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Intimacies: A Novel di Katie Kitamura
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Intimacies: A Novel (originale 2021; edizione 2022)

di Katie Kitamura (Autore)

UtentiRecensioniPopolaritàMedia votiCitazioni
6354037,030 (3.7)72
Una giovane donna di origine giapponese, nata a Singapore, cresciuta in Francia e poi trasferitasi negli Stati Uniti, arriva all'Aja per lavorare come interprete alla Corte penale internazionale. Multilingue, ma senza radici, ©· in cerca di un luogo in cui sentirsi se stessa, un luogo da chiamare ℗±casa℗ . Nel tessere una prima rete di relazioni, si ritrova presto coinvolta in un ribollire di drammi personali: con Adriaan, l'uomo separato dalla moglie ma ancora legato a quel matrimonio, con cui comincia una storia d'amore; con Jana, l'amica gallerista che assiste a un apparentemente casuale atto di violenza che diventer© un'ossessione per la nostra protagonista; e con l'imputato, un ex presidente di Stato cui deve prestare la sua voce in traduzione, colpevole di crimini cos©Ơ orrendi da crearle importanti problemi etici. Silenziosa e introversa, dominata da passioni tranquille, la giovane interprete si ritrova ad affrontare dubbi legati all'amore, al potere, alla violenza, sia nelle sue relazioni pi©£ private, sia nel lavoro alla Corte. Tutto questo minaccia di sopraffarla, ma la condurr© a capire che cosa, nella vita, vuole davvero. Con echi di Un cuore cos©Ơ bianco di Javier Mar©Ưas, Tra le nostre parole affronta la ricerca del segreto nascosto dentro ogni essere umano. Come in un thriller, una forte suspense caratterizza una vicenda dove le motivazioni personali spesso si scontrano contro una realt© molto diversa da come era stata immaginata, e Katie Kitamura ©· bravissima nello scandagliare i sentimenti e il disorientamento dei suoi protagonisti.… (altro)
Utente:wordlikeabell
Titolo:Intimacies: A Novel
Autori:Katie Kitamura (Autore)
Info:Riverhead Books (2022), 240 pages
Collezioni:La tua biblioteca
Voto:***
Etichette:Nessuno

Informazioni sull'opera

Intimacies di Katie Kitamura (2021)

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Inglese (39)  Italiano (1)  Tutte le lingue (40)
Mah, sono perplessa. Il libro in sé non è male, si legge bene, però alla fine mi ha lasciata sconcertata perché sembra non voler arrivare a nessuna conclusione, in quanto resta tutto più meno o sospeso e poco chiaro, perché, se la volontà era scandagliare i sentimenti e il disorientamento della protagonista e quello che si nasconde nel suo animo, non mi sembra che questo obiettivo sia da considerarsi pienamente raggiunto. Scritto come fosse un dialogo interiore, a volte sembra quasi solo sfiorare le vicende che vedono la protagonista direttamente coinvolta e che, alla fine, risultano trattate in modo quasi marginale lasciando addosso un senso di incompiutezza e sospensione. Le insidie che possono nascondersi dietro le parole e la loro interpretazione nelle diverse lingue e di conseguenza le difficoltà che possono insorgere nel lavoro di un interprete era ciò che mi ha spinto alla lettura di questo libro e trovarle, poi, sposate all’ambiguità di certi personaggi mi ha coinvolto ancor più nella lettura, ma il brusco chiudersi della vicenda senza che sia data una seppur minima logica spiegazione mi ha lasciata insoddisfatta e distante. Una protagonista che non sono riuscita a capire appieno, che cerca una sua dimensione ma che sembra subire quasi passivamente gli eventi e le persone che la circondano quasi fosse in balia delle decisioni altrui. A differenza di quanto espresso da altri non mi sembra possa essere considerato un libro maturo, manca di una certa profondità e, soprattutto, di completezza. Molto buoni stile e scrittura che non mancano di quella fluidità che accompagnano comunque quella che considero nel complesso una buona lettura.
Effettive tre stelle e mezzo. ( )
  Raffaella10 | Jun 3, 2023 |
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Titolo canonico
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Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
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Luoghi significativi
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Eventi significativi
Film correlati
Epigrafe
Dedica
Incipit
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Trasferirsi in un paese nuovo non è mai semplice, ma a dire la verità ero felice di aver lasciato New York.
Citazioni
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Quasi tutti miei colleghi avevano vissuto in vari paesi ed erano cosmopoliti di natura, la loro identità inscindibile dalle loro risorse linguistiche. Io non ero molto diversa. Ero fluente in inglese e giapponese per nascita, grazie ai miei genitori, e in francese grazie all'infanzia trascorsa a Parigi.
[...] Ma la fluidità era soltanto la base di qualsiasi lavoro d'interpretariato, che richiedeva soprattutto un'estrema precisione, e spesso pensavo che a rendermi una brava interprete fosse la mia naturale inclinazione verso quest'ultima, più che un talento per le lingue. In un contesto legale la precisione era ancora più importante, e dopo una settimana di lavoro alla Corte devo imparato il suo vocabolario al tempo stesso specifico e arcano, con terminologia ufficiale fissata per ogni lingua e scrupolosamente osservata da tutti gli interpreti. Il motivo era ovvio: tra le nostre parole, o tra due o più lingue, sono in agguato voragini che possono spalancarsi senza preavviso.
In quanto interpreti, il nostro compito era gettare ponti attraverso le voragini. Questa navigazione - che oltre all'accuratezza richiedeva un certo grado di innata spontaneità, perché a volte bisognava improvvisare per aggirare una frase sconosciuta o intraducibile, in perenne lotta con l'orologio - era più importante di quanto potesse apparire.
[...]Chi andava alla sbarra presentava vari tipi di immagine: le testimonianze venivano pesantemente plasmate sia dalla difesa sia dall'accusa, le persone condotte davanti alla Corte per interpretare un ruolo. La Corte funzionava in base alla sospensione dell'incredulità: in aula, tutti sapevano e al contempo ignoravano che i testimoni erano preparati, che c'era un bel po' di artificio introno a questioni basate sull'autenticità.
Era in gioco nientemeno che la sofferenza di milioni di persone, e davanti alla sofferenza non si poteva parlare di messinscena. Eppure, la Corte era per natura un luogo di grande teatralità. Non solo nelle testimonianze accuratamente forgiate delle vittime. [...] Anche gli imputati - capi militari e politici - erano spesso personaggi pomposi, arroganti e insieme autocommiserativi, gente abituata a stare su un palco e ad ascoltare il suono della propria voce. Gli interpreti non potevano rifuggire del tutto quel teatro, il nostro lavoro non consisteva solo nel tradurre le parole pronunciate dal soggetto, ma anche nel rendere l'atteggiamento, le sfumature e le intenzioni sottostanti.
[...]L'accuratezza linguistica non bastava. L'interpretariato era una questione di enorme sottigliezza, un termine dalle molte sfumature: anche un attore interpreta un ruolo, e un musicista interpreta un pezzo musicale.
C'era un certo grado di tensione intrinseco alla Corte e alle sue attività, una contraddizione tra la natura intima del dolore e l'arena pubblica in cui veniva sbandierato.Un processo er un completo insieme di performance che ci coinvolgeva tutti, nessuno escluso. Un interprete non doveva solo dichiarare o tradurre, ma anche ripetere l'indicibile. Forse er quella, la vera ansia che aleggiava nella Corte e tra i miei colleghi. Il fatto che la nostra attività quotidiana dipendesse dalla continua descrizione - descrizione, elaborazione e precisazione - di faccende che, fuori dalla Corte, erano in genere soggette a eufemismi ed elisioni.
I luoghi hanno un che di bizzarro quando se ne capisce la lingua solo in parte, e in quei primi mesi la sensazione era stata particolarmente strana. All'inizio brancolavo nel buio, i discorsi introno a me erano impenetrabili, ma tutto era diventato meno sfuggente quando avevo cominciato a capire le singole parole, poi le frasi e adesso perfino interi brani di conversazione, certe volte mi imbattevo in situazioni più private di quanto avrei voluto, la città non era più il luogo innocente che era sta al mio arrivo.
Era facile scordarsi che L'Aja si trova sul mare del Nord, per tanti è una città che sembra affacciarsi verso l'interno, dando le spalle alla distesa d'acqua.
[L'imputato] Era un ex capo milizia ancora giovane, con un abito costoso, stravaccato su una sedia ergonomica tra i vari giudici e avvocati. Era sotto processo per crimini orrendi, eppure in aula aveva sempre l'aria imbronciata e forse un poi annoiata. Certo, gli imputati sono speso ben vestiti e seduti su sedie da ufficio; la differenza sta nel fatto che alla Corte gli imputati non erano semplici criminali abbigliati per l'occasione, ma uomini che avevano a lungo indossato il mantello dell'autorità trasmesso da un completo o da un'uniforme, uomini abituati al potere che ne derivava.
[...] Gli imputati, quindi, arrivavano, all'Aja circondati da una certa aura, avevamo sentito un gran parlare di questi uomini (perché erano quasi sempre uomini), avevamo visto fotografie e video, e quando finalmente si presentavano alla Corte erano le star dello spettacolo, non c'era altro modo di dirlo, la situazione era un palcoscenico per loro carisma.
Tutti hanno diritto a una giusta rappresentanza legale, anche chi ha commesso crimini indicibili, oltre ogni immaginazione, crimini che a sentire descrivere ti verrebbe voglia di tapparti le orecchie e correre via. L'avvocato difensore non può cedere a una simile vigliaccheria, deve non solo ascoltare, ma studiare con attenzione la storia di quei crimini, viverne e respirarne l'atmosfera. Quello che il resto di noi non è in grado di sopportare è proprio ciò in cui l'avvocato difensore deve immergersi.
Ultime parole
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Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico

Risorse esterne che parlano di questo libro

Wikipedia in inglese

Nessuno

Una giovane donna di origine giapponese, nata a Singapore, cresciuta in Francia e poi trasferitasi negli Stati Uniti, arriva all'Aja per lavorare come interprete alla Corte penale internazionale. Multilingue, ma senza radici, ©· in cerca di un luogo in cui sentirsi se stessa, un luogo da chiamare ℗±casa℗ . Nel tessere una prima rete di relazioni, si ritrova presto coinvolta in un ribollire di drammi personali: con Adriaan, l'uomo separato dalla moglie ma ancora legato a quel matrimonio, con cui comincia una storia d'amore; con Jana, l'amica gallerista che assiste a un apparentemente casuale atto di violenza che diventer© un'ossessione per la nostra protagonista; e con l'imputato, un ex presidente di Stato cui deve prestare la sua voce in traduzione, colpevole di crimini cos©Ơ orrendi da crearle importanti problemi etici. Silenziosa e introversa, dominata da passioni tranquille, la giovane interprete si ritrova ad affrontare dubbi legati all'amore, al potere, alla violenza, sia nelle sue relazioni pi©£ private, sia nel lavoro alla Corte. Tutto questo minaccia di sopraffarla, ma la condurr© a capire che cosa, nella vita, vuole davvero. Con echi di Un cuore cos©Ơ bianco di Javier Mar©Ưas, Tra le nostre parole affronta la ricerca del segreto nascosto dentro ogni essere umano. Come in un thriller, una forte suspense caratterizza una vicenda dove le motivazioni personali spesso si scontrano contro una realt© molto diversa da come era stata immaginata, e Katie Kitamura ©· bravissima nello scandagliare i sentimenti e il disorientamento dei suoi protagonisti.

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