflessioni hanno dato i brividi. Un buon libro per chi ama il genere.