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Il cavaliere inesistente

di Italo Calvino

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1,3882113,406 (3.9)27
Agilulfo, paladino di Carlomagno, ©· un cavaliere valoroso e nobile d ́animo. Ha un unico difetto: non esiste. 0 meglio, il suo esistere ©· limitato all ́armatura che indossa: lucida, bianca e... vuota. Non pu©ø mangiare, n©♭ dormire perch©♭, se si deconcentra anche solo per un attimo, cessa di essere. Il cavaliere inesistente, come si legge nella quarta per l'edizione del 1959, ℗±viene ad affiancarsi a II visconte dimezzato e a II barone rampante, compiendo una trilogia di emblematiche figure, quasi un albero genealogico di antenati dell'uomo contemporaneo. Stavolta Calvino si ©· spinto pi©£ a ritroso nei secoli e il suo romanzo si svolge tra i paladini di Carlomagno, in quel Medioevo fuori d'ogni verosimiglianza storica e geografica che ©· proprio dei romanzi cavallereschi. Ma il sapore delle invenzioni calviniane ©· pi©£ che mai moderno. Quando sarebhestato possibile dar vita ad Agilulfo, il cavaliere inesistente, se non oggi, nel cuore della pi©£ astratta civilt© di massa? Chi pi©£ simile a un guerriero chiuso e invisibile nella sua armatura, delle migliaia di uomini chiusi e invisibili nelle proprie automobili che ci sfilano ininterrottamente sotto gli occhi?℗ .… (altro)
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Terzo ed ultimo romanzo della trilogia de I nostri antenati: stavolta ci spostiamo ancora più indietro nel tempo, in quel medioevo epico e favoleggiante dei Paladini di Carlo Magno.
Anche qui come nei precedenti si parte da un assunto paradossale per parlare di temi esistenziali, in questo caso letteralmente visto che al centro del romanzo c'è proprio la questione dell'essere: Agilulfo, che vive senza corpo e solo per forza di volontà, è più o meno reale del suo opposto Gurdulù, corporeo e materiale ma totalmente privo della consapevolezza di sè? Il libro com'è nello stile di Calvino non fornisce una risposta univoca ma invita alla riflessione, fornendo spunti critici tramite allegorie e satire. Il vero messaggio dell'opera è racchiuso nelle parole di uno dei personaggi minori: "anche ad essere s'impara"; la coscienza di se non è quindi un dato precostituito o un'astrazione intellettuale ma un processo sempre in divenire, intimamente connesso con l'esperienza dei sensi.
Al di là delle profondità intellettuali che raggiunge anche dal punto di vista letterario è un romanzo di gran valore, con una prosa meravigliosa (d'altronde è Calvino) e un'ironia anche più marcata che nei romanzi precedenti. A livello puramente soggettivo ho preferito quella fiaba malinconica che è Il Visconte dimezzato, ma Agilulfo, Torrismondo e gli altri rimarranno con me a lungo. ( )
  Lilirose_ | Jan 31, 2024 |
“Matto forse non lo si può dire: è soltanto uno che c’è ma non sa d’esserci.”

Mi dispiace ma credo di non essere riuscito a comprendere fino in fondo la metafora calviniana del cavaliere che non esiste: se sulle prime sembrava tutto inquadrato sulla falsariga, appunto, dell’inconsistenza del cavaliere, la cui unica ragione di vita è la pedanteria nell’eseguire e controllare le varie mansioni dei sottoposti, dando prova anche di grande ardimento in battaglia, e che sembrava avere il suo completamento logico con l’assegnazione dello scudiero che consistente lo era ma completamente privo di cervello; mi sono poi smarrito nella seconda parte, dove ho faticato a seguire i vari intrecci, sempre naturalmente funzionali alla storia e al suo significato intrinseco, che però io non sono riuscito a legare tra loro quanto sarebbe bastato per meglio comprendere questo racconto, che di cose da dire ne ha sicuramente di più di quello che sono riuscito a capire io. Insistere adesso non servirebbe a nulla, ci tornerò sopra tra qualche tempo, magari dopo aver letto ancora altro di Calvino.

Ma de che!!! Riletta la seconda parte e rintracciata anche la prof delle medie per ulteriori delucidazioni, che non è riuscita però a darmi, ecco le conclusioni: A forza di cercare significati profondi e nascosti, alla fine ti sfugge quello che hai davanti agli occhi, la vera e unica metafora di questo racconto è quella che più o meno avevo individuato, tranne che per il riferimento all’uomo moderno: il cavaliere è praticamente un automa senza più coscienza ne consistenza, mero esecutore di compiti con una capacità decisionale pressoché annullata, lo scudiero dovrebbe in qualche modo compensare questo sbilanciamento se non intervenissero altre varianti che rendono tutto più difficile e che rappresentano appunto le varie difficoltà che si possono incontrare lungo il cammino di un ipotetico riscatto, quando questo è possibile. Il tutto naturalmente detto in maniera semplificata, è chiaro che su ogni piccola cosa che Calvino incastra nei suoi racconti se ne potrebbe discutere parecchio sui vari significati che le si possono attribuire ma, e stavolta è questa la lezione, senza perdere mai di vista quello che è già sotto i nostri occhi… o forse dovrei dire sotto i miei di occhi… P.S. Rimetto le stelle al loro posto ( )
  barocco | Sep 4, 2017 |
Qui si cantano i cavalieri, le armi e gli amori che palpitano in un alto medioevo di fantasia, dove ogni esigenza di verosimiglianza storica cade di fronte al gusto dell’autore nel narrare una lunga e divertita fiaba. Paladino di Carlomagno, Agilulfo è solo un armatura vuota, benché immacolata nel suo bianco splendente. Per contrastare il suo essere sempre così perfettino, in battaglia e di corvè, il re gli affibbia come scudiero Gurdulù, l’uomo dai mille nomi che è il suo esatto contrario, visto che a una debordante presenza fisica accoppia una totale svagatezza mentale. Alla loro storia, si intrecciano quelle della bella Bradamante, del giovanissimo Rambaldo e del cupo, benché poco più che ragazzo anche lui, Torrismondo: quando i fili si ingarbugliano, si ritrovano tutti a cavalcare verso i quattro angoli del mondo impegnati in una ricerca (una ‘quest’ direbbero quelli che parlano forbito) che li accompagna sorridendo alla naturale destinazione del lieto fine. Leggendo, si procede incantati proprio come si fa quando si ascolta una favola che alterna, con equilibrio ammirevole, momenti di avventura e sprazzi di irresistibile comicità, ma, come in tutte le favole, si può scorgere sullo sfondo un robusto fondamento di realtà. L’idea di Agilulfo e del suo svagato, speculare Sancho Panza nasce in Calvino meditando, pensa te, sulla condizione dell’uomo moderno, impegnato in un difficile dibattersi tra concretezza e superficialità alla ricerca di un modo di essere che troppe volte non sa focalizzarsi sugli aspetti importanti della vita: gli altri personaggi servono come variazioni di tale motivo principale, mentre le idee di progresso sociale care all’autore (che usciva allora dall’infatuazione comunista) si possono ritrovare nell’episodio della reazione degli abitanti di Curvaldia ai caricaturali Cavalieri del Sacro Gral. In aggiunta ci sono le meditazioni sul fatica di scrivere e pagina bianca di suor Teodora – che meraviglia, però, la rappresentazione quasi cinematografica delle mappe - ma il libro resta godibilissimo anche a prescindere da simili diramazioni ideologiche: le sue poco più di cento pagine scorrono veloci nella scrittura brillante e lavorata con cura di Calvino (fonte, come sempre, di una piacevolezza quasi fisica) risultando adatte a lettori di qualsiasi età, dal bambino affascinato dal lato favolistico all’adulto alla ricerca di un rilassante viaggio della fantasia. Qualche critica da incontentabili, volendo, si può anche abbozzare: è vero che il romanzo è di mirabile concisione, ma a rimetterci sono soprattutto il personaggio principale e, ancor di più, Gurdulù che, dopo una pirotecnica entrata in scena, sembra non realizzare in pieno le sue possibilità. Lo stesso capita ad Agilulfo, delle cui gesta si vorrebbe essere informati in maggior misura - il paladino è pur sempre uno capace di camminare sul fondo del mare fino in Marocco e di soddisfare una donna senza sfiorarla! - e, invece, d’ogni tanto finisce fuori scena per molte pagine a favore di episodi – in special modo quello di Curvaldia – che si prendono uno spazio eccessivo. Si tratta, in ogni caso, di considerazioni marginali che poco incidono sul giudizio complessivo di questo libretto davvero incantevole. ( )
  catcarlo | Oct 8, 2014 |
Terzo capitolo della trilogia degli antenati. ( )
  gianoulinetti | Jun 10, 2014 |
Un piccolo capolavoro che sfugge ad ogni classificazione: è nello steso tempo un romanzo storico ed una parodia, omaggio ai classici (l'Orlando furioso) e riflessione moderna sulla scrittura; "quest" sullo stile dei romanzi cavallereschi e ricerca dell'identità in bilico tra il dover essere (Agilulfo), l'indistinto (Gurdulù - il fratello maggiore di Salvatore de "Il nome della rosa") e la tensione verso il futuro incerto (Rambaldo e Bradamante). La seduzione del cavaliere inesistente offre un'ottima analisi del testo. ( )
1 vota Luisali | Mar 8, 2013 |
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Titolo canonico
Titolo originale
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Epigrafe
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Incipit
Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l'esercito di Francia.
Citazioni
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Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
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Agilulfo, paladino di Carlomagno, ©· un cavaliere valoroso e nobile d ́animo. Ha un unico difetto: non esiste. 0 meglio, il suo esistere ©· limitato all ́armatura che indossa: lucida, bianca e... vuota. Non pu©ø mangiare, n©♭ dormire perch©♭, se si deconcentra anche solo per un attimo, cessa di essere. Il cavaliere inesistente, come si legge nella quarta per l'edizione del 1959, ℗±viene ad affiancarsi a II visconte dimezzato e a II barone rampante, compiendo una trilogia di emblematiche figure, quasi un albero genealogico di antenati dell'uomo contemporaneo. Stavolta Calvino si ©· spinto pi©£ a ritroso nei secoli e il suo romanzo si svolge tra i paladini di Carlomagno, in quel Medioevo fuori d'ogni verosimiglianza storica e geografica che ©· proprio dei romanzi cavallereschi. Ma il sapore delle invenzioni calviniane ©· pi©£ che mai moderno. Quando sarebhestato possibile dar vita ad Agilulfo, il cavaliere inesistente, se non oggi, nel cuore della pi©£ astratta civilt© di massa? Chi pi©£ simile a un guerriero chiuso e invisibile nella sua armatura, delle migliaia di uomini chiusi e invisibili nelle proprie automobili che ci sfilano ininterrottamente sotto gli occhi?℗ .

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Descrizione del libro
Agilulfo, paladino di Carlomagno, è un cavaliere valoroso e nobile d'animo. Ha un unico difetto: non esiste. O meglio, il suo esistere è limitato all'armatura che indossa: lucida, bianca e... vuota. Non può mangiare, né dormire perché, se si deconcentra anche solo per un attimo, cessa di essere.
Una storia ambientata nell'inverosimile medioevo dei romanzi cavallereschi, ma vicina più che mai alla realtà del nostro tempo.

"Questo romanzo di Calvino viene ad affiancarsi a 'Il visconte dimezzato' e a 'Il barone rampante', compiendo una trilogia di emblematiche figure, quasi un albero genealogico di antenati dell'uomo contemporaneo. Stavolta Calvino si è spinto più a ritroso nei secoli e il suo romanzo si svolge tra i paladini di Carlomagno, in quel Medioevo fuori d'ogni verosimiglianza storica e geografica che è propria dei romanzi cavallereschi".
Riassunto haiku

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