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PuddinTame: This a picture book inspired by the story of the Wind Phone at Bell Gardia Kujira-yama, although the phone booth in this case is in a village.
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Delicato, tranquillo e piatto, come fosse un romanzo giapponese, mentre l'autrice è un'italiana che vive da una quindicina d'anni in Giappone e ha sposato un giapponese
Bell Gardia è un curato giardino attorno a una cabina telefonica con un vecchio telefono a disco non collegato a nessuna rete e la gente ha iniziato a frequentarlo per parlare con i morti o con coloro che, a qualsiasi titolo, sono scomparsi o li hanno abbandonati. Ovviamente nessuno risponde, ma l'atto di fare un numero noto (o inventato) e raccontare (e raccontarsi) dona sollievo a tante persone rimaste sole o inapaci di superare un lutto. Soprattutto dopo uno spaventoso tsunami che nel 2011 causò la morte di circa 1/3 degli abitanti della cittadina. Ma a Bell Gardia arriva gente da tutto il Giappone, anche facendosi ore e ore di viaggio. A Bell Gardia si forma quindi una piccola comunità di frequentatori abituali, tra i quali spiccano le due storie che l'autrice sceglie di raccontare: una donna che nello tsunami ha perso sua figlia, morta abbracciata alla nonna, ed è rimasta sola al mondo, e un medico che ha perso la moglie per un cancro e la cui figlia da allora non ha più parlato.
Bell Gardia esiste davvero ma io, sia nella finzione sia nella realtà, faccio fatica a entrare in questa dimensione nella quale si ha bisogno di un luogo fisico e di uno strumento concreto per parlare con chi non c'è più. Ancor di più pensando che in Giappone molti usano ancora tenere una sorta di altarino domestico per i propri defunti. Boh.
Io "parlo" con mia madre da quasi 30 anni e non ho manco bisogno di una foto...
Dati dalle informazioni generali inglesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
It is a passing of forms from one life to another. A concert in which only the orchestra changes. but the music remains, it's there.
-- Mariangela Gualtieri
Awake, O north wind; and Come thou south blow, upon my garden, that the spices thereof may flow out. Let my beloved come into his garden and eat his pleasant fruits, [. . .] Come with me from Lebanon, my bride . . .
-- Song of Songs, 4: 16, 8
So speak not too lovingly.
-- Kojiki
Dedica
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To Kyōsuke, Sōsuke, and Emilio, to the voices that will always be with you
Incipit
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In the vast, steep garden of Bell Gardia, great gusts of wind lashed the plants. (Prologue)
The first time she heard about it was on the radio.
Citazioni
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This story was inspired by a real place, in the northwest of Japan, in Iwate Prefecture.
On day a man installed a telephone booth in the garden of his house at the foot of Kujiri-Yama, the Mountain of the Whale, just next to the city of Ōtsuchi, one of the places worst hit by the tsunami of March 11, 2011.
Inside there is an old black telephone, disconnected, that carries voices into the wind.
Thousands of people make the pilgrimage there every year.
Ultime parole
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That place would be different for each one of them.
Bell Gardia è un curato giardino attorno a una cabina telefonica con un vecchio telefono a disco non collegato a nessuna rete e la gente ha iniziato a frequentarlo per parlare con i morti o con coloro che, a qualsiasi titolo, sono scomparsi o li hanno abbandonati. Ovviamente nessuno risponde, ma l'atto di fare un numero noto (o inventato) e raccontare (e raccontarsi) dona sollievo a tante persone rimaste sole o inapaci di superare un lutto. Soprattutto dopo uno spaventoso tsunami che nel 2011 causò la morte di circa 1/3 degli abitanti della cittadina.
Ma a Bell Gardia arriva gente da tutto il Giappone, anche facendosi ore e ore di viaggio.
A Bell Gardia si forma quindi una piccola comunità di frequentatori abituali, tra i quali spiccano le due storie che l'autrice sceglie di raccontare: una donna che nello tsunami ha perso sua figlia, morta abbracciata alla nonna, ed è rimasta sola al mondo, e un medico che ha perso la moglie per un cancro e la cui figlia da allora non ha più parlato.
Bell Gardia esiste davvero ma io, sia nella finzione sia nella realtà, faccio fatica a entrare in questa dimensione nella quale si ha bisogno di un luogo fisico e di uno strumento concreto per parlare con chi non c'è più. Ancor di più pensando che in Giappone molti usano ancora tenere una sorta di altarino domestico per i propri defunti. Boh.
Io "parlo" con mia madre da quasi 30 anni e non ho manco bisogno di una foto...