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Sto caricando le informazioni... Il barone rampante (1957)di Italo Calvino
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Finalmente sono riuscita a leggere il secondo volume della trilogia de I nostri antenati e devo dire che pur apprezzandolo l'ho trovato leggermente inferiore al precedente. La scrittura resta meravigliosa ma mentre ne Il visconte dimezzato le atmosfere erano fiabesche, qui ci muoviamo sul terreno del realismo magico e della sospensione dell'incredulità e quindi è tutto meno spettacolare: ammetto che qualche passaggio nella parte centrale l'ho trovato tedioso; troppi aneddoti fini a se stessi e troppi dettagli di vita quotidiana che non erano utili ai fini della trama e di sicuro non aggiungevano fascino al racconto. Anche dal punto di vista dell'allegoria e dell'interpretazione mi sembra che quella de Il visconte dimezzato fosse molto più sfaccettata, con un continuo ribaltamento di punti di vista; qui il messaggio per quanto potente e profondo è chiaro fin da subito: la disobbedienza come riscoperta dell'individualità, un individualismo che però non si concretizza in egoismo ma semplicemente come superamento delle convenzioni (familiari, culturali e sociali) per scoprire un senso di umanità più alto e universale. Naturalmente non mancano momenti di altissima letteratura, come le pagine dell'amore tra Cosimo e Viola o lo struggente finale: insomma lettura di grande valore ma non sempre avvincente. “Solo essendo così spietatamente se stesso come fu fino alla morte, poteva dare qualcosa a tutti gli uomini.” Nella citazione del titolo, contenuta quasi alla fine del romanzo, c’è in massima parte l’essenza del comportamento del barone Cosimo Piovasco di Rondò e la sua ragione fondamentale dell’avere scelto, fino alla fine, non l’isolamento dagli altri, ma una logica di comportamento che gli permetterà, dall’alto dei suoi alberi, di osservare meglio quello che succede sulla terra conformandosi nel frattempo ad un suo bisogno interiore di darsi una regola e mantenerla con coerenza. Indubbiamente il Calvino migliore letto finora, anche se forse troppo lungo in certi passaggi, più che altro verso la fine, tali da far calare un po’ l’attenzione. La dimensione fiabesca miscelata con altre forme letterarie che contraddistinguono il ciclo degli antenati, di cui “Il barone rampante” è il secondo romanzo, è presente anche qui, caratteristica del periodo in cui Calvino scrisse questa trilogia. Cosimo con la sua scelta portata avanti fino alla fine, incrollabilmente, nonostante le eterne sirene che più volte lo avrebbero voluto far scendere, trova la sua dimensione non nell’isolamento come potrebbe far pensare il suo distacco dal terreno, cosa tra l’altro smentita anche dalla sua stessa vita, ma nel bisogno di staccarsi dagli altri per meglio capire e interagire con loro obbedendo a quella che è una sua necessità quasi spirituale, necessità a cui Calvino darà corpo, nel percorso della trilogia culminante con “Il cavaliere inesistente”, con la costruzione finale di un uomo nuovo e completo, pienamente consapevole del suo ruolo nella storia e nella società futura. Rivelatrice in tal senso potrebbe essere la morte presunta di Cosimo, nel modo in cui è stata concepita da Calvino, che sembra assurgere ad un possibile preludio per la venuta di nuovi e più illuminati uomini. Perlomeno, questo io ho creduto di vedere alla fine della lettura della trilogia degli antenati, con i vari personaggi che l’hanno popolata, dal Visconte a Cosimo ad Agilulfo, può darsi che non fosse proprio questo che Calvino intendesse, anche perché è abbastanza difficile interpretare quello che ha scritto in maniera univoca, a me comunque piace pensare che questi tre strambi personaggi siano legati tra loro da un unico filo conduttore che potrebbe essere l’esplorazione dei vari volti della dimensione umana con l’obiettivo finale, se possibile, di migliorarla… nessuna recensione | aggiungi una recensione
Appartiene alle SerieAppartiene alle Collane EditorialiClub Bruguera (14) Delfinserien (416) — 11 altro È contenuto inHa come guida di riferimento/manualeHa come guida per lo studentePremi e riconoscimentiElenchi di rilievo
A landmark new translation of a Calvino classic, a whimsical, spirited novel that imagines a life lived entirely on its own terms Cosimo di Rondo, a young Italian nobleman of the eighteenth century, rebels against his parents by climbing into the trees and remaining there for the rest of his life. He adapts efficiently to an existence in the forest canopy-he hunts, sows crops, plays games with earth-bound friends, fights forest fires, solves engineering problems, and even manages to have love affairs. From his perch in the trees, Cosimo sees the Age of Enlightenment pass by and a new century dawn. The Baron in the Trees exemplifies Calvino's peerless ability to weave tales that sparkle with enchantment. This new English rendering by acclaimed translator Ann Goldstein breathes new life into one of Calvino's most beloved works. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)853.914Literature Italian Italian fiction 1900- 20th Century 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:
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Di stampo chiaramente autobiografico, pur fuorviante e stucchevole in alcuni passaggi, questo testo rimane un'altra testimonianza di quel genere di persone di cui ci si dimentica l'esistenza.
Dopotutto, come dice l'autore:
"Capì questo: che le associazioni rendono l'uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente s'ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c'è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone (mentre vivendo per proprio conto capita più spesso il contrario, di vedere l'altra faccia della gente, quella per cui bisogna tener sempre la mano alla guardia della spada)." ( )