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Germinale (1885)

di Émile Zola

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Serie: Les Rougon-Macquart (13)

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5,360781,970 (4.15)1 / 506
The thirteenth novel in Amile Zolaas great Rougon-Macquart sequence, "Germinal" expresses outrage at the exploitation of the many by the few, but also shows humanityas capacity for compassion and hope. Etienne Lantier, an unemployed railway worker, is a clever but uneducated young man with a dangerous temper. Forced to take a back-breaking job at Le Voreux mine when he cannot get other work, he discovers that his fellow miners are ill, hungry, and in debt, unable to feed and clothe their families. When conditions in the mining community deteriorate even further, Lantier finds himself leading a strike that could mean starvation or salvation for all.… (altro)
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 Author Theme Reads: Germinal by Zola21 non letti / 21boleslasditboby, Settembre 2018

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Incipit:
Nella rasa pianura, sotto la notte senza stelle, scura e spessa come l'inchiostro, un uomo solo seguiva lo stradone che andava da Marchienne a Montsou, dieci chilometri di selciato diritto che tagliava un campo di barbabietole. Davanti a sé, non vedeva neanche la terra nera, e soltanto i soffi del vento di marzo, dalle raffiche ampie come in pieno mare, gelide per aver spazzato intere leghe di paludi e terre nude, gli dava la sensazione dell'immenso orizzonte piatto. Nessuna ombra di albero si stagliava sul cielo, il selciato si stendeva con la precisione di una gettata, in mezzo all'oscurità accecante delle tenebre.
L'uomo era partito da Marchienne verso le due. Camminava a passi ampi, tremando sotto il cotone sottile della sua giacca e del suo pantalone di velluto. Un pacchettino, annodato in un fazzoletto a quadri, gli dava molto fastidio; e lo stringeva contro i suoi fianchi, talvolta con un gomito, talatra con l'altro, per far scivolare in fondo alle tasche entrambe le mani, delle mani rosse che le lamine del vento facevano sanguinare. Un'unica idea occupava la sua testa vuota di operaio senza lavoro e senza alloggio, la speranza che il freddo sarebbe stato meno intenso dopo il sorgere del giorno. Da un'ora camminava così, quando sulla sinistra, a due chilometri da Montsou, scorse dei fuochi rossi, tre bracieri brucianti all'aria aperta, e come sospesi. Inizialmente esitò, preso dalla paura; poi, non poté resistere al bisogno doloroso di scaldarsi un po' le mani.

Incomincia un questo paesaggio scuro e desolato, questo romanzo dagli innumerevoli personaggi che descrive le condizioni di vita e di lavoro di una comunità di minatori di carbone nella Francia del nord, negli anni di fine '800, quando una nuova classe, il proletariato, si affaccia alla ribalta della storia.
Zolà descrive questo mondo con la precisione che gli deriva dalla scelta del "naturalismo" e dall'influsso della cultura positivistica.
Le descrizioni del lavoro nella miniera sono precise ed efficaci: producono, nel lettore, sensazioni claustrofobiche, sensazioni di freddo e di caldo, facendolo partecipe, quasi fisicamente, di una vita dura, nella quale predomina il buio e la difficoltà di respirare.
Poi c'è il mondo parallelo, al piano superiore, della borghesia, che spesso è cieca di fronte alla sofferenza, che la circonda: prevale l'indifferenza o, nel migliore dei casi, il paternalismo (personaggio di Gregoire).
Quello che più mi ha colpito e sorpreso, è la profonda attualità di questo libro sotto vari aspetti.

- Etienne, il protagonista, è colui che diviene leader della lotta, riuscendo a conquistare inizialmente la completa fiducia degli altri minatori. Eppure Zolà fa capire che non è l'eroe senza macchia e senza paura e che anche in lui ci sono delle debolezze comuni a tutti coloro che, pur partendo da buone e disinteressate motivazioni in nome degli ideali, poi si fanno ammaliare dal fascino del potere e aspirano ad un salto di condizione. "Si imborghesiscono", come avrebbero detto i vecchi sessantottini che di queste vicende se ne intendono.

"Ormai Etienne era il capo incontrastato. Nelle conversazioni serali egli stava diventando una specie di oracolo, man mano che lo studio lo dirozzava. [...] La sua popolarità crescente lo inebriava di una dolcezza deliziosa, Tenere una estesa corrispondenza, discutere della sorte dei lavoratori ai quattro angoli della provincia, dar pareri a tutti i lavoratori del Voreux, e, soprattutto diventare un centro, sentire la gente agitarsi e muoversi intorno a lui, rappresentava un eccitamento per la sua vanità di antico meccanico, di minatore dalle mani grosse e nere. Egli saliva di un gradino, entrava a far parte di quella borghesia esecrata, con soddisfazioni d'intelligenza e di benessere, che non osava neppure confessare a se stesso."

"E il suo sogno di capo popolo lo cullava di nuovo, vedeva Montsou ai suoi piedi, Parigi in un nebuloso avvenire, chi sa? la deputazione, un giorno, la tribuna ed una sala ricca, di dove egli avrebbe fulminato i borghesi, col primo discorso pronunciato da un operaio in un Parlamento."

- Ad Etienne si contrappone il "riformista" Rasseneur, che non condivide la lotta ad oltranza, che porterà poi ad una dura sconfitta e alla perdita di credibilità di Etienne, di fronte alla delusione dei minatori

- L'altra via è quella anarchica di Souvarine, la via nichilista e individualista che mira alla palingenesi totale, attraverso la distruzione e la violenza. Un fondamentalismo che rivive anche nel nostro tempo, in forme diverse, secondo il quale tutti gli altri sono nemici da abbattere, senza alcun compromesso possibile.

"Lasciatemi in pace con la vostra evoluzione! Date fuoco ai quattro angoli della città, falciate i popoli, atterrate tutto, e quando non rimarrà più nulla di questa società imputridita, forse se ne costruirà una migliore."

- Un altro elemento "attuale" è rappresentato dalla figura Deneulin. E' Un padrone indipendente dalla impersonale Società delle miniere, che come in Dio invisibile e lontano, da Parigi governa e determina i destini dei minatori. Cercherà di resistere ai tentativi della Società di incorporare la sua miniera, ma proprio la lotta dei minatori lo porterà alla rovina e, da proprietario, diventerà un semplice dipendente.
Niente di nuovo, dunque. Come ora, anche allora, il potere dei grossi monopoli con la loro forza finanziaria risultava vincente! Anche allora, tra l'altro, c'era la globalizzazione.
"Tutto è concatenato e una scossa, anche lontana, basta a scuotere il mondo" - dice proprio Deneulin,

Tra l'altro, nella lotta proletaria, una mossa intelligente, in una logica riformista, sarebbe stata quella di non alienarsi i padroni piccoli come Deneulin, concentrando gli sforzi contro la Società. Indebolendo Deneulin e portandolo alla rovina, si faceva l'interesse proprio della Società, permettendole di realizzare i propri scopi e di acquisire la miniera de proprietario fallito.
"Come! cinque centesimi! Perché questa richiesta! Io non mi lamento del vostro rivestimento, né voglio imporvi alcuna nuova tariffa come la Società di Montsou" - protesta Deneulin, di fronte alle richieste dei minatori che circondano la sua casa.

Infine, nel corso della lotta, c'è una efficace descrizione della violenza, della brutalità e dell'irrazionalità della folla, quando nessuno è in grado di guidarla. Prevale la violenza gratuita, il desiderio represso di vendetta e le passioni non hanno più argine, lasciando libero campo all'esasperazione e alla crudeltà.

Personaggi:
- Etienne Lanier, 21 anni, "eroe" del romanzo, leader della lotta dei minatori, rivale di Caval, innamorato di Catherine anche se non vuole ammetterlo
- Catherine Maheu, 15 anni, innamorata di Etienne, compagna di Chaval
- Antoine Chaval, 25 anni, amante violento di Catherine, brutale e geloso
- Souvarine, anarchico russo, sabotatore della miniera

I minatori
- La famiglia Maheu, composta da:
il padre Maheu, detto Bounemort, 58 anni, molto malato di silicosi, impazzirà e strangolerà la povera Cecile Gregoire
il figlio Toussant Maheu, 42 anni, coraggioso, bravo lavoratore, muore ucciso dai soldati nel corso della lotta
Constante Maheu, detta la Maheude, moglie di Toussant, 39 anni, donna forte e coraggiosa, dopo la morte del marito e dei sei figli, lavorerà nella miniera
I sette figli:
Zacharie (21 anni), amante di Philomene Levaque, muore per un'esplosione di grisou, cercando di salvare la sorella Catherine ed Etienne, intrappolati nella miniera
Catherine (15 anni), amante di Chaval, poi innamorata di Etienne al quale si donerà prima di morire nella miniera inondata
Jeaulin (11 anni), maltratta i suoi giovani amici Lydie e Hebert che utilizza per piccoli furti, aiuta Etienne, dopo la lotta sfortunata e sarà l'assassino del giovane soldato Jules. Tornerà a lavorare in miniera con la madre
Alzire, la piccola malata, che morirà di fame, 9 anni
Lenore, 6 anni
Henri, 4 anni
Estelle, 3 mesi.

- I Levaque (vicini dei Maheu)
Jerome Levaque, 40 anni, brutale e poco intelligente
Angelique, La Levaque, 41 1nni
Philoméne, la figlia, 18 anni, sposa Zacharie
Hebert, figlio, amico maltrattato di Jeaulin, 12 anni
Lous Bouteloup, 35 anni, amante della Levaque

- I Pierron
Françoise Pierron, 30 anni
Suzanne, La Pierronne, 28 anni, amante di Danseart
Lydie, 10 anni
Danseart, amante della Pierronne, 40 anni
La Brulé, 50 anni, madre della Pierronne

- I Mouque
Mouque, il padre, 50 anni
Mouquet, 22 anni
La Moquette, per un periodo amante di Etienne, 18 anni

Rasseneur, ex minatore, socialista moderato, proprietario di una taverna

La borghesia

- Gli Hennebeau
Philippe Hennebeau, direttore generale delle miniere di Montsou, 48 anni
Blanche Hennebeau, la moglie, amante dell'ingegner Negrel, 40 anni
Paul Negrel, ingegnere, amante di Blanche, fidanzato di Cecile Gregoire, 18 anni

- I Gregoire (miniera di Montsou)
Leon Gregoire, 60 anni
Amelie Gregoire, la moglie, 58 anni
Cecile Grégoire, la figlia, fidanzata di Paul Negrel, 18 anni

- I Deneulin
Victor Deneulin, proprietario di miniere, 50 anni
Lucie, figlia musicista, 22 anni
Jeanne, figlia pittrice, 19 anni ( )
  ren47 | Oct 1, 2016 |
romanzo del XiX secolo in lingua originale
  bibliotecaristofane | Aug 30, 2016 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Zola, Émileautore primariotutte le edizioniconfermato
Armiño, MauroTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Balzer, HansTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Bannister, PhilipIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Bartócz, IlonaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Becker, ColetteA cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Bittencourt, FranciscoTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Buuren, Maarten vanA cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Buvik, PerPostfazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Collier, PeterTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Ellis, HavelockTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Grant, Elliott M.A cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hemmings, Frederic William JohnIntroduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hobbing, Georgautore secondarioalcune edizioniconfermato
Jong, A.M. deTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Julien, DominiqueA cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Lethbridge, RobertIntroduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Mahn, BertholdIllustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Minervini, ElisabettaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Montherlant, Henry deIntroduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Pearson, RogerTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Pugh, LeightonNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Rhys, ErnestPostfazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Rieu, E. V.A cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Roldanus, W.J.A.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Sbarbaro, CamilloTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Tancock, Leonard W.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Valenti, StefanoTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Wurmser, AndréPréfaceautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
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Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
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Luoghi significativi
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Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
Incipit
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Dans la plaine rase, sous la nuit sans étoiles, d’une obscurité et d’une épaisseur d’encre, un homme suivait seul la grande route de Marchiennes à Montsou, dix kilomètres de pavé coupant tout droit, à travers les champs de betteraves.
[translation by Havelock Ellis, 1894] Over the open plain, beneath a starless sky as dark and thick as ink, a man walked alone along the highway from Marchiennes to Montsou, a straight paved road ten kilometers in length, intersecting the beetroot-fields.
Citazioni
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— Longtemps, ah ! oui !… Je n'avais pas huit ans, lorsque je suis descendu, tenez ! juste dans le Voreux, et j'en ai cinquante-huit, à cette heure. Calculez un peu… J'ai tout fait là-dedans, galibot d'abord, puis herscheur, quand j'ai eu la force de rouler, puis haveur pendant dix-huit ans. Ensuite, à cause de mes sacrées jambes, ils m'ont mis de la coupe à terre, remblayeur, raccommodeur, jusqu'au moment où il leur a fallu me sortir du fond, parce que le médecin disait que j'allais y rester. Alors, il y a cinq années de cela, ils m'ont fait charretier… Hein ? c'est joli, cinquante ans de mine, dont quarante-cinq au fond ! (I, i)
[translation by Havelock Ellis, 1894] "Long? I should think so. I was not eight when I went down into the Voreux and I am now fifty-eight. Reckon that up! I have been everything down there; at first trammer, then putter, when I had the strength to wheel, then pikeman for eighteen years. Then, because of my cursed legs, they put me into the earth cutting, to bank up and patch, until they had to bring me up, because the doctor said I should stay there for good. Then, after five years of that, they made me carman. Eh? that's fine--fifty years at the mine, forty-five down below."
D’une voix ardente, il parlait sans fin. C’était, brusquement, l’horizon fermé qui éclatait, une trouée de lumière s’ouvrait dans la vie sombre de ces pauvres gens. L’éternel recommencement de la misère, le travail de brute, ce destin de bétail qui donne sa laine et qu’on égorge, tout le malheur disparaissait, comme balayé par un grand coup de soleil ; et, sous un éblouissement de féerie, la justice descendait du ciel. Puisque le bon Dieu était mort, la justice allait assurer le bonheur des hommes, en faisant régner l’égalité et la fraternité. Une société nouvelle poussait en un jour, ainsi que dans les songes, une ville immense, d’une splendeur de mirage, où chaque citoyen vivait de sa tâche et prenait sa part des joies communes. Le vieux monde pourri était tombé en poudre, une humanité jeune, purgée de ses crimes, ne formait plus qu’un seul peuple de travailleurs, qui avait pour devise: à chacun suivant son mérite, et à chaque mérite suivant ses œuvres. Et, continuellement, ce rêve s’élargissait, s’embellissait, d’autant plus séducteur, qu’il montait plus haut dans l’impossible.
D’abord, la Maheude refusait d’entendre, prise d’une sourde épouvante. Non, non, c’était trop beau, on ne devait pas s’embarquer dans ces idées, car elles rendaient la vie abominable ensuite, et l’on aurait tout massacré alors, pour être heureux. Quand elle voyait luire les yeux de Maheu, troublé, conquis, elle s’inquiétait, elle criait, en interrompant Étienne : — N’écoute pas, mon homme ! Tu vois bien qu’il nous fait des contes… Est-ce que les bourgeois consentiront jamais à travailler comme nous ? (III, iii)
[translation by Havelock Ellis, 1894] With his enthusiastic voice he spoke on and on. The closed horizon was bursting out; a gap of light was opening in the sombre lives of these poor people. The eternal wretchedness, beginning over and over again, the brutalizing labour, the fate of a beast who gives his wool and has his throat cut, all the misfortune disappeared, as though swept away by a great flood of sunlight; and beneath the dazzling gleam of fairyland justice descended from heaven. Since the good God was dead, justice would assure the happiness of men, and equality and brotherhood would reign. A new society would spring up in a day just as in dreams, an immense town with the splendour of a mirage, in which each citizen lived by his work, and took his share in the common joys. The old rotten world had fallen to dust; a young humanity purged from its crimes formed but a single nation of workers, having for their motto: "To each according to his deserts, and to each desert according to its performance." And this dream grew continually larger and more beautiful and more seductive as it mounted higher in the impossible.
At first Maheude refused to listen, possessed by a deep dread. No, no, it was too beautiful; it would not do to embark upon these ideas, for they made life seem abominable afterwards, and one would have destroyed everything in the effort to be happy. When she saw Maheu's eyes shine, and that he was troubled and won over, she became restless, and exclaimed, interrupting Étienne:
"Don't listen, my man! You can see he's only telling us fairy-tales. Do you think the bourgeois would ever consent to work as we do?"
D'un élan, elle s'était pendue à lui, elle chercha sa bouche et y colla passionnément la sienne. Les ténèbres s'éclairèrent, elle revit le soleil, elle retrouva un rire calmé d'amoureuse. Lui, frémissant de la sentir ainsi contre sa chair, demie-nue sous la veste et la culotte en lambeaux, l'empoigna, dans un réveil de sa virilité. Et ce fut enfin leur nuit de noces, au fond de cette tombe, sur ce lit de boue, le besoin de ne pas mourir avant d'avoir eu leur bonheur, l'obstiné besoin de vivre, de faire de la vie une dernière fois. Ils s'aimèrent dans le désespoir de tout, dans la mort.
Ensuite, il n'y eut plus rien. Étienne était assis par terre, toujours dans le même coin, et il avait Catherine sur les genoux, couchée, immobile. Des heures, des heures s'écoulèrent. Il crut longtemps qu'elle dormait ; puis, il la toucha, elle était très froide, elle était morte. Pourtant, il ne remuait pas, de peur de la réveiller. L'idée qu'il l'avait eue femme le premier, et qu'elle pouvait être grosse, l'attendrissait. D'autres idées, l'envie de partir avec elle, la joie de ce qu'ils feraient tous les deux plus tard, revenaient par moments, mais si vagues, qu'elles semblaient effleurer à peine son front, comme le souffle même du sommeil. Il s'affaiblissait, il ne lui restait que la force d'un petit geste, un lent mouvement de la main, pour s'assurer qu'elle était bien là, ainsi qu'une enfant endormie, dans sa raideur glacée. Tout s'anéantissait, la nuit elle-même avait sombré, il n'était nulle part, hors de l'espace, hors du temps. Quelque chose tapait bien à côté de sa tête, des coups dont la violence se rapprochait ; mais il avait eu d'abord la paresse d'aller répondre, engourdi d'une fatigue immense ; et, à présent, il ne savait plus, il rêvait seulement qu'elle marchait devant lui et qu'il entendait le léger claquement de ses sabots. Deux jours se passèrent, elle n'avait pas remué, il la touchait de son geste machinal, rassuré de la sentir si tranquille.
Étienne ressentit une secousse. Des voix grondaient, des roches roulaient jusqu'à ses pieds. Quand il aperçut une lampe, il pleura. Ses yeux clignotants suivaient la lumière, il ne se lassait pas de la voir, en extase devant ce point rougeâtre qui tachait à peine les ténèbres. Mais des camarades l'emportaient, il les laissa introduire, entre ses dents serrés, des cuillerées de bouillon. Ce fut seulement dans la galerie de Réquillart qu'il reconnut quelqu'un, l'ingénieur Négrel, debout devant lui ; et ces deux hommes qui se méprisaient, l'ouvrier révolté, le chef sceptique, se jetèrent au cou l'un de l'autre, sanglotèrent à grands sanglots, dans le bouleversement profond de toute l'humanité qui était en eux. C'était une tristesse immense, la misère des générations, l'excès de douleur où peut tomber la vie.
Au jour, la Maheude, abattue près de Catherine morte, jeta un cri, puis un autre, puis un autre, de grandes plaintes très longues, incessantes. Plusieurs cadavres étaient déjà remontés et alignés par terre : Chaval que l'on crut assommé sous un éboulement, un galibot et deux haveurs également fracassés, le crâne vide de cervelle, le ventre gonflé d'eau. Des femmes, dans la foule, perdaient la raison, déchiraient leurs jupes, s'égratignaient la face. Lorsqu'on le sortit enfin, après l'avoir habitué aux lampes et nourri un peu, Étienne apparut décharné, les cheveux tout blancs ; et on s'écartait, on frémissait devant ce vieillard. La Maheude s'arrêta de crier, pour le regarder stupidement, de ses grands yeux fixes. (VII, v)
Ultime parole
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