Questo terzo volume della saga mi è piaciuto più degli altri, aveva quel senso di urgenza e di ineluttabilità che è tipico di un fantasy ben riuscito; anche il classico topos del giovane discepolo e del maestro saggio è reso molto bene, perché diventa un gioco delle parti in cui le dinamiche di potere non restano mai le stesse. Interessante anche il modo antitetico con cui affrontano il viaggio: per Ged sarà l'ultima avventura e la vivrà con fatalismo mentre per Arren è una sorta di rito di iniziazione, è tutto nuovo e misterioso. Una metafora forse un po' scontata ma comunque efficace per giovinezza e vecchiaia.
Quindi trama più avvincente, ma gli altri difetti restano: la brevità innanzitutto, che si porta dietro una generale mancanza di approfondimento (ed è un peccato perché quello di Earthsea è un mondo affascinante); e poi per quanto intellettualmente renda merito alla Le Guin per essere stata una degli iniziatori del fantasy (questa saga è stata scritta tra fine anni '60 e inizio '70), è innegabile che nel tempo il genere si sia evoluto e quindi ogni tanto il romanzo risulta ingenuo.
In ogni caso ottima prova di scrittura e buon libro, solo che mi pare un'opera talmente conclusiva da far fatica a pensare a cosa possa aver giustificato la pubblicazione di altri volumi successivi decenni dopo. ( )